Ci sarebbero tutte le condizioni per una nuova fase di stabilità del governo, ma tutte possono essere messe in discussione dai conflitti interni al Movimento 5 stelle o da un fallimento degli impegni di fondo assunti dall’esecutivo, a cominciare dal ricorso, in termini razionali e strategici, ai fondi comunitari per finire alla funzionalità del sistema scolastico.
A favore della stabilità milita anche la consapevolezza, fra i parlamentari del M5S, che poche decine di loro sopravviverebbero a Montecitorio e Palazzo Madama per l’effetto devastante di un possibile nuovo tracollo elettorale sommato all’operatività della norma che riduce il numero dei parlamentari.
Tuttavia, non sarà facile per il Movimento rassegnarsi ad una funzione di fiancheggiamento di un Partito Democratico che, rinfrancato dalle recenti elezioni regionali, intende fin da ora marcare il suo ruolo e sostenere le sue proposte.
Un ulteriore testimonianza della fase difficile e confusa che sta vivendo l M5S l’ha recata l’andamento del conclave di ieri che ha riunito parlamentari e membri del governo: poche idee e confuse e nessuna decisione su come risolvere il problema della guida del partito, se e come collegiale e definire il rapporto ambiguo con l’azienda di Casaleggio.
A corollario di questa situazione, i nuovi contrasti con il Pd sul concorso per i precari della scuola voluto fortemente dalla Ministra Azzolina e le permanenti riserve sull’accesso al MES.
Una scelta, questa, voluta non sono dal Pd e da Italia Viva, ma anche da settori della minoranza e che si palesa più che mai necessaria tenendo conto delle incertezze che gravano sui tempi di realizzazione del Recovery Fund, sui quali gravano ancora riserve ed ostilità da parte dei Paesi del gruppo di Visegrad, quelli dell’Europa dell’est.