venerdì, 17 Gennaio, 2025
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Cinema

“No Other Land” e la condizione di Masafer Yatta

Presentato alla Berlinale 2024 e inserito nella shortlist per gli Oscars 2025, il 16 gennaio è uscito nelle sale italiane No Other Land, il documentario che racconta la vita dell’attivista palestinese Basel Adra e la sua comunità di Masafer Yatta

Ci sono documentari che segnano nel profondo dell’animo perché in grado di raccontare realtà dove la guerra, l’instabilità, le limitazioni alla libertà regnano sovrane. Un modo per mostrare vite diverse a chi non ha mai dovuto fare i conti in prima persona con simili esperienze.

No Other Land, scritto, diretto, prodotto e montato da Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor – un collettivo palestinese-israeliano – è tra questi documentari. Distribuito da Wanted Cinema e con il patrocinio di Amnesty International Italia, è arrivato nelle sale italiane il 16 gennaio.

Presentato in moltissimi festival – tra cui la Berlinale – e premiato nel 2024 in tutto il mondo è inserito nella shortlist come miglior documentario agli Oscars 2025. Il film racconta la vita di Basel Adra, un’attivista palestinese di Masafer Yatta – piccolo insediamento rurale in Cisgiordania – che ogni giorno deve fare i conti con l’occupazione israeliana. Per oltre mezzo decennio, insieme al giornalista israeliano Yuval Abraham, il giovane filma le demolizioni delle case e delle strutture sociali di Masafer Yatta da parte dell’esercito israeliano con la speranza di cambiare le cose facendo arrivare la notizia il più lontano possibile.

No Other Land esce in un periodo storico in cui parlare di Palestina e Israele è all’ordine del giorno nonostante siano decenni che la questione si dibatte senza soluzione e la convivenza pacifica oggi più che mai appaia come un’utopia.

Un film di una potenza incredibile non solo per la vicenda di cui è testimone ma anche per il modo in cui viene raccontata. Tecnicamente parlando è un film che funziona, tiene alta l’attenzione dello spettatore e lo coinvolge emotivamente. Ma quello che davvero fa la differenza è l’unione dei due ragazzi, uno palestinese e l’altro israeliano, che colpisce per la capacità dell’uomo di unirsi, a dispetto delle differenze, della provenienza, del sesso e dell’età, quando si deve lottare per una causa comune. L’amicizia che nasce tra i due rende ancor più forte il messaggio che No Other Land vuole trasmettere.

“Ci hanno reso stranieri nella nostra terra” è quello che afferma un uomo nel corso del film, una terra che non vogliono e non possono abbandonare perché è tutta la loro vita. No Other Land è un film che fa arrabbiare, fa nascere un senso di frustrazione nello spettatore perché non può fare nulla a fronte di un conflitto che sembra senza fine e del quale pagano le conseguenze uomini, donne e bambini privati della libertà di vivere in pace.

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