Il Captagon, della famiglia delle anfetamine, è diventato la maggiore fonte di finanziamento dell’economia della Siria. Mentre guerra, sanzioni e corruzione fanno crollare l’economia ufficiale, questa droga, con le due CC stampigliate sui due lati della pasticca e per questo chiamata abu hilalain (“padre di due mezzelune”), è diventata la principale merce di esportazione e fonte di valuta pregiata.
La produzione di droga in quel Paese inizia negli Anni ’90 quando, controllando il Libano, la Siria aveva anche libero accesso alla valle della Beqa’, la principale area di coltivazione dell’hashish della regione, anche se la produzione di sostanze stupefacenti su larga scala risale solo al 2011, con lo scoppio della guerra civile. In quell’occasione, i comandanti rifornivano i soldati di “capitan coraggio”, altro nome del Captagon; al resto hanno, poi, pensato i combattenti sciiti provenienti dall’Afghanistan e dal Libano, sostenitori del regime siriano e grandi esperti in materia di produzione e traffico di droga.
In Italia uno dei più grandi sequestri di droga siriana
I sequestri effettuati dalla polizia in acque straniere testimoniano la vivacità di questo commercio. Nel 2020 la Guardia di Finanza italiana ha rinvenuto, in una sola nave nel porto di Salerno, 14 tonnellate di anfetamine, pari a 84 milioni di pasticche, per un valore di oltre un miliardo di euro, una delle più grande confische di anfetamine mai realizzata al mondo, battuta solo, pochi mesi fa, da quella delle autorità della Malaysia che di pillole ne hanno sequestrate 95 milioni. Secondo le stime del Centro per la ricerca e l’analisi operativa di Cipro, nel 2020 sono state sequestrate droghe siriane dalle autorità straniere per un valore complessivo di circa 3,4 miliardi di dollari.
Le fabbriche convertite alla produzione di pasticche chimiche
La “droga dell’ISIS” è il terzo nome del Captagon, anche se la sua produzione non sembrerebbe proprio avere nulla a che vedere con la galassia jihadista, sia per ragioni logistiche che ideologiche, quanto piuttosto con oligarchi siriani vicini al regime, uomini di Hezbollah ed imprenditori criminali nell’orbita dei Pasdaran iraniani.
È un fatto che le fabbriche chimiche nelle città di Aleppo e di Homs sono state convertite alla produzione di pillole, con un margine di guadagno cinquanta volte superiore al costo di produzione se commercializzate nei vicini paesi del golfo Persico. Il mercato più fiorente sembrerebbe essere proprio quella Arabia Saudita che da dieci si oppone alla Siria. Sono i giovani sauditi che per i loro rave stanno di fatto finanziando il governo di Damasco che smentisce parlando di pura “propaganda anti-siriana”, ma avendo difficoltà a pagare le proprie truppe, è plausibile, come si legge in un articolo del “The Economist”, che abbiano affidato gran parte del Paese ai signori della guerra e del contrabbando.