sabato, 21 Dicembre, 2024
Dal Parlamento alla Tavola

La sfida italiana sull’agricoltura biologica

Giuseppe L’Abbate, 37 anni, laureato in Informatica, è deputato della Commissione Agricoltura di Montecitorio dal 2013, già Sottosegretario presso il Ministero delle Politiche Agricole del Governo Conte II, dal settembre 2019 al febbraio 2021, e componente del Comitato per la formazione e l’aggiornamento del Movimento 5 Stelle. Con l’Onorevole abbiamo dato vita ad una rubrica a cadenza mensile denominata “Dal Parlamento alla Tavola” in cui illustriamo le novità legislative e le nuove opportunità messe in campo dal Mipaaf per le filiere agricole e l’intero comparto agroalimentare nazionale.

LA NUOVA LEGGE PER SOSTENERE IL BIOLOGICO ITALIANO

Dopo decenni di discussione parlamentare, un iter lungo e non privo di difficoltà e scontri politici, l’Italia ha ufficialmente una nuova norma sull’agricoltura biologica. È entrata in vigore, infatti, lo scorso 7 aprile la legge 23/2022 recante ‘Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico’, approvata definitivamente dal Senato il 2 marzo.

Le oltre 80mila imprese certificate biologiche, che fanno dell’Italia un Paese leader in Europa nel comparto con 2 milioni di ettari coltivati, avranno ora un supporto adeguato. Diamo così al settore gli strumenti necessari per rendere più efficienti i notevoli investimenti che sempre più imprenditori stanno facendo nel bio, migliorando l’impatto sull’ambiente delle produzioni agricole.

Del resto sono le stesse strategie comunitarie emanate nell’ambito del Green Deal e riprese poi dalla prossima programmazione PAC 2023-2027 ad indicarci che dobbiamo aumentare le produzioni sostenibili dal 16 al 25 per cento.

Per raggiungere quanto prima questo obiettivo, abbiamo previsto che parte dei 1,2 miliardi di euro stanziati con il Fondo complementare al PNRR, pari a 300 milioni di euro, venga dedicato ai contratti di filiera e di distretto biologici per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo.

La norma si compone di 21 articoli. Innanzitutto, si definisce la produzione biologica come un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione alimentare basato sull’interazione tra le migliori prassi in materia di ambiente e azione per il clima e di salvaguardia delle risorse naturali. Grazie all’applicazione di norme rigorose di produzione, contribuisce alla qualità dei prodotti, alla sicurezza alimentare, al benessere degli animali, allo sviluppo rurale, alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, alla salvaguardia della biodiversità e al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’intensità delle emissioni di gas a effetto serra e fornisce in tale ambito appositi servizi eco-sistemici, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e delle competenze delle regioni e delle province autonome. Lo Stato promuove e sostiene la produzione con metodo biologico anche attraverso interventi volti a incentivare la costituzione di organismi, punti e piattaforme di aggregazione del prodotto e di filiere biologiche.

L’Autorità nazionale a cui è attribuito il compito di svolgere attività di indirizzo e coordinamento è il Ministero delle Politiche agricole, mentre le regioni sono chiamate a svolgere le attività tecnico-scientifiche ed amministrative.

Presso il Mipaaf, viene istituito il ‘Tavolo tecnico per la produzione bio’ che delinea indirizzi e definisce le priorità del ‘Piano d’azione nazionale’ del comparto, esprime pareri sui provvedimenti in materia, propone attività di promozione, individua strategie per favorire l’ingresso e la conversione delle aziende convenzionali.

Una delle novità più attese è quella relativa alla istituzione di un ‘marchio biologico italiano’ per quei prodotti ottenuti da materie prime nazionale, che vedrà la luce nel prossimo trimestre. Sempre entro 90 giorni, dovrà essere emanato il ‘Piano d’azione’ che avrà come obiettivi: agevolare la conversione al bio delle piccole imprese, sostenere la costituzione di forme associative e contrattuali per rafforzare la filiera, incentivare il consumo dei prodotti bio attraverso iniziative di informazione, formazione ed educazione, anche ambientale e alimentare, con attenzione alla ristorazione collettiva. Dovrà, poi, monitorare l’andamento del settore, sostenere e promuovere i distretti bio, favorire l’insediamento di nuove aziende bio nelle aree rurali montane, migliorare il sistema di controllo e certificazione, stimolare gli enti pubblici ad utilizzare il biologico nella gestione del verde e a prevedere il consumo di prodotti bio nelle mense pubbliche e in quelle private in regime di convenzione, incentivare e sostenere la ricerca e l’innovazione in materia, promuovere progetti di tracciabilità, valorizzare le produzioni tipiche italiane e promuovere la sostenibilità ambientale con azioni per l’incremento della fertilità del suolo, l’uso di metodi di conservazione, confezionamento e distribuzione rispettosi dell’ambiente.

A ciò si aggiunge il ‘Piano nazionale delle sementi biologiche’ finalizzato ad aumentare la disponibilità e a promuovere il miglioramento genetico partecipativo al fine di selezionare piante che rispondano ai bisogni degli agricoltori e che si adattino alle diversità ambientali, climatiche e colturali.

A finanziare queste diverse azioni sarà il ‘Fondo per lo sviluppo della produzione biologica’ istituito al Mipaaf.

Si prevede, poi, la promozione dei contratti di rete, delle cooperative e dei contratti di filiera nonché dei distretti biologici che si caratterizzano per l’integrazione con le altre attività economiche presenti nel singolo territorio. Viene regolamentata la formazione professionale di tecnici e operatori del settore nonché si sostiene la ricerca tecnologica ed applicata per il tramite del Cnr e del Crea.

La norma prevede la regolamentazione delle organizzazioni professionali nella filiera bio, degli accordi-quadro per la disciplina dei contratti di cessione dei prodotti bio, disposizioni sulle sementi, il riconoscimento delle organizzazioni dei produttori biologici e l’istituzione del ‘Tavolo di filiera per i prodotti biologici’ per promuovere l’organizzazione del mercato e la stipulazione delle intese di filiera.

È, invece, attraverso una delega al Governo che si interverrà nella revisione, armonizzazione e razionalizzazione delle normative sui controlli per la produzione agricola e agroalimentare biologica, che in passato ha visto notevoli polemiche a riguardo. Entro 18 mesi, il Governo emanerà decreti legislativi per migliorare le garanzie di terzietà dei soggetti autorizzati al controllo e a rivedere l’impianto del sistema sanzionatorio connesso affinché vi sia maggiore trasparenza e il superamento di eventuali conflitti di interesse tra controllori e controllati. Si rafforzeranno, pertanto, le norme a tutela dei consumatori e si intensificherà la lotta alle frodi agroalimentari, potenziando le sanzioni.

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