Il nostro Paese si prepara ad archiviare il 2019 con un calo delle emissioni di gas serra dell’1% circa per effetto, principalmente per effetto di un mix energetico meno carbon intensive dovuto alla sostituzione del carbone con il gas nella produzione di energia elettrica. Tuttavia, in assenza di una crescita piu’ sostenuta delle fonti rinnovabili e dell’efficientamento energetico cio’ non basta a garantire il raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) e la transizione verso un’economia low carbon.
È quanto emerge dall’ultimo numero dell’analisi del sistema energetico italiano dell’ENEA che evidenzia per i primi nove mesi dell’anno una riduzione del 3,5% della CO2 emessa dal settore elettrico per il maggior utilizzo – a parità di produzione – di gas (+15%), il minor uso di prodotti petroliferi (-10%) e, soprattutto, di carbone (-30%); nello stesso periodo, le emissioni nel settore dei trasporti e civile registrano invece un calo dello 0,5%. Complessivamente le emissioni si sono ridotte dello 0,8% in nove mesi, con la previsione di arrivare a oltre un -1% su base annua.
L’analisi rileva anche una sostanziale stabilità della produzione da rinnovabili nei primi tre trimestri dell’anno, nonostante una leggera ripresa nel terzo (+5%, rispetto allo stesso periodo 2018) con eolico e solare che compensano il calo dell’idroelettrico. Nei primi nove mesi 2019, i consumi di energia primaria sono diminuiti dell’1% circa mentre i consumi finali registrano un -0,5%. “Il dato positivo è che nel settore termoelettrico la decarbonizzazione sta funzionando, soprattutto grazie al progressivo abbandono del carbone”, commenta Francesco Gracceva, ricercatore ENEA che coordina l’analisi. “Tuttavia, ciò non è sufficiente ad assicurare la transizione verso un’economia low carbon, tenuto conto dei cali più modesti delle emissioni negli altri settori e dell’andamento piatto delle fonti rinnovabili che, a fine anno, resteranno presumibilmente ferme al 18% del totale dei consumi, a fronte di un obiettivo del 30% al 2030 indicato dal PNIEC”, aggiunge Gracceva.
Questa situazione viene evidenziata dal nuovo peggioramento (-8% su base annua) dell’indice ISPRED elaborato da ENEA per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, sicurezza e decarbonizzazione.
A oggi, per raggiungere gli obiettivi del PNIEC, l’Italia dovrebbe ridurre le emissioni di gas serra in media dell’1,7% l’anno, mentre per il 2019 si stima una riduzione intorno all’1%; inoltre, anche sul fronte prezzi, “il posizionamento internazionale del nostro Paese – sottolinea Gracceva – resta poco lusinghiero.
I consumatori non domestici pagano le bollette elettriche più alte dell’Ue per le tre fasce più basse di consumo e anche le fasce di consumo più elevate, pur avendo una situazione migliore, pagano prezzi superiori alla media Ue. Per le famiglie, il dato è nel complesso meno negativo, intorno alla linea mediana europea (circa metà della popolazione Ue paga prezzi superiori a quelli italiani), ma negli ultimi tre anni gli incrementi sono stati maggiori sia del tasso medio dei paesi dell’eurozona (3,1% contro 1,8%) sia rispetto all’inflazione (3,1% contro 0,8%)”. Rispetto alla sicurezza del sistema energetico nazionale, l’Analisi ENEA
evidenzia uno scenario complessivamente favorevole per il settore del gas naturale, grazie all’eccesso di offerta sui mercati di gas naturale liquefatto (GNL).
Nel terzo trimestre, infatti, la quota di GNL sulle importazioni italiane ha superato il 20%, collocandosi per la prima volta al secondo posto dietro all’import di gas naturale dalla Russia con un risultato molto positivo nella diversificazione degli approvvigionamenti; questo ha inoltre favorito il riempimento degli stoccaggi, che a inizio inverno sono su livelli record in tutta Europa, riducendo i rischi di problemi di sicurezza degli approvvigionamenti nel prossimo inverno.
“La situazione nel settore elettrico è decisamente meno favorevole, tanto che anche il Winter Outlook di ENTSO-E, l’associazione dei gestori delle reti elettriche in Europa, indica che nel prossimo inverno la copertura dei picchi di domanda sarà garantita solo dalle importazioni e risulterà problematica in caso di significative indisponibilità di impianti di generazione o trasmissione”, conclude Gracceva. (Italpress)