Con questa domanda. Kurt il marziano ha aperto le ostilità nei miei confronti dopo aver ascoltato qualche personale commento ad alta voce sulle ultime decisioni del governo Draghi a proposito delle ulteriori limitazioni alla libertà dei cittadini, imposte – al fine di contrastare il diffondersi del Covid e delle sue varianti – dividendo questi ultimi in tre categorie: vaccinati in possesso di super Green Pass (tre dosi), vaccinati in possesso di Green Pass semplice (due dosi) e non vaccinati (nessuna dose).
All’interno di questa tripartizione sono state poi individuate ulteriori sottocategorie, delle quali faccio grazia al lettore per semplificare un ragionamento di per sé già piuttosto complicato; e il ragionamento è questo: se tutti i cittadini possono esercitare liberamente i propri diritti di libertà e se quei diritti sono comprimibili soltanto per ragioni di carattere sanitario, come mai Governo e Parlamento non hanno utilizzato il proprio potere di imporre a tutti la vaccinazione obbligatoria, preferendo ricorrere ad un complicato giuoco di misure coercitive – per spingere ciascuno di noi a vaccinarsi spontaneamente – così creando tre classi di cittadini: alcuni dei quali più, o meno, liberi di altri?
Mentre ponevo la domanda a me stesso, il Marziano – la cui Vis polemica e ben nota a chi segue questa rubrica – mi ha domandato a che titolo uno come me (sedicente cultore del diritto pubblico) osi andare a mettere il naso in questioni di carattere sanitario che appartengono alla competenza esclusiva dei virologi e degli epidemiologi.
A questa impertinente domanda ho cercato di rispondere con altrettanta impertinenza e il succo della mia risposta può esser compendiato, più o meno, così: è vero che gli strumenti di contrasto del virus sono – ai fini della loro individuazione e della loro efficacia – materia riservata agli scienziati della sanità, ai medici e, più in generale, agli operatori di quel settore, ma è altrettanto vero che la gamma delle opzioni possibili che questi ultimi andranno successivamente a proporre ai competenti titolari dei relativi poteri pubblici è materia di interesse preminente per coloro che si occupano di questioni attinenti al corretto uso di tali ultimi poteri.
D’altronde – ho aggiunto – se così non fosse, sarebbe impossibile spiegare come mai il dibattito sull’obbligo vaccinale abbia raggiunto punte di interesse fra la popolazione, da spingere qualche migliaio di esagitati a raccogliersi in questa o in quella piazza l’Italia persino in barba all’assenza di qualunque autorizzazione da parte di prefetti, questori e altre autorità competenti in materia di ordine pubblico.
Non c’è dubbio che le opinioni dei giuristi possano “disturbare il manovratore” – ho concluso – ma questo non significa che il manovratore (e men che meno un marziano!) possa rifugiarsi, per confutare quelle opinioni, dietro astratte questioni di competenza tecnico scientifica e tanto questo è vero che le cosiddette previe consultazioni del Comitato Tecnico Scientifico – all’uopo istituito per giustificare le diverse scelte del Governo in questo settore – sono tutt’altro che precedenti alle decisioni che verranno prese, ma hanno sostanza di ratifica di quello che è stato già deciso in sede politica: prova ne sia che, più di una volta, gli scienziati “dissenzienti” rispetto al contenuto del parere che il governo domandava loro hanno creduto bene di dimettersi, pur di non condividere la responsabilità di quelle decisioni, che – per le modalità procedimentali con le quali venivano assunte – avrebbero sicuramente coinvolto la loro immagine professionale, danneggiandola.
Anche nella lotta alla pandemia, dunque, siamo costretti a subire le conseguenze di processi decisionali che scaturiscono da quelli che Cornelio Tacito, definiva – molti secoli addietro – gli “Arcana Imperii” (richiamato da Chomsky N., Capire il potere, Milano, 2002, p.30) e intesi come manifestazioni del volto occulto del potere stesso, le cui conseguenze si appalesano troppo tardi perché chi è vittima di quelle scelte possa fare qualcosa di giuridicamente apprezzabile dal punto di vista degli effetti del proprio agire in contrasto.
Di fronte questo modo di affrontare – da parte mia – la questione, Kurt ha tenuto un attimo di silenzio, per poi domandarmi come mai sia necessario utilizzare metodi così tortuosi per raggiungere risultati che i più credono essere soltanto modi di tutela degli interessi della collettività di appartenenza.
Ad una simile domanda ho preferito non rispondere, perché ho capito che il Marziano conosce gli “Arcana Imperii” almeno quanto lo Studioso da ultimo citato e lungi da me l’intenzione di sfidare Kurt sul suo teatro di scontro preferito.