Chi pensa che un “bambino rachitico” sia immagine d’altri tempi, perché il rachitismo sembrerebbe una malattia debellata, si sbaglia, purtroppo. Il rachitismo, al contrario, è “risuscitato”, come deduciamo dagli studi epidemiologici sull’argomento, dai lavori di importanti Convegni su Pediatria e su Nutrizione e, soprattutto, dall’esperienza clinica quotidiana. Fontanella anteriore ampia, ritardo nella dentizione, dismorfismo degli arti inferiori e rosario rachitico costituiscono uno spettro che probabilmente sta riemergendo.
CAUSE DI CARENZA
Le cause sono molteplici, sia ambientali che sociali. Un solo caso clinico può compendiarne parecchie. Per esempio: una giovane donna 1) nord-africana 2) musulmana che si sia 3) trasferita a Roma 4) in giovanissima età e che oggi 5) lavori ed attualmente 6) allatti al seno il proprio figlio. Consideriamo ciascun singolo fattore: 1) la pelle scura, cioè iperpigmentata in cui le eumelanine in parte assorbono le radiazioni solari e perciò riducono la conversione fotodinamica dello steroide contenuto nella pelle, il 7-deidrocolesterolo, in 1,25-idrossicolecalciferolo, che è la forma attiva della Vitamina D; 2) la scarsa superficie cutanea esposta alle radiazioni solari, a motivo della propria tradizione religiosa e culturale, per abiti totalmente coprenti, quali tutte le declinazioni dell’hijab o la sari; 3) la residenza in città dove l’intensità della radiazione solare è nettamente inferiore rispetto ai Paesi da cui gli stranieri di pelle scura provengono; 4) la persistenza della carenza nel tempo, che perciò peggiora negli anni; 5) l’attività lavorativa svolta prevalentemente all’interno degli edifici, per cui: i raggi UVB sono schermati da vetri e pareti e l’attività sedentaria non induce l’attivazione ossea secondaria alla contrazione muscolare (i recettori della Vit. D sulla membrana cellulare dei condrociti influenzano la proliferazione dei condroblasti e la cattura del calcio); 6) l’allattamento al seno, sempre da consigliare, tuttavia necessita di integrazione di Vit. D, in quanto il latte umano ne contiene una scarsa quantità. L’insieme, o una parte, di questi fattori può causare un deficit severo di Vit. D nel feto, poi lattante, poi scolaro (i segni del rachitismo compaiono molti mesi dopo il deficit vitaminico) figlio della giovane donna in esame.
CONDIZIONI PREDISPONENTI
Condizioni predisponenti una carenza vitaminica D nei piccoli Pazienti possono essere: un sospetto (non verificato) di intolleranza al lattosio per cui si esclude erroneamente dalla dieta la Vit D del latte e suoi derivati; il veganismo che i genitori (relativamente più protetti dalle deficienze vitaminiche) impongono ai figli, escludendo dalla dieta anche il pesce, in cui la Vit. D, essendo liposolubile, è presente nel grasso, perciò in buona quantità nel salmone; l’uso indiscriminato, per i bambini, delle creme solari (fino ai sei mesi di età, comunque, i lattanti non vanno esposti al sole, anche per questo motivo è bene che facciano scorta di Vitamina D in utero!); il vivere sempre al riparo dal sole in ambienti chiusi senza giocare all’aperto; l’abuso di soft-drinks in età infantile, invece di un bicchiere di buon latte; i disturbi alimentari negli adolescenti, per cui la drastica riduzione anche di vitamine.
Potremmo continuare. Ci fermiamo con una raccomandazione, dettata dall’elevatissima percentuale di carenza, anche severa, di Vit. D riscontrata ai controlli in Pazienti di tutte le età: chiedere al Medico di fiducia di far dosare la nostra Vit. D.
TERAPIA
Si consiglia una adeguata supplementazione di Vit. D isolata (cioè non in preparato multivitaminico!) in tutti i soggetti carenti: adulti, donne in gravidanza, lattanti, bambini ed adolescenti. La posologia è intorno a 400UI /die di colecalciferolo per lattanti, bambini ed adolescenti. Negli adulti la dose di attacco è modulata in base all’entità della carenza, arrivando anche a 100.000UI in fiale, mentre il mantenimento si stabilizza intorno a 25.000UI/mese per os. Valutare la concomitante somministrazione di Calcio. Questi dosaggi dovrebbero aiutare a mantenere i livelli sierici di 25-idrossicolecalciferolo almeno al di sopra di 20 ng/ml, ottimali se compresi tra 30 e 100ng/ml.