mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Società

La questione delle pari opportunità nella nostra Carta costituzionale e conseguenze degenerative per violenze fisiche e morali sulle donne

È un atavico problema quello delle pari opportunità nonostante le tante buone volontà normative, progettuali e comportamentali che, spesso, invece di appianare  le posizioni uomo-donna, hanno inasprito conflitti ed aumentato il divario di tutele di fatto, sia della persona più debole, sia del rapporto di coppia e della prole. Le conseguenze di natura economica, patrimoniale ed affettive ne fanno scaturire, spesso, imprevedibili reazioni di offese materiali irreversibili nei confronti di uno o più componenti del nucleo familiare.

Perché tutto questo e perché non si riesce a prevenire in tempo tali atteggiamenti degenerativi fino a comportare, persino, l’eliminazione fisica del coniuge, della prole e, spesso anche dell’autore medesimo, col suicidio?

Mancano tanti strumenti o rimedi e, spesso, quelli che vengono adottati si rivelano inadeguati, intempestivi o, addirittura, nocivi alla causa da risolvere. I conflitti, normalmente, assumo colorazione e procedure diverse a secondo del livello sociale e culturale delle persone interessate, delle rispettive agiatezze e garanzie per il prosieguo di una vita dignitosa e decorosa.

La perdita della potestà genitoriale, l’affido, l’assistenza condivisa, la perdita della dimora abituale, del lavoro e l’eventuale interdizione dai pubblici uffici, nonché la restrizione della libertà personale, spesso, si rivelano le cause e non gli effetti di tante tragedie umane.

La società è, per sua stessa natura, dinamica, in movimento, continuamente in evoluzione e mutamenti; cambiano le persone sostituite anche con le nuove generazioni ed ogni persona è portatrice del suo bagaglio di interessi e di novità: Lo scambio culturale interno e quello esterno al Paese, con la globalizzazione ed i sistemi di comunicazione ed informazione di ogni tipo ne sono elementi fondamentali ed interessanti.

Mutano i costumi, mutano le esigenze, mutano le aspettative, muta lo stesso ecosistema nel quale viviamo, spesso per opera dell’uomo, favorendo la trasmigrazione dalla campagna alla città, lo spopolamento dei paesi disagiati e scarsi di servizi e con sofferenti condizioni abitative. Tutto ciò porta, spesso, inconsapevolmente, ad un degrado della nostra qualità della vita quotidiana con riflessi sulla nostra salute, sul nostro sistema immunitario, con un aggravio non indifferente sul sistema sanitario nazionale, oggi ben noto a tutti a causa del fenomeno pandemico, noto come Covid-19, che ha messo in discussione molto del nostro fumoso progresso, rivelatosi costruito su piedi d’argilla. 

E quando viene meno la serenità, la salute, il lavoro e, quindi le risorse economiche necessarie, nei rapporti familiari si sprigionano turbolenze, agitazioni e conflitti che possono avere epiloghi inaspettatamente  drammatici.

Quali le concause tra tutti questi singoli aspetti e le problematiche riguardanti la rincorsa alle pari opportunità, nel rapporto di coppia, nel lavoro, nei rapporti sociali e nella stessa pacifica convivenza?

Sicuramente l’ambiente territoriale ed i rapporti di buon vicinato sono determinanti ed i primi disagi nascono tra le mure domestiche anguste, scarsamente accoglienti e poco confortevoli che fungono tantissimi,  da dormitori e non come godimento di luoghi nei quali consentire aree adeguate per le quotidiane attività ricreative per i bimbi, comprese quelle  post scolastiche, per il godimento di quelle necessarie tranquillità familiari fondamentali nelle varie fasi educative, in concorso con una adeguata  e socializzante  didattica scolastica.

Lo svuotamento dei centri urbani, la mancanza di servizi, di esercizi commerciali di generi di prima necessità giornaliera, di servizi scolastici dell’infanzia e delle scuole dell’obbligo a distanze decenti, moltiplicano le sofferenze in seno alla famiglia, con una serie di disagi e di costi notevoli che non tutti possono sostenere se non in presenza di un doppio reddito. Ma il doppio reddito, nel mentre contribuisce ad elevare l’indipendenza economica della coppia, la realizzazione sociale di entrambi i coniugi, compresa l’auspicata aspettativa di poter conseguire ruoli apicali nel proprio ambito, si rivelano spesso solamente sogni irrealizzabili per la donna nonostante la tutela costituzionale di cui all’articolo 37 nell’affermare che: 

“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità  di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.” Prosegue disponendo che: “Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguate protezione.” 

Il Costituente è stato molto preciso ed anche pignolo a considerare i veri aspetti e le  problematiche che viaggiano a fianco della donna, dopo aver affermato che “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.” Affermazione di buon senso oltre che sacrosanto  principio legittimo.

Sembra, comunque, quasi affermare che per la donna il lavoro fosse l’eccezione e non la regola; ed in caso di donna lavoratrice, afferma due concetti singolari che fanno tanto riflettere e cioè che il lavoro deve essere tale da consentire alla donna: a) l’adempimento della sua essenziale funzione familiare; b) assicurare alla madre ed al bambino una speciale adeguata protezione. Ci si domanda quali possano essere i compiti per assolvere quanto richiesto nella lettera a) e quale tipo di lavoro sia compatibile per assolvere gli altri compiti di madre.

Nel caso svolga attività lavorativa, a parità di lavoro del lavoratore, competono alla donna  le stesse retribuzioni. È sicuramente un Costituente sensibile al ruolo sociale della donna lavoratrice  da proteggere ad ogni costo, ma, evidentemente, ci troviamo di fronte ad un legislatore che si è poco impegnato a realizzare questo principio di grande rilevanza sociale e vitale per l’atavica questione delle pari opportunità.

È difficile ed opinabile elencare i compiti della donna in questo adempimento essenziale della funzione familiare, forse la donna stessa potrebbe soccorrere a chiarirlo, ma molto delicato ed anche non condivisibile per la generalità delle donne, specie in base al tipo di lavoro ed al tempo giornalmente ad esso dedicato, senza nuocere alle aspettative economiche, di soddisfazioni personali e  proiezione di carriera. 

Per l’uomo la strada sembra non avere alcun tipo di ostacolo, benché la sua attività, le sue soddisfazioni, la sua carriera traggano vitale sostegno da un antico motto quale quello secondo cui si afferma che: “Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”. In che modo gratificare lo svolgimento di questo ruolo?

La pari dignità sociale e le pari opportunità dei coniugi devono, altresì, tenere conto anche dei loro diritti e doveri sanciti nell’articolo 143 del codice civile che così afferma: “Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti ed assumono gli stessi doveri.

Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione.

Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.”

In sintesi, come accaduto di recente per una elevata funzione sociale, il coniuge ha detto “NO” a seguire in altra località l’altro coniuge il quale, per non mettere in discussione l’unita della famiglia, vi ha rinunciato. Le pretese opportunistiche di visioni diverse, spesso, cozzano con l’armonia familiare e se ne verificano sgretolamenti anche insanabili e dolorosi. L’articolo 3 della Costituzione si impegna nell’affermare che: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

I rimedi legislativi fino ad ora posti in essere non sono stati sufficienti a garantire una completa pari opportunità di fatto tra uomo e donna e non sarà facile senza sacrificare altri diritti ed aspettative, specie nel rapporto di coppia, da ambo le parti.

Più diligenza del buon padre di famiglia più tutele della donna lavoratrice per il recupero del…”l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”, più la società sarà sana, unità, compatta, solidale e non l’uno contro l’altra in concorrenza sfrenata per i posti di comando e di vertice esterni alla famiglia.  

La storia qualifica la donna regina della casa, del focolare domestico, ma la casa è diventata sempre più angusta, il focolare è stato soppresso e la coppia, la moglie, la prole vivranno e cresceranno sereni, felici e contenti con zero violenza sulle donne se la tranquillità, l’agiatezza ed il  reciproco rispetto dei differenti ineludibili ruoli dentro e fuori le mura domestiche e sui posti di lavoro, saranno corroborati da adeguate, opportune e sistematiche informazioni, comunicazione e formazione, requisiti fondamentali per una pacifica e duratura convivenza sociale e per la coppia ed i figli.

La violenza di ogni tipo è il demone della società comunque, ovunque e verso chiunque è esercitata. I nostri rappresentanti politici ed istituzionali hanno il dovere morale e giuridico di impedirla e, sopratutto di non esserne arbitri o protagonisti.

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