Le scuole “paritarie” svolgono un servizio pubblico e sono inserite nel Sistema nazionale di istruzione, ma, secondo gli addetti ai lavori, la parità è soltanto formale e non sostanziale.
Nelle scorse settimane Luigi Sepiacci, presidente nazionale dell’Aninsei (Associazione Nazionale Istituti Non Statali di Educazione e di Istruzione), davanti ai membri della VII (Cultura, scienza e istruzione) e XI (Lavoro pubblico e privato) Commissione della Camera, ha ribadito ancora una volta la mancata attuazione pratica dell’articolo 7 della legge numero 69 del 2000.

Presidente, per le scuole paritarie è diventato un problema il reclutamento dei docenti…
“Con la Buona scuola gli istituti paritari sono stati svuotati. Siamo costretti ad avere il 60 per cento di docenti non abilitati, nonostante la legge ci imponga di utilizzare insegnanti regolarmente abilitati. Ma questo non dipende dalla nostra volontà”.
In che senso?
“Semplicemente non si fanno corsi abilitanti da tempo.
Un ragazzo che si laurea avrebbe il diritto di potersi abilitare per rendersi disponibile all’insegnamento nelle scuole paritarie o a fare il concorso per entrare nella statale. Così non è da tempo. I concorsi non vengono fatti, di conseguenza sono messi in cattedra docenti con la sola laurea i quali, a loro volta, maturano anzianità e diritti che, poi, in qualche modo il legislatore cerca di sanare. Come aziende private avremmo la possibilità di poter ricorrere all’apprendistato di alta formazione che permette l’accesso agli altri settori. Quindi non capiamo perché non possiamo fare corsi alle università e tirocini che possano dare un titolo per insegnare nelle nostre scuole”.
Come scuole paritarie vi sentite, in qualche modo, “penalizzate” dallo Stato?
“La legge sulla parità, la numero 69 del 2000, sancisce la parità formale, ma dal punto di vista sostanziale non ha trovato applicazione pratica. E questo dipende dal fatto che non è stato mai garantito ai cittadini, a dispetto di quanto previsto dalla Carta, il diritto alla libertà di scelta educativa: ogni genitore deve poter scegliere liberamente la scuola pubblica che desidera, statale o paritaria”.
Voi siete critici anche sul fatto che il dl scuola in discussione permette ai docenti con tre anni di servizio nelle scuole paritarie di accedere al concorso straordinario, ma soltanto se in servizio…
“La previsione che permette ai docenti con tre anni nelle scuole paritarie di accedere al concorso straordinario, ma soltanto se in servizio, porterà a un contenzioso enorme. Questa misura mina la base dell’apertura del cd. “concorsone” ai docenti delle paritarie”.