Quanto recapitato dai carabinieri a Meloni e agli altri membri del governo non era, ci dice l’Associazione nazionale magistrati, un avviso di garanzia che è regolato dall’art. 369 c.p.p. e che prevede questo tipo di comunicazione all’indagato quando il Pubblico Ministero deve procedere a qualche atto in cui sia necessaria la presenza dell’indagato e del suo avvocato, ma semplicemente la comunicazione che Meloni e gli altri erano stati iscritti nel registro degli indagati. L’articolo 355 c.p.p. prescrive che il Pubblico Ministero ricevuta una notizia di reato iscriva l’indagato in un registro tenuto presso la propria segreteria. Il Pubblico Ministero non è tenuto a comunicare alcunché; è il cittadino che può fare richiesta per sapere se è stato iscritto in questo registro. Comunicarlo mediante recapito dei carabinieri a Palazzo Chigi non sembra un atto molto riservato. L’ANM ci dice che questa iscrizione era un atto dovuto. Sembrerebbe che l’istituto della archiviazione non esista più. Eccome invece se esiste! ed è regolato dagli articoli 408, 411 e 415 del c.p. p. O ci vogliono far credere che se qualsiasi cittadino fa un esposto contro qualcuno quest’ultimo viene sempre iscritto nel registro degli indagati e il giorno dopo i carabinieri gli arrivano a casa con la comunicazione? “ma mi faccia il piacere” direbbe Totò. Una celebre scrittrice di gialli diceva che due indizi fanno un sospetto e tre fanno una prova. Vediamo dunque in questo caso
Primo indizio: Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario i magistrati nel corso dell’intervento del rappresentante del governo gli volgono le spalle ed escono dall’aula. Per molto meno i pallanuotisti italiani che avevano volto la schiena agli arbitri nel corso delle ultime olimpiadi sono stati sanzionati per comportamento irriguardoso
Secondo indizio: il quotidiano Domani pubblica notizie riservate forse provenienti dalla procura di Roma sul Capo di Gabinetto della Presidente del Consiglio
Terzo indizio: Il procuratore capo del Tribunale di Roma riceve un esposto da un avvocato noto per essere stato difensore di esponenti mafiosi e per essere stato membro di un governo in quota dell’effimero partito fondato da Di Pietro e senza se e senza ma iscrive mezzo governo nel registri degli indagati e ne fa comunicazione ai medesimi con l’invio di carabinieri nelle sedi istituzionale.
Quarto indizio: si tratta dello stesso magistrato che ha sostenuto l’accusa contro Salvini.
Io non sono uno scrittore di gialli e per me gli indizi sono solo indizi. Sono però un buon cattolico e come il Divo Giulio ritengo che “a pensar male si fa peccato….” Remo Gaspari che un pochino si intendeva di strategie politiche riteneva che non si debba compiere una azionese non si ha la ragionevole certezza che vada a buon fine. Presentare una mozione di sfiducia al governo, se non si hanno i voti, ricompatta la maggioranza e mostra la debolezza della opposizione. Cosa ci azzecca con il nostro casi direbbe Di Pietro. Ci azzecca ci azzecca invece. Questi foglietti consegnati dai carabinieri sembrano proprio una mozione di sfiducia contro il governo che:
- A: non produrranno alcun effetto perché anche se si dovesse procedere a richiedere l’autorizzazione a processare i soggetti coinvolti questa richiesta sarebbe respinta dalle Camere di appartenenza. Si tratterebbe in altri termini di una ciambella senza buco o se vi piace dipiù di un buco nell’acqua!
- B: “or non è più quel tempo e quell’età” direbbe Carducci. La magistratura non ha più quella credibilità popolare come durante mani Pulite e questa storia rischia di compattare intorno alla maggioranza del governo anche la maggioranza dei cittadini che voteranno il referendum confermativo della riforma della Magistratura.
Governo ora più credibile
Per passare alle conclusioni voglio dire che per me si tratta di un concatenamento di circostanze che danno una impressione diversa dalla realtà; un concatenamento fortuito però fortunato per il Governo perché ne rafforza la propria credibilità.