“Le chiedo di farsi interprete in seno al Consiglio dei Ministri di una richiesta di rivalutazione della posizione assunta nei confronti di un settore che ha dimostrato, sia sul fronte degli operatori che su quello del pubblico, di avere una maturità e una professionalità tale da poter garantire la continuazione delle attività in condizioni da non incidere negativamente sull’andamento della pandemia”. Così l’assessore alla Cultura Cristiano Corazzari con una lettera si è rivolto al ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, esprimendo preoccupazione per le misure introdotte dall’ultimo Dpcm che sospende gli spettacoli aperti al pubblico in teatri, sale da concerto, cinema e spazi aperti. Prosegue Corazzari nella lettera: “Le chiedo inoltre di fare quanto possibile perché siano immediatamente attivate misure a supporto di tutte le professionalità interessate dalla nuova restrizione e già duramente provate dall’interruzione, o dalla riduzione, delle attività di questi ultimi mesi”.
Scrive l’assessore regionale, “I nostri concittadini saranno privati di occasioni di condivisione di esperienze culturali, di socializzazione in condizioni protette e gli effetti economici sui lavoratori del settore saranno, come la recente esperienza ci ha purtroppo già insegnato, devastanti. Certamente non Le è sfuggito lo straordinario impegno, anche economico, profuso dai produttori e dagli organizzatori di attività aperte al pubblico, in stretto contatto con le autorità competenti per operare e per mettere il pubblico in sicurezza. Ritengo che questo impegno. E i risultati che ha dato, non possano essere disconosciuti e vadano attentamente considerati nel necessario bilanciamento degli interessi in gioco”. Ancora Corazzari ricorda l’urgenza di affrontare l’aspetto economico. “Non stiamo parlando solo di valutare se le attività culturali siano un bene rinunciabile in una situazione grave come quella attuale, ma se il crollo di un intero settore così rilevante per la nostra economia sia sostenibile. Gli effetti drammatici prodotti dalla chiusura della scorsa primavera sulla vita di tanti lavoratori ci hanno purtroppo fatto capire che l’intervento di sostegno al settore è in sé difficile, indipendentemente addirittura dalle risorse a disposizione. Perché si tratta di un settore complesso, variegato e non del tutto conosciuto, in cui operano figure anche completamente prive di tutela che nei mesi scorsi hanno fatto sentire la loro voce, trovandoci in alcuni casi impotenti”.