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Papa Leone XIV ai leader mondiali: “Diano ascolto alle persone in difficoltà”

Nel Giubileo dei poveri il Pontefice richiama chi governa alla responsabilità e invita la comunità a spezzare l’isolamento sociale. All’Angelus il messaggio sulla fiducia: “Quando tutto sembra oscuro la fede illumina il cammino”
lunedì, 17 Novembre 2025
3 minuti di lettura

Papa Leone XIV ha celebrato ieri la Messa per il Giubileo dei poveri nella Basilica di San Pietro, dopo un saluto a braccio ai fedeli riuniti in piazza. Fin dall’inizio dell’omelia ha rivolto un appello diretto ai responsabili politici: “Esorto i capi degli Stati e i responsabili delle nazioni ad ascoltare il grido dei più poveri”.

Un richiamo che il Pontefice ha collegato alla necessità di garantire giustizia a chi vive condizioni di deprivazione: “Non ci potrà essere pace senza giustizia e i poveri ce lo ricordano in tanti modi”. Il Santo Padre ha descritto la povertà come un fenomeno che attraversa la società nel suo insieme: “Il loro migrare e il loro grido spesso soffocato dal mito del benessere mostrano che molti vengono lasciati al proprio destino”, ha detto, indicando nella risposta ai bisogni concreti un dovere collettivo.

Ha ringraziato gli operatori della carità e i volontari: “A loro esprimo gratitudine e incoraggiamento. Siano sempre più coscienza critica della società”. Ha poi chiarito il senso ecclesiale dell’impegno verso gli ultimi: “La questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede. Per noi essi sono la stessa carne di Cristo e non una categoria sociologica”.

Il Vescovo di Roma ha poi invitato i cristiani a non chiudersi in atteggiamenti individualistici: “Non dobbiamo vivere una vita ripiegata su noi stessi. Cercare il Regno implica il desiderio di trasformare la convivenza umana in uno spazio di fraternità e dignità per tutti”. Ha aggiunto un avvertimento: “È sempre dietro l’angolo il pericolo di vivere come viaggiatori distratti, noncuranti della meta e disinteressati verso quanti condividono il cammino”.

Dalla parte dei deboli

Riferendosi alla tradizione biblica, Prevost ha sottolineato un tratto costante: “La Scrittura narra un Dio che è sempre dalla parte del più piccolo, dell’orfano, dello straniero e della vedova”. Ha rivolto ai presenti un messaggio diretto: “Desidero trasmettere le parole irrevocabili di Gesù: ‘Dilexi te – Io ti ho amato’”. Ha poi definito il ruolo della comunità ecclesiale: “La Chiesa vuole essere madre dei poveri, luogo di accoglienza e di giustizia”. Un passaggio centrale dell’omelia ha riguardato la solitudine, indicata come tratto comune a molte forme di povertà: “Il dramma trasversale è la solitudine. Ci sfida a guardare alla povertà in modo integrale”. Secondo il Pontefice, non bastano risposte immediate a bisogni urgenti; occorre un impegno costante: “Dobbiamo sviluppare una cultura dell’attenzione per rompere il muro della solitudine”. Ha quindi invitato i fedeli a praticare l’attenzione nelle relazioni quotidiane: “Siate attenti all’altro, là dove vivete e lavorate, fino ai margini e negli spazi digitali”.

Il Papa ha quindi affrontato anche la questione dei conflitti nel mondo: “Gli scenari di guerra sembrano confermarci in uno stato di impotenza. Ma la globalizzazione dell’impotenza nasce dal credere che la storia non potrà cambiare”. Ha indicato nel messaggio evangelico una direzione diversa: “Il Vangelo dice che negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci. La comunità cristiana deve essere segno vivo di questa salvezza”.

All’Angelus

All’Angelus Leone XIV ha richiamato l’esortazione di Gesù a non cedere alla paura: “Lui i nvita a non lasciarsi vincere dalla paura”. Ha collegato questo invito all’attualità: “Riceviamo quotidianamente notizie di conflitti, calamità e persecuzioni. Ma l’aggressione del male non può distruggere la speranza di chi confida in Lui”. Ha proseguito con un’immagine che sintetizza il suo messaggio: “Più l’ora è buia, più la fede brilla”. Il Papa ha quindi ricordato che le persecuzioni possono assumere forme diverse: “Non accadono solo con le armi, ma anche con le parole, con la menzogna e la manipolazione ideologica. In queste situazioni siamo chiamati a dare testimonianza alla verità, alla giustizia che riscatta i popoli, alla speranza che indica la via della pace”.

Ha poi insistito sulla promessa di Cristo: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”, indicando nella perseveranza la forza per affrontare il dolore e gli eventi minacciosi.

Dopo l’Angelus

Dopo la preghiera Sua Santità ricordato le comunità cristiane che subiscono violenze in Bangladesh, Nigeria, Mozambico, Sudan e altri Paesi. Ha espresso dolore per il massacro di civili nel Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo: “Preghiamo che cessi ogni violenza”. Ha richiamato l’attenzione sugli attacchi in Ucraina: “Seguo con dolore le notizie degli attacchi a Kiev e in altre città. Non possiamo abituarci alla guerra e alla distruzione”.

Ha rivolto un pensiero alle vittime dell’incidente stradale in Perù e ha ricordato la beatificazione di don Carmelo De Palma a Bari.

Infine ha ricordato le vittime degli incidenti stradali e ha invitato a un “esame di coscienza”.

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