Mai come quest’anno, sono emersi trend a parere di molti inarrestabili (da un punto di vista della transizione, per quanto riguarda i rendimenti finanziari è bene ricordare che i rendimenti passati o in corso non sono mai indice di quelli futuri): la Tecnologia, la lotta all’impatto ambientale, l’ESG, la transizione energetica, le energie rinnovabili. Tutti temi, o trend, legati tra loro da un filo sottile: innovazione nella tecnologia applicata alle nuove forme di lavoro, di produzione, di acquisto dei beni. Le aziende che certificano di non impattare sull’ambiente, che mettono “in chiaro” tutti i passaggi di produzione, che hanno attenzione alla sostenibilità nei loro bilanci, richiamano investimenti, questo è ormai chiaro. Dopo il discorso della von der Leyen sulle energie rinnovabili è apparso anche ai meno avveduto quanto sta accadendo in termini di investimenti in questo settore.
Certo, nonostante la flessione dell’ultimo mese, le performance da inizio anno registrate dalle attività difensive, in particolare oro e titoli governativi, confermano queste asset class come strumenti di protezione da rischi di varia natura. Il recupero delle attività rischiose risulta meno lineare e generalizzato dei mesi primaverili, per l’impatto sulle valutazioni della riemersione dei rischi sanitari e della presenza di alcune incertezze politiche (es. elezioni USA, Brexit, entità dei pacchetti fiscali di supporto all’economia); rimangono a favore la continuità del sostegno di politica monetaria e il miglioramento dei dati economici.
In questo quadro di transizione,la transizione energetica,dal vecchio paradigma alle energie rinnovabili sembra essere prioritario ed è uno dei motori che potrebbe dare nuovo impulso all’economia. Il motore risiede nella speranza per il futuro: la speranza di consegnare ai propri figli e alle generazioni future, un pianeta più vivibile, proteggendo fin da subito l’ecosistema esistente. Anche grazie all’accordo di Parigi, raggiunto nel dicembre 2015 e applicabile dal 2020, nel medio termine le previsioni per l’aumento di fonti di energia pulita sono in crescita, in particolare le stime sul settore eolico e fotovoltaico sembrano nettamente più alte che in passato. Investire in energie rinnovabili e produrre energia pulita con pale eoliche, impianti di cogenerazione a biomassa, centrali idroelettriche e impianti solari, vuol dire ridurre l’emissione di sostanze nocive, minimizzando l’impatto dei cambiamenti climatici per lasciare alle prossime generazioni un’ambiente più sano e meno inquinato.
L’accordo di Parigi stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC. Inoltre punta a rafforzare la capacità dei paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi.
L’accordo di Parigi è il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottato alla conferenza di Parigi sul clima (COP21) nel dicembre 2015.
Come sappiamo, il comparto petrolifero è stato tra i primi (forse anticipato solo dal traffico aereo) ad andare in sofferenza per la crisi del Covid 19. Lo stop alle attività produttive, che ha abbattuto la domanda di energia, si è sommato ad altri elementi: “In ambito educativo, è accaduto lo stesso con la chiusura delle scuole e la formazione a distanza. Si è verificata una riduzione generale della mobilità senza precedenti nel dopoguerra”, rimarca Cancarè. Ma, come non bastasse, nelle prime settimane di pandemia a questi aspetti si sono aggiunti fattori endemici al mondo oil: l’iniziale distanza tra Paesi Opec e alleati (in primis la Russia) nel concordare livelli di produzione in grado di riequilibrare l’offerta di greggio rispetto alla domanda in contrazione ha portato a scossoni inevitabili sui prezzi. Ancora ci sono nella memoria i grafici con il barile di petrolio texano che scivola in territorio negativo, con i ‘venditori’ pronti a pagare gli acquirenti purché ritirassero la merce dagli stock ormai saturi.
Lo scenario di una nuova economia sostenibile rappresenta un’opportunità di crescita per le aziende che sapranno cogliere il cambiamento e adeguare i processi industriali. La domanda di soluzioni intelligenti legate all’acqua, per esempio, è già oggi un’enorme opportunità di mercato, secondo una recente relazione del Global Compact dell’ONU, che stima come il mercato definito smart water possa valere 20,1 miliardi di dollari entro il 2021. Senza contare la gestione dei rifiuti, che non vengono più considerati solo come scarti, ma come risorse da trasformare e reintrodurre sul mercato.
Transizione energetica è solo una delle ultime espressioni che hanno fatto il loro ingresso nel linguaggio finanziario ed economico più in generale. Si parla sempre più di transizione verso una energia che sia davvero pulita, cioè rispettosa dell’ambiente, capace di non pesare ulteriormente sul cambiamento climatico in atto nonostante i negazionisti… Ma sotto il profilo finanziario, per l’investitore alla ricerca di nuovi settori attraverso cui fare profitto cosa significa per questi transizione energetica e perché dovrebbe prenderla seriamente in considerazione?
La trasformazione energetica deve essere al centro dell’agenda per una ripresa sostenibile post Covid e le energie rinnovabili devono essere la spina dorsale di questa ripresa. I posti di lavoro nelle sole energie rinnovabili potrebbero arrivare infatti a 30 milioni nel 2030.
Il nuovo Rapporto, Post-COVID recovery: An agenda for resilience, development and equality, realizzato da Irena, l’ Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, delinea un’azione di stimolo immediata per i prossimi tre anni (2021-2023), nonché misure per una prospettiva di recupero a medio termine per il 2030.. Fornisce, inoltre, approfondimenti e raccomandazioni pratiche per i governi che stanno mettendo in campo investimenti e azioni politiche per le economie post-COVID-19. Il rapporto mostra che, su base annua, aumentare la spesa pubblica e privata di energia a 4,5 trilioni di dollari all’anno aumenterebbe l’economia mondiale di un ulteriore 1,3%, creando 19 milioni di posti di lavoro aggiuntivi legati alla transizione energetica entro il 2030 e osserva che ogni milione di dollari investiti in energie rinnovabili creerebbe tre volte più posti di lavoro rispetto ai combustibili fossili.
“Le energie rinnovabili, durante l’attuale crisi – ha dichiarato Francesco La Camera, direttore generale di Irena – hanno dimostrato di essere le fonti di energia più resilienti. Questa evidenza dovrebbe consentire ai governi di prendere decisioni di investimento immediate e risposte politiche per superare la crisi. Visti gli odierni recovery plan dei governi, Irena utilizza il suo mandato globale sulle transizioni energetiche per informare il processo decisionale in questo momento critico, restando sulla rotta verso un sistema completamente decarbonizzato entro il 2050”.
Il Rapporto sottolinea che raddoppiare gli investimenti annui nella transizione per portarli a 2 trilioni di dollari nei prossimi tre anni costituirà uno stimolo efficace e in grado di moltiplicare gli investimenti del settore privato. La riforma dei prezzi dei combustibili fossili, il ritiro dei fossil fuel assets, la messa in atto di finanziamenti verdi e di piani di salvataggio e gli investimenti strategici nella transizione energetica devono, dice il Rapporto, costituire delle priorità immediate. Un investimento annuo di 2 trilioni di dollari potrebbe portare in tre anni alla crescita del PIL globale dell’1% e alla creazione di 5,5 milioni di posti di lavoro legati alla transizione energetica.
Irena sottolinea che politiche di sostegno, sia a livello industriale che in materia di posti di lavoro, sono necessarie per trarre pienamente vantaggi dalle capacità e dalle competenze locali e creare delle industrie e dei posti di lavoro lungo tutta la catena di valore. Ogni strategia di rilancio deve includere delle soluzioni innovative e delle tecnologie emergenti come l’idrogeno verde, che permetteranno di arrivare a un sistema di energia netta zero. Investendo nella commercializzazione di queste nuove tecnologie, i governi e le imprese potranno assicurare una crescita sostenuta a lungo termine.
Per il Rapporto, la produzione di energia da fonti rinnovabili diventerebbe la spina dorsale dei futuri mercati dell’energia, supportata da settori legati alla transizione come lo stoccaggio di energia. Ma, insieme all’efficienza energetica, devono essere aumentati anche il riscaldamento e il raffreddamento con rinnovabili. Il rinnovamento dei trasporti basati sulle energie rinnovabili può essere irrobustito grazie agli incentivi ai veicoli elettrici e ai continui investimenti nelle infrastrutture (comprese reti intelligenti e stazioni di ricarica per i veicoli elettrici), nonché nuove soluzioni per i carburanti.