Seduti tra gli scaffali della Biblioteca Gaudio Incorpora – Palazzo Nieddu del Rio, giuristi, operatori del diritto, attivisti e studiosi hanno animato uno degli appuntamenti centrali della quinta edizione di ʼPolsi Ambienteʼ, dedicato alla tematica dirompente e profondamente attuale: ʼLa personalità giuridica dei siti ambientaliʼ. Un’idea che sfida le convenzioni del diritto tradizionale e propone una svolta epocale nel rapporto tra uomo, territorio e futuro. LʼAvvocato Tommaso Marvasi, coordinatore dell’evento e volto dell’iniziativa, ha aperto il panel con un’introduzione potente, ricca di orgoglio e consapevolezza. Ha ribadito che ʼPolsi Ambienteʼ non è più una semplice rassegna, ma un laboratorio di idee: quattro appuntamenti alle spalle, cinquanta relatori coinvolti, centinaia di partecipanti e una lungimiranza crescente.
Ha ricordato i primi passi: la passione, la determinazione dei giovani calabresi, le radici identitarie e un necessario contrasto alla discriminazione subita dal Sud. La proposta di conferire personalità giuridica all’Aspromonte, ha spiegato, non è un esercizio teorico, ma un’idea politica e culturale capace di dare una voce giuridica a un territorio che spesso è stato muto.
I saluti dalle istituzioni
In apertura era previsto l’intervento del Presidente del GAL Terre Locridee, Francesco Macrì, impossibilitato a intervenire per motivi di salute. Ha delegato il Dottor Ettore Lacopo, Presidente del Lions Club di Locri, che ha portato i suoi saluti e quelli di Macrì in un messaggio simbolico, ma importante: “Superare lo sviluppo ritardato, valorizzare l’identità calabrese, fare della natura una leva di crescita”. Parole che hanno aperto la prima finestra sul valore economico, sociale e culturale di un progetto come quello proposto per l’Aspromonte. A rompere il ghiaccio nella platea è salito Antonio Alvaro, Presidente della Camera Penale, che ha illustrato un altro aspetto cruciale: la concretezza della scienza applicata al territorio. È in corso, ha informato Alvaro, in collaborazione con l’Università Mediterranea, un innovativo progetto di giovani ricercatori calabresi che trasforma plastica in carburante. Un esempio virtuoso di come l’educazione ambientale, la ricerca scientifica e il diritto possano interagire. Alvaro ha sottolineato che, pur riconoscendo l’importanza della Costituzione per i diritti ambientali, è fondamentale legare questi principi a progetti concreti, in termini di sostenibilità, giustizia e innovazione.
Marvasi nel suo intervento ha rimarcato l’identità calabrese radicata nella storia: la ripresa da Locri antica, dove Zaleuco introdusse la proporzionalità delle pene, e una cultura che storicamente contrastava la schiavitù. Eppure, ha denunciato con non poca emozione, persiste una forma di discriminazione. Con esempi concreti: “Essere fermato dalla polizia un minuto in più perché nato a Locri”. Un richiamo forte alla necessità di rivendicare il diritto alla cittadinanza ambientale e culturale, insieme a quello giuridico. Ha poi aggiunto l’intento del convegno: far emergere non solo più tutela, ma più diritti per l’ambiente. E ha introdotto il percorso con una giovane studiosa venuta da Bilbao per presentare la tesi su cui si fonda il panel di giornata.
Mar Menor e Nuova Zelanda
È salita sul palco Matilde Marvasi, giovane giurista di origini calabrese, formatasi all’estero e ora impegnata presso l’Agenzia Ue per la Salute e Sicurezza sul Lavoro. La sua relazione ha preso le mosse proprio da un caso emblematico: la laguna di Mar Menorin Spagna, unica entità naturale in Europa con personalità giuridica riconosciuta (Legge Spagnola n. 19/2022). Ha illustrato il modello spagnolo: comitato di rappresentanza, titolarità del diritto alla laguna, risarcimenti incanalati al ripristino. Un modello virtuoso per una gestione sostenibile, ma non privo di criticità con ambiti competenziali e disposizioni ancora poco operative. Matilde Marvasi ha fatto da ponte tra questo caso e le recenti legislazioni ecologiche europee per illustrare l’importanza del regolamento Ue sul ripristino della natura, entrato in vigore nel 2024 con obiettivi ambiziosi al 2030 e al 2050. Ha tracciato il nesso tra normativa e attuazione, rimarcando che leggi anche radicali non bastano se non supportate da risorse e strumenti effettivi.
Ha inoltre introdotto riferimenti di respiro globale: a febbraio 2025 la Nuova Zelanda ha attribuito personalità giuridica al Monte Taranaki, dopo i già noti casi del fiume Whanganui e della foresta Te Urewera. Un panorama internazionale che dimostra come l’idea di una “voce giuridica” per la natura stia diventando realtà concreta.
Compatibilità costituzionale
A seguire, Alessandra Galluccio (Università Statale di Milano) ha fatto entrare la questione nei confini più alti della Costituzione repubblicana. Ha ribadito che la formulazione dell’articolo 9 (riformato nel 2020) apre al riconoscimento della natura in funzione delle generazioni future, un principio di solidarietà intergenerazionale che questo panel intende tradurre in pratica. Galluccio ha fatto un richiamo suggestivo alla ʼDemetraʼ, rovere nato in Aspromonte 934 anni fa: un simbolo vivente del legame tra tempo, natura e diritto. La sua presenza simbolica ha sottolineato la portata morale e simbolica del tema. La Professoressa ha sostenuto con convinzione che riconoscere personalità giuridica alla montagna come all’Aspromonte è non solo possibile, ma coerente con la Costituzione italiana e anzi rappresenterebbe un’eredità viva di una visione democratica realmente rivolta al futuro.
Il Professor Vincenzo Putortì (Università di Firenze) ha approfondito il cambiamento del paradigma giuridico indotto dal riconoscimento dei soggetti non umani. Ha mostrato come la soggettività giuridica, una volta prerogativa esclusiva delle persone, sia storicamente una costruzione flessibile: già in diritto romano e in sistemi ecclesiastici venivano riconosciute forme di personalità giuridica a entità non umane. Ha invitato a costruire una “nuova dogmatica giuridica” capace di includere natura, animali, algoritmi e intelligenze artificiali, pur differenziandone funzioni e finalità. Un invito a immaginare un diritto a più velocità, un prisma giuridico a molte facce: capace di tutelare, rappresentare, sviluppare. Il suo intervento ha collegato pensiero filosofico, diritto positivo e pragmatismo: la natura non è strumento, bensì portatrice di valori e di diritti propri.
Rappresentanza, responsabilità, strumenti
Sul fronte della giurisprudenza, Giuseppe Cricenti, Consigliere della Corte di Cassazione, ha sottolineato che la personalità giuridica non è una vuota formalità, ma un’assegnazione di titolarità attiva: diritto di agire, di rappresentanza, di ottenere risarcimenti, di essere parte lesa. Ha citato esempi esteri: il fiume Whanganui in Nuova Zelanda (2016) e la conferma costituzionale del Mar Menor (2022) per evidenziare come queste trasformazioni giuridiche abbiano già effetti concreti: cause legali, difesa dell’ambiente, attivazione di strumenti economici dedicati.
Per rendere efficace il modello anche in Italia, ha sostenuto, è necessario prevedere sistemi patrimoniali autonomi: fondi, assicurazioni, risorse assegnate a tutela ambientale. In questo senso, il riconoscimento giuridico deve necessariamente implicare anche obblighi, responsabilità e modelli di rappresentanza formalizzati (amministratori, guardiani, custodi legali).
Usi civici e soggettività collettiva
Daniele Granara, dell’Università di Genova, ha riannodato il filo alla sfera del diritto privato e amministrativo. Credendo nel ruolo fondativo delle istituzioni collettive, ha illustrato come le fondazioni e le comunità di usi civici rappresentino strumenti validi, già esistenti nel nostro ordinamento, per incardinare forme di tutela ambientale e patrimoniale. L’istituto degli usi civici (Legge 178/2017) riconosce personalità normativa e patrimoniale a comunità locali per la gestione collettiva di terreni, pascoli e boschi. Fondazioni di diritto privato (DPR 361/2000 e L.59/1996) consentono autonomia di governance, fundraising, partecipazione civica: lo stesso modello può essere adattato alla Montagna o al Parco.
Granara ha rilevato il limite attuale: la frammentazione della proprietà terriera rende difficile includere il patrimonio ambientale in un unico soggetto. L’idea è di combinare pubblico e privato: un’architettura giuridica mista, partecipata, adattata all’Aspromonte. Per poi chiamare a raccolta cittadini, imprese e istituzioni in nome dell’interesse generale al territorio.
Concretezza e limiti operativi
Dal punto di vista operativo, l’Avvocato Fabiana Seghini ha ricordato che la costruzione di una personalità giuridica oggi si scontra con la normativa vigente. Il Codice civile riconosce solo persone fisiche, società, associazioni e l’Ente Parco come soggetto pubblico: nessuno riconosce un “albero”, un “fiume” o una montagna come soggetto. Ma la Seghini ha suggerito soluzioni supplementari: strumenti analoghi, come tutela, curatela, amministratori di sostegno, già previsti nel sistema giuridico, potrebbero essere adattati, nominando tutori o comitati che rappresentino la natura. Si tratterebbe di personalità giuridica funzionale, temporanea e legata a specifici obiettivi, in attesa di una legge dedicata. La proposta lascia aperto il dibattito su chi nomina i tutori (Ministero, magistratura o cittadinanza), e come finanziare e strutturare gli strumenti di rappresentanza.
Un passaggio particolarmente concreto è arrivato da Vincenzo Vitalone, magistrato, oggi consigliere giuridico della Presidenza del Consiglio: la proposta di trasformare l’Ente Parco dell’Aspromonte in una Fondazione di diritto pubblico riconosciuta a livello nazionale, dotata di patrimoni, statuto, governance mista pubblico-privata, risorse finanziarie e partecipazione territoriale. Secondo Vitalone, sarebbe un modello perfetto per coniugare sviluppo sostenibile, partecipazione civica, tutela giuridica. Prevederebbe un ruolo attivo dei comuni, dei cittadini e delle imprese, con la possibilità di versare donazioni, devolvere risorse, partecipare alla gestione: un vero punto di svolta istituzionale per l’Italia.
Creatività giuridica e prospettiva europea
Il Professor Franco S. Toni di Cigoli, dell’University of London, è intervenuto con una riflessione di respiro internazionale: il diritto ambientale deve muoversi oltre i confini nazionali, sfruttando l’intercomprensione tra common law e civil law. Ha citato strumenti giuridici innovativi, come le quote di emissione, nati proprio dalla capacità dei giuristi di costruire istituti nuovi, pensati per problemi nuovi. Ha ricordato come, anche in common law, il concetto di “standing” per gli alberi (Stone, 1972) abbia fatto da base per una mentalità differente, pronta a dare identità giuridica a elementi della natura.
Il suo monito conclusivo: non cedere alla miopia nazionale. Il riconoscimento di personalità giuridica alla natura deve inserirsi in un percorso europeo e internazionale, dove il diritto degli ecosistemi si intreccia con pratiche sovranazionali e transfrontaliere.
Il valore simbolico di un sogno concreto
A chiudere il panel è stata Paola Balducci, Giurista e già membro del Consiglio Superiore della Magistratura: ha portato un messaggio forte di ottimismo e responsabilità. Ricordando l’enciclica ʼLaudato Si’ʼ e l’esperienza di ʼForza Ambienteʼ, Balducci ha parlato del convegno come di un “seme” piantato in una terra bramata di legalità, sviluppo e identità. Ha rimarcato che, più che soluzioni precostituite, Polsi Ambiente ha fatto germogliare un confronto partecipato, capace di dar vita a soluzioni culturali, normative e istituzionali.
Prima di chiudere il panel, Tommaso Marvasi ha voluto ricordare che l’esperienza di ʼPolsi Ambienteʼ, radicata nella Calabria, ma aperta al mondo, è ormai una piattaforma europea di riflessione. E che il tema della personalità giuridica della natura, partito come provocazione, è diventato un dossier concreto da discutere all’interno del Parlamento, delle università, dei tribunali, delle comunità. Perché il futuro del diritto passa da lì.
Il convegno di Locri consegna quindi all’Italia un tessuto di idee concrete: identità, diritti, innovazione, partecipazione. Tutto parte da qui: un piccolo atto simbolico, ossia riconoscere personalità giuridica all’Aspromonte, può tracciare una nuova rotta per la giustizia ambientale, il diritto e la cultura del futuro.