Mentre la politica si sollazza nel clima tropicale regalataci da questa atipica estate alternando un sudoku ad un risiko dal sapore internazionale, ed elargendo vampate d’ira ogni volta che il gioco riesce male, i cittadini si trovano a fare i conti con un presente enigmatico ed un futuro ancora più interrogativo. Ed emergono, così, i melanconici ricordi di un passato che il tempo ha reso indimenticabile e colmo di rimpianto parossistico.
Al netto dell’efficacia o meno delle politiche economiche e sociali messe sul tavolo dall’attuale governo, è indubbio che mai come quest’anno l’aria che si respira non è solo intrisa di caldo tropicale, ma anche di timore per l’avvenire prossimo, sia esso sociale, economico o politico. Ma quello che rende struggente il quotidiano cittadino, è l’imbarazzante teatrino messo in scena dagli attori della cosiddetta “Terza Repubblica” che hanno trasformato un solenne mandato istituzionale in una bacheca variopinta da individualismi privi del senso delle proporzioni e dove l’apparire trova spazio ancor prima dell’essere.
Cinquant’anni fa, l’Italia ed il mondo si fermarono per una notte incantati da quegli impavidi uomini che sfidarono le regole della natura per accarezzare il sogno di aprire una nuova frontiera nello spazio fino alla Luna, regalandoci nuovi sogni ed un nuovo avvenire. In quel tempo la politica era missione, impegno, responsabilità, coerenza. Oggi la domanda che ci si pone, vedendo la realtà che viviamo, è: ce lo siamo meritati?
