Gli uomini sono i più colpiti compresi gli adolescenti e i giovani, poi l’impennata si è registrata tra i maschi che fanno sesso con i maschi. Non è il Coronavirus ma sono le “Infezioni Sessualmente Trasmesse” (IST) che sono aumentate del 40% negli ultimi anni dal 2000 al 2018 e rimangono in costante aumento soprattutto nella popolazione maschile.
In alcuni gruppi le infezioni sono addirittura raddoppiate o triplicate. È quanto emerge dai dati appena aggiornati ed elaborati dal Centro Operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore della sanità. L’impennata dei casi di infezione dal 2000 al 2018 riguarda soprattutto la Chlamydia trachomatis, con una percentuale del 30% più nel 2018 rispetto all’anno precedente. I casi di infezione da Chlamydia trachomatis riguardano i giovani tra i 15 e i 24 anni che mostrano una prevalenza di infezione tripla rispetto ai soggetti di età superiore. In aumento anche la gonorrea, i cui casi di infezione sono raddoppiati negli ultimi tre anni. La classifica delle infezioni sessuali si apre con i condilomi ano-genitali, triplicati rispetto al 2000, si sono invece stabilizzati, secondo la ricerca, negli ultimi quattro anni probabilmente grazie alla vaccinazione anti HPV.
La sifilide è raddoppiata nel 2018 rispetto al 2000 negli uomini eterosessuali e nelle donne. Il caso più eclatante di crescita esponenziale è tra i “Msm”, ossia maschi che fanno sesso con maschi, dove si è assistito a un incremento delle infezioni di circa dieci volte. Sono in lieve aumento anche l’herpes genitale e altre infezioni sessuali. Unica buona notizia che la prevalenza di HIV appare in diminuzione dopo il picco del 2016. Ciononostante nel 2018, tra le persone con una “Infezioni Sessualmente Trasmesse” è confermata, la prevalenza di HIV è stata circa cinquantacinque volte più alta di quella stimata nella popolazione generale italiana. “Questi risultati”, si legge nella nota che accompagna lo studio, “confermano come le persone con IST costituiscano una popolazione ad alto rischio per HIV e sottolineano l’urgenza di una proposta attiva del test HIV alle persone che afferiscono ai centri Infezioni sessuali”. Inoltre c’è da considerare che in Italia gonorrea e sifilide Italia e pediculosi del pube sono le uniche Infezioni sessualmente trasmesse (Ist) a notifica obbligatoria per le quali sono disponibili dati nazionali.
Per sopperire alla mancanza di dati sulle altre infezioni e in accordo con le direttive di organismi internazionali in tema di sorveglianza e controllo delle “Ist”, in Italia sono stati attivati due sistemi di sorveglianza sentinella delle Infezioni, entrambi coordinati dal Centro Operativo AIDS (Coa) dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). La Sorveglianza clinica si basa sulla collaborazione di una rete sentinella di 12 centri clinici pubblici altamente specializzati nella diagnosi e nella cura dei soggetti con Ist. I centri segnalano le persone sintomatiche con una prima diagnosi clinica di Ist (primo episodio), confermata, ove previsto, da appropriati test di laboratorio, e raccolgono informazioni socio-demografiche, comportamentali e cliniche, nonché offrono a tutte le persone il test HIV. Negli anni questo sistema ha consentito di conoscere l’andamento delle diagnosi di diversi quadri di Ist in Italia, nonché di valutare la diffusione dell’infezione da HIV nelle persone con una nuova IST, soprattutto in popolazioni ad alto rischio (stranieri, giovani, maschi che fanno sesso con maschi).
La Sorveglianza di laboratorio, attiva dal 2009, nata dalla collaborazione tra il CoA e il Gruppo di lavoro Infezioni Sessualmente Trasmesse (Glist) dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (Amcli), si basa sulla collaborazione di una rete sentinella di 13 laboratori di microbiologia clinica. I laboratori segnalano i nuovi casi di infezione da Chlamydia trachomatis, da Trichomonas vaginalis e da Neisseria gonorrhoeae in persone che si sottopongono a test di laboratorio per una o più di queste infezioni, a prescindere dalla presenza di sintomi specifici, segnalando sia i risultati positivi che negativi all’identificazione del patogeno. Per ogni individuo, i laboratori di microbiologia clinica possono segnalare l’eventuale identificazione anche di più di un patogeno e raccolgono alcuni dati socio-demografici, clinici e comportamentali. Ai laboratori pervengono campioni biologici di provenienza diversa, che riflettono un’utenza territoriale molto più ampia e meno selezionata rispetto a quella della Sorveglianza clinica per le IST, dove i centri clinici concentrano invece una popolazione sintomatica con comportamenti ad alto rischio.
“Questi sistemi di sorveglianza sentinella”, si fa presente nella relazione, “non hanno una copertura nazionale e quindi non segnalano il 100% dei soggetti con IST presenti in Italia, ma assicurano stabilità e costanza nell’invio dei dati, permettendo di misurare nel tempo la frequenza relativa e gli andamenti temporali delle singole IST, nonché di valutare i fattori di rischio associati. La standardizzazione e omogeneità dei dati raccolti dai due sistemi permette l’aggregazione e l’analisi dei dati nonché l’invio di questi allo European Centre for disease Prevention and Control (Ecdc) per integrarli e confrontarli con quelli delle altre nazioni europee”.