Ora che il Governo ha ottenuto la fiducia possiamo ipotizzare una “ragionevole” e irriverente ricostruzione della crisi.
Da un anno Salvini ottiene dai 5S tutto quello che vuole. A maggio la Lega stravince le europee. Nel Pd un vecchio democristiano, Franceschini, capisce che i 5S sono in difficoltà e apre al dialogo con loro per sganciarli dalla Lega.ma nessuno lo sta a sentire.
Interviene con la consueta delicatezza Renzi e ripete: con i 5S mai.
Salvini sente profumo di Palazzo Chigi e vola in America per la benedizione. Trump lo fa ricevere da Mike Pompeo ex capo della CIA e Segretario di stato e gli pone alcune condizioni. Salvini torna in Italia e… toh! gli scoppia tra le gambe lo scandalo di Savoini e delle intercettazioni dell’Hotel Metropole di Mosca. Strano che qualcuno intercetti colloqui organizzati nel più centrale Hotel di Mosca con russi amici di Putin e il FSB (ex KGB) non ne sappia niente…..
Salvini capisce l’antifona. Si scatena nelle spiagge e quando tutti sono in vacanza apre la crisi. Il calcolo che fa è semplice: se si va alle elezioni, stravinco e con un monocolore leghista rompo la schiena all’Europa, facendo felice qualcuno cui sono molto vicino. In realtà Salvini sa che corre un rischio:l’alleanza Pd/5S e prepara il piano B. Se Mattarella non scioglie le Camere e prova a fare un altro governo, la Lega offre a Di Maio Palazzo Chigi, lui ci casca, la Lega si prende l’Economia e via dirtto in rotta di collisione con l’Europa. Ma qui il gioco cambia, Renzi fiuta il rischio di elezioni anticipate e, terrorizzato dall’idea di poter perdere i suoi parlamentari, cambia idea e spara: il Pd si allei con i 5S per evitare le elezioni. Ma l’aveva già detto, con altri più nobili argomenti Franceschini…
Zingaretti, all’inizio, non è troppo convinto ma si fa due conti: vado alle elezioni , guadagno qualche voto, mando a casa i renziani, poi alle regionali perdo Umbria, Emilia, Toscana, Campania e mi cacciano il giorno dopo. E comincia ad accarezzare l’idea di un patto con i 5S non solo per il Governo ma anche per le elezioni regionali.
Nel frattempo il telefono di Conte diventa incandescente: lo cercano tutti da Francoforte, da Parigi, da Berlino,da Bruxelles e tutti gli dicono: ora tocca a te, “uccidi” politicamente Salvini, spiega a deputati e senatori dei 5S che se si va alle elezioni la metà resta a casa, racconta a Grillo che è ora di dare una lezione a Di Maio che non solo ha fatto perdere faccia e voti ai 5S per sudditanza a Salvini ma che ora è anche tentato di andare a Palazzo Chigi per fare un favore al capo leghista principale “killer” del consenso dei 5S.
Grillo, che scemo non è, capisce e canonizza Conte definendolo un “elevato”. Il segnale del Garante dei 5S è chiaro: signori, si cambia, è Conte e non l’inutile e Salvini-dipendente Di Maio l’uomo su cui puntare.
Il cerchio sta per chiudersi. Zingaretti è disponibile al governo con i 5S ma insiste perché Conte si faccia da parte per dimostrare di aver ottenuto un cambio di marcia. Ma a questo punto succedono due cose: Di Maio coglie la palla al balzo e pone la pregiudiziale: o Conte o niente, sicuro che il PD dirà di no e lui tornerà con Salvini come presidente del Consiglio.
Ma “accà, nisciuno è fesso”… e il telefono di Zingaretti impazzisce. Tutti gli spiegano che dire no a Conte è una trappola e gli dicono: molla su Conte, se no salta tutto e fai il gioco di Salvini-Di Maio. Zingaretti che è più malleabile dell’oro, lascia correre: via libera a Conte, ma umiliamo Di Maio togliendogli la vicepresidenza del consiglio e un ministero con grande gioia di Fico e Grillo che mettono in guardia Di Maio: non metterti di traverso se no sei finito. Di Maio china il capo. Trump, che non ha ben capito cosa è successo, benedice “Giuseppi Conte”. Con i tempi stretti imposti da Mattarella, il governo fa i primi vagiti.
L’Europa applaude e promette: sapremo esservi riconoscenti. Salvini perde le staffe e capisce che i suoi guai cominciano adesso:inchieste varie, difficoltà interne alla Lega, perdita di poltrone e di felpe della Polizia; insomma, vacche magre.
Di Maio paga pegno e si prende il ministero più prestigioso ma che rischia di fargli fare le peggiori figure.
Zingaretti porta a casa i ministeri principali: Economia, Infrastrutture, Difesa e un tecnico che ha sensibilità umanitarie all’Interno, in più il Commissario europeo nella figura autorevole di Gentiloni, con belle deleghe.
Meglio di così…..
L’Europa tira un sospiro di sollievo.
Conte è contento, Renzi abbozza, ma la partita gli è scappata di mano, Zingaretti pensa alle regionali, Di Maio si lecca le ferite e Grillo torna a sentirsi quello che davvero comanda, più di Rousseau e meglio di tanti sprovveduti sanculotti o Robespierre da strapazzo, guatemalchechi o fuorigrotteschi.
E l’Italia va….