La sentenza della Corte costituzionale sulle norme adottate durante la gestione della pandemia da Covid-19 segna, sul piano giuridico, un punto fermo definitivo. La Consulta ha infatti respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate contro l’impianto delle misure emergenziali, compreso l’obbligo vaccinale e le conseguenze sul rapporto di lavoro per chi sceglieva di non rispettarlo, riconoscendone la piena conformità alla Costituzione. A commentare la decisione è la vicepresidente del Senato e senatrice del Movimento 5 Stelle, Mariolina Castellone, che parla di una pronuncia destinata a mettere fine a “anni di strumentalizzazioni politiche e di sciacallaggio” e di una narrazione costruita, a suo giudizio, “sulla pelle dei cittadini”. Secondo Castellone, la Corte ha stabilito in modo chiaro che le misure adottate durante la pandemia erano “legittime, proporzionate e coerenti con la Costituzione”.
Nel motivare la propria decisione, la Consulta ha ribadito che gli interventi emergenziali erano temporanei, fondati su esigenze di sanità pubblica e ispirati al principio di responsabilità individuale verso la salute altrui. “Non c’è stata alcuna violazione dei diritti fondamentali”, sottolinea la senatrice, ma l’applicazione di regole finalizzate alla tutela della sicurezza collettiva in una fase eccezionale della vita del Paese.
Paure e sospetti
Castellone evidenzia inoltre come, negli anni successivi alla fase più acuta dell’emergenza, una parte del dibattito politico abbia alimentato paure e sospetti, arrivando a mettere in discussione il lavoro di medici, operatori sanitari e istituzioni e persino la sicurezza e l’efficacia dei vaccini. Una lettura che, secondo la sentenza, non trova riscontro giuridico: la Corte chiarisce che chi ha scelto di non adempiere agli obblighi di prevenzione sanitaria ha compiuto una scelta individuale legittima, ma non priva di conseguenze sul piano lavorativo. “Non c’è stata alcuna punizione arbitraria”, ribadisce Castellone, “ma l’applicazione coerente di regole poste a tutela della sicurezza collettiva”. Una decisione che, conclude la senatrice, “restituisce dignità e verità a una stagione difficile, nella quale lo Stato ha fatto ciò che doveva fare: difendere la salute pubblica”, invitando la politica ad archiviare definitivamente le polemiche e a riconoscere che la gestione della pandemia non è stata una deriva autoritaria, ma un atto di responsabilità verso il Paese.



