La povertà non è frutto del destino ma di scelte egoistiche. Parole forti quelle usate da Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della V Giornata Mondiale dei Poveri, da lui stesso istituita e che si celebrerà il prossimo novembre. Un richiamo alle coscienze di tutti, perché nessuno è esente da responsabilità, compresi i politici spesso “incompetenti”, perché per poter parlare fattivamente di povertà bisogna conoscerla da vicino, farne esperienza diretta.
“Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuochi, il mondo salta”, scrisse don Primo Mazzolari, dalle cui parole il Santo Padre ha voluto prendere ispirazione ancora una volta.
Se i poveri sono considerati colpevoli, a rischio la democrazia
Prossimità e condivisione, dunque, le parole d’ordine di quest’anno, espresse già chiaramente nel titolo di questa V Giornata: “I poveri li avete sempre con voi”, le parole che Gesù pronunciò durante un pranzo a Betania, nella casa di un certo Simone detto “il lebbroso”, alcuni giorni prima di Pasqua. Basta non girarsi dall’altra parte, aggiunge Papa Francesco, anche perché la pandemia ha creato molte più declinazioni della parola “povertà”, offrendocene sempre maggiori occasioni di incontro. Per questo si impone un differente approccio alla povertà, “una sfida che i Governi e le Istituzioni mondiali hanno bisogno di recepire con un lungimirante modello sociale, capace di andare incontro alle nuove forme di povertà che investono il mondo e che segneranno in maniera decisiva i prossimi decenni. Se i poveri sono messi ai margini, come se fossero i colpevoli della loro condizione, allora il concetto stesso di democrazia è messo in crisi e ogni politica sociale diventa fallimentare”, si legge nel messaggio papale. I bisognosi, invece, vanno vissuti come la nostra occasione di redenzione.
Le donne vere protagoniste della storia della rivelazione
Una menzione speciale anche alle donne, vittime ancora, oggi non solo di violenza fisica, ma di una perniciosa forma di povertà, questa volta culturale, che le lascia ai margini dei ruoli apicali. Quella donna anonima che versa un intero vaso di alabastro pieno di profumo molto prezioso sul capo di Gesù a Betania, destinata forse per questo a rappresentare l’intero universo femminile che nel corso dei secoli non avrà voce e subirà violenze, inaugura la significativa presenza di donne che prendono parte al momento culminante della vita di Cristo: la sua crocifissione, morte e sepoltura e la sua apparizione da Risorto. Le donne, così spesso discriminate e tenute lontano dai posti di responsabilità, nelle pagine dei Vangeli sono invece protagoniste nella storia della rivelazione.