domenica, 16 Marzo, 2025
Economia

Crediti inesigibili, un sì al decreto tombale

La Confederazione sollecita una ricognizione su ciò che è rimasto esigibile. Si punti a un patto Stato-contribuenti per rigenerare l’economia e impiegare le forze in campo a maggiori e più proficui controlli

La Confcommercio chiede alla Commissione Finanze una “Operazione verità”, sui debiti iscritti nel Magazzino fiscale saliti a 1.274 miliardi, ma il 76% sono cartelle sotto i mille euro

Nei giorni scorsi sul nostro giornale è apparso un resoconto della Confcommercio dal titolo “Operazione verità”, sui crediti del Magazzino fiscale e sulle somme non più esigibili dalla Agenzia delle Entrate e Riscossione. L’interrogativo sollevato dalla Confcommercio alla Commissione Finanze del Senato sull’indagine conoscitiva sulla gestione del Magazzino fiscale da parte dell’ente della riscossione, suona così: quanti di questi crediti calcolati sui 1.274 miliardi, possono essere realmente incassati? La Confcommercio indica tre ipotesi: abbandono dei crediti inesigibili, gestione diversa dei debiti, infine, la verifica effettiva di quali somme possono essere recuperate. Su questa ultima indicazione c’è una stima, non più di 100 miliardi, quindi meno del 7% dell’ammontare del debito.

Le ragioni di un decreto tombale

Noi ci spingiamo più avanti, l’abbiamo sostenuto già negli anni passati, sul perché si renda necessario un decreto tombale (dal quale siano esclusi i reati finanziari gravi, tutto ciò che attiene a riciclaggio, e azioni criminali); quindi un decreto tombale che non solo pone fine a una vicenda che si trascina da decenni senza che siano raggiunti gli obiettivi minimi ma che possa liberare quelle forze di verifica, controllo e sanzioni che oggi sono impegnate nella tenace quanto incerta lotta di recupero di una parte minima di debiti che, come ampiamente dimostrato, sono per la stragrande maggioranza inesigibili.

L’impegno di fare chiarezza

Per capire il motivo di un decreto tombale bisogna ragionare anche sul perché di renda necessaria, una “Operazione verità”, chiesta dalla Confcommercio. Possiamo iniziare dalla composizione del debito così come analizzato dalla società Cgia di Mestre che si occupa con grande impegno nel sostenere con studi e ricerche le piccole e medie imprese. Dai numeri viene fuori che i contribuenti italiani con debiti fiscali non ancora riscossi ammontano a circa 22 milioni 800 mila cittadini, di cui 3,6 milioni sono rappresentati da persone giuridiche (società di capitali, enti commerciali, cooperative, ecc.) e i restanti 19,2 milioni da persone fisiche. Tra queste ultime, 16,3 milioni sono lavoratori dipendenti, pensionati, mentre i rimanenti 2,9 milioni, corrispondenti al 12,7 per cento del totale, sono artigiani, commercianti o liberi professionisti. La Cgia aggiunge una puntualizzazione su cui riflettere: i lavoratori autonomi non sono un popolo di evasori, come spesso vengono descritti dall’opinione pubblica.

Boom di cartelle sotto i mille euro

Altre sorprese non mancano, ne citiamo una: il 76% delle cartelle sono di importo inferiore ai mille euro. C’è da chiedersi di cosa stiamo parlando, e a chi lo Stato dà la caccia? Parliamo di una maggioranza di persone non certo ricche che si sono impelagale con il fisco per qualche bolletta non pagata, una multa o il mancato versamento del bollo auto. A conti fatti dei 1.274 miliardi, al netto delle persone nel frattempo decedute, delle imprese cessate, dei nullatenenti e dei contribuenti già sottoposti ad azione cautelare/esecutiva, l’importo potenzialmente aggredibile si riduce a poco più di 100 miliardi di euro (7,9 per cento del totale).

Un patto Stato-Contribuente

Se i fatti sono descrivili dai numeri allora bisogna dire fino in fondo che l’unica via rimane quella di ripartire con un nuovo patto tra Stato e contribuente, che si fonda sulle tasse che devono essere pagate, mentre la riforma del fisco deve semplificare una contorta burocrazia. Una svolta che deve essere soprattutto equa. Insistiamo su questo concetto di “fisco giusto”, perché c’è un accanimento contro cittadini già in difficoltà e le micro e piccole imprese, mentre i veri danni alle casse dello Stato sono stati fatti dai molti big della economia e finanza, da aziende pubbliche che hanno scaricato sulla fiscalità generale i loro guai miliardari.

Il Governo indichi una svolta

Pensiamo quindi agli sforzi che il Governo vorrà fare pensando che siano nella direzione di una la semplificazione del sistema tributario e il miglioramento della relazione tra fisco e contribuente. Mentre vanno perseguiti con severità tutti i reati gravi e di malaffare e criminalità. Rischi non imputabili ai singoli cittadini, agli artigiani, piccoli commercianti e partite Iva. Cancellare i debiti per ripartire darebbe una spinta eccezionale all’economia e a milioni di piccoli imprenditori che oggi lavorano affannosamente per pagare debiti e tasse. Ripristinare la fiducia per dare una forte spinta alle nuove sfide del Paese. Altrimenti tra 20 anni (la ricognizione dell’Agenzia copriva l’arco 2004-2024) staremo ancora a discutere di piccoli debitori che nel frattempo non saranno più tra noi.

Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio
Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio

Buon lavoro al presidente Sangalli

Infine essendo partiti dalla “Operazione verità “, chiesta da Confcommercio alla Commissione Finanze, cogliamo l’occasione per un augurio di buon lavoro a Carlo Sangalli, leader della più grande Confederazione del commercio, rieletto dalla Assemblea nazionale per acclamazione. Buon lavoro al presidente Sangalli e a tutte le imprese del commercio.

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