Poca fatica questa settimana per “Il cittadino”.
È bastato trascrivere il testo di una rappresentazione per beneficenza dell’Opera dei Pupi, alla quale ho occasionalmente assistito in settimana: all’aperto, con le debite distanze ed in mascherina, assicuro subito.
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CARLO MAGNO, entrando in scena alquanto irritato: «Rolando, Rolando, spiegatemi che succede. Mi dicono che i cavalieri non vi vogliono più e avete lasciato il comando…»
ORLANDO: «Sire, troppi galletti nel pollaio. Litigano sempre. Ognuno vuole qualcosa per sé stesso. Non mi hanno mai veramente obbedito. Così ho detto che mi sarei ritirato»
ANGELICA, irrompendo nel dialogo: «Te ne dovevi annà via, prima! Nun conti niente. Sire, manna tutti a casa e famo un Torneo: er cavaliere che vince comanna. E l’antri zitti e mosca».
ORLANDO: «Ma che andate dicendo, Angelica. Le regole sono altre. Affidare il comando al vincitore di un Torneo, che idea! Il comando è una cosa seria, da docente. Bisogna sentire le corporazioni. Ma anche gli speziali: l’epidemia incombe».
FERRAÙ, fragorosamente entrando in scena: «Credevi di avermi ucciso vile Rolando. Ma io sono invulnerabile». Poi, rivolto a Carlo Magno: «Maestà non gli credete. È solo un artificio per prendere più potere. E vuole che voi non vi immischiate».
MAGO MALAGIGI: «Ferraù, traditore. Hai ancora un colpo di sole come l’anno passato? Fosse meglio che tu non parlerai o faccio un movimento stellare!».
ASTOLFO: «Ma possibile che non mi ascoltiate mai? Non serve dividersi, ma stare uniti. E tu, Rolando, devi capire che non sei un capo, ma una sintesi. Apriamo un tavolo».
GANO DI MAGONZA con dire severo e tristo: «Vi interrompo in questo inutile bisticcio. Sono arrivate le armature con le ruote, che mi avete chiesto di procurarvi. E anche le visiere da applicare obbligatoriamente e tenere chiuse. Sono miliardi di denari. Dove li prendo? Chi tiene la cassa?»
ORLANDO: «Ecco, Sire. Questo è il vero motivo. Vogliono tutti la cassa».
LA GUERRIERA BRADAMANTE: «Ma che dici? Capitano sintetico, come t’ha nomato Astolfo. Noi non vogliamo niente. Se no sarei rimasta al mio posto!».
CIRCASSO SACRIPANTE si affaccia sulla scena: «Ricordatevi che dovete morire»; e scompare.
ROLANDO, ignorando tutti e rivolgendosi all’Imperatore: «Sire, dammi tempo! Conosco una decina di cavalieri responsabili, di ogni credo e contrada, sui quali contare».
MANDRICARDO: «Un emporio, insomma. Io, il cavaliere più longevo, vi dico: armiamoci di scudo crociato e assidiamoci alla cristiana tavola rotonda, dove ognuno decide e nessuno comanda…»
CARLO MAGNO, zittendo il fragoroso clamore e bisticcio suscitato da quest’ultimo intervento: «Zitti tutti. Ascoltatemi in silenzio. Serve armonia. Incarico Agricane di incontrarvi tutti separatamente per trovare una intesa e di riferire. Accordatevi. Se non lo farete suonerò il mio Olifante ed evocherò il drago che col suo fuoco vi annienterà tutti».
ANGRICANE: «Sire, grato della fiducia. Ma non ci capivo niente prima, figuratevi ora!»
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ANGRICANE (dopo aver scambiato parole incomprensibili con tutti i personaggi): «Sire mi è chiaro soltanto che nulla è possibile: date pure fiato al corno Olifante».
Carlo Magno suona il corno e subito compare il drago fiammeggiante, mentre tutti i pupi svaniscono come per incanto.
Sipario. Applausi.
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Davano cortesemente voce ai Pupi:
CARLO MAGNO: il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
ROLANDO: il prof. Giuseppe Conte, ex-Presidente del Consiglio.
ANGELICA: l’on. Giorgia Meloni, segretario di FdI.
FERRAÙ: il senatore Matteo Salvini, segretario della Lega.
MAGO MALAGIGI: l’ex ministro degli Esteri, on. Luigi Di Maio.
ASTOLFO: il segretario del PD, on. Nicola Zingaretti.
GANO DI MAGONZA: il commissario plenipotenziario Domenico Arcuri.
LA GUERRIERA BRADAMANTE: l’ex ministra dell’agricoltura, sen. Teresa Bellanova.
CIRCASSO SACRIPANTE: l’ex ministro della salute, on. Roberto Speranza.
MANDRICARDO: il Presidente della Fondazione DC, on. Gianfranco Rotondi.
ANGRICANE: il Presidente della Camera, on. Roberto Fico.
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E Matteo Renzi? mi ha chiesto ingenuamente il proto.
Era il puparo. Ovvio.