mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Politica

Se la Lega si slega da Salvini

L’idea di Salvini di trasformare la Lega di Umberto Bossi da partito insediato nel Settentrione in partito nazionale non era sbagliata. Sbagliato è stato il modo confuso con cui questo progetto è stato realizzato.

Il modello voluto dal fondatore, per una serie di errori anche di comportamento personale del vertice leghista, aveva smesso di funzionare già nel 2010.Quando Salvini ne prese la guida, il partito era al 4%. La svolta ”nazionale”, l’abbandono delle tendenze secessioniste o eccessivamente localiste ha funzionato nei primi anni. Salvini ha cercato di radicarsi al Sud e ha ottenuto buoni risultati.

Ma il costo che ha pagato è stato molto alto: non solo lo snaturamento della matrice nordista ma anche lo spostamento su posizioni estremiste, anti-europee, anti-occidentali, populiste. La Lega di Bossi non era mai stato un partito di destra. Salvini ha invece collocato la Lega in un’area in cui in quel momento c’era oggettivamente uno spazio lasciato aperto dal declino di Alleanza Nazionale di Fini. Ma lo ha fatto esagerando, prendendo come modelli i partiti europei di estrema destra e dimenticando le tematiche più care all’elettorato produttivo tradizionale del Nord. Giorgia Meloni aveva da poco fondato Fratelli d’Italia collocandosi subito in una destra più tradizionale e non esasperata.

Per qualche anno il minestrone salviniano ha funzionato. Ma poi si è rivelato indigesto. Il culmine del 34% toccato alle europee del 2019 è stato un fuoco di paglia per l’imperizia con cui Salvini lo ha gestito. Ricordiamo tutti la folle estate del Papeete, quando il leader leghista ha dilapidato con sortite squinternate il patrimonio di consenso appena conquistato. E’ venuta a galla la carenza sia di un reale disegno politico sia di un’adeguata cultura politica.

Dal 2020 è iniziata un’agitazione continua a colpi di overdose di presenzialismo e di incontinenza comunicativa che ha portato Salvini a contraddirsi più volte dando l’idea di una leadership in stato confusionale. L’ascesa di Meloni basata su messaggi più lineari e su una crescente credibilità personale ha tolto a Salvini qualsiasi spazio nell’alveo della destra moderata. Ora la sua base del Nord gli presenta il conto. Anche perché il declino elettorale del salvinismo sembra inarrestabile. E non basterà certo appoggiarsi a liste locali per curare la malattia

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