domenica, 22 Dicembre, 2024
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Giustizia: passo avanti. Ora Pm più responsabili e carriere separate

Ieri ci siamo tolti il dente della prescrizione, che ora si chiama improcedibilità. Oggi ampliamo lo sguardo ad alcuni punti della riforma Cartabia utili al sistema.

Il lavoro della ministra della giustizia è la sintesi di quello più rilevante, fatto in due  mesi dalla commissione istituita dal governo e presieduta dall’ex presidente della Corte Costituzionale Lattanzi.

 

Il documento della Commissione Lattanzi è leggibile e molto utile.

La Ministra non ha accolto alcuni dei migliori suggerimenti ma comunque la sua sintesi porta ad alcuni punti chiave:

Ragionevole previsione di condanna” diventa il criterio chiave perché i PM possano proporre una richiesta di rinvio a giudizio, e non invece il criterio attuale basato sulla  “sostenibiltà dell’accusa in giudizio”. Questo ultimo criterio, molto americano, poco si addice ad un sistema che neppure separa i ruoli del PM e del giudice e che  prevedrebbe, in teoria, che il PM richieda il proscioglimento dell’indagato se individua prove a discolpa. Abbiamo visto in altro articolo che invece a volte i PM credono di essere ‘sceriffi a New York’ e sono accusati di aver occultato prove a favore degli indagati. Tuttavia questo principio della ragionevole previsione di condanna rischia di essere un’arma spuntata, se non si abbina al pungolo di una maggiore responsabilità dei PM circa il loro operato e se non si crea una netta separazione tra chi fa di mestiere l’accusatore e chi il giudice. Guarda caso, la separazione delle carriere e una maggiore responsabilità dei giudici sono due dei Referendum proposti dal centrodestra.

C’è anche una ragione molto pratica, oltre il 40% dei giudizi penali si chiude con l’assoluzione degli imputati. Un po’ troppo per un Paese civile: vuol dire che i PM spesso sbagliano bersaglio. E se sommiamo questo dato alla durata dei processi penali che supera di quasi il triplo quella di paesi come Spagna, Francia e Germania, allora il dato è davvero preoccupante.

Rimodulazione dei tempi delle indagini preliminari” sulla base della gravità dei reati e meccanismi di richiesta di decidere da parte del GIP in caso di lentezza del PM. Anche in questo caso, non sarebbe meglio che GIP e PM avessero carriere separate e non debbano invece condividere, come spesso accade, stanza e scrivania? Qui bisognerà leggere bene come viene applicato il principio, ma è un pungolo a non sedere sui fascicoli lasciando l’indagato a mollo nell’attesa.

Discovery dei documenti d’accusa” scaduto il termine per le indagini preliminari, il PM dovrà mostrare a indagati e parti offese i documenti d’accusa. E’ un principio di civiltà giuridica, che serve anche da elemento di controllo per verificare l’esistenza della ‘ragionevole previsione di condanna’. Finalmente alcuni principi che sembrano dialogare correttamente fra loro.

Criteri di priorità nel perseguimento dei reati da parte delle diverse Procure”  dovranno essere indicati in modo trasparente e predeterminato dalle procure sulla base di criteri generali stabiliti per legge dal Parlamento e poi sottoposti a preventiva approvazione del CSM. Forse si metterà un freno al fenomeno del localismo giudiziale da parte delle diverse Procure e si consentirà ai cittadini di capire meglio a quali reati si darà la precedenza, mettendo fine alla prassi del ‘fascicolo che passa ultimo nella pila’ fino a compiuta prescrizione, come avveniva fin qui.

Ampliamento di patteggiamento, misure alternative, giustizia riparativa”. Sono temi tecnici ma in pratica consentiranno ai cittadini di vedere un po’ più di effettività della pena, anche se scontata magari con servizi sociali o congrui risarcimenti alle vittime, e meno carcere, che spesso era più teorico che pratico, e certo non rieducativo.

Tutto questo abbrevierà effettivamente i tempi dei giudizi penali? Lo vedremo.

 

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