lunedì, 14 Ottobre, 2024
Ambiente

Scoperti vulcani sconosciuti nel Mediterraneo

Recuperati campioni di lava tra l’isola di Linosa e la Sicilia

Tre grandi vulcani sottomarini, vari fenomeni di idrotermalismo e il relitto di una nave, sono stati scoperti nel corso di una spedizione scientifica internazionale (M191 SUAVE), condotta a bordo della nave tedesca METEOR. I nuovi vulcani misurano almeno 6 chilometri in larghezza e si elevano per oltre 150 metri sul fondo mare circostante: essi si aggiungono a una serie di altri coni vulcanici scoperti dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) nel 2019, nell’area marina compresa tra Mazara del Vallo e Sciacca.

Rilevato anche un relitto

 Il relitto è stato rilevato grazie alla mappatura dei fondali condotta nel corso della campagna e la sua posizione è stata segnalata alle autorità marittime italiane. Si tratta di una nave lunga 100 metri e larga 17 metri adagiata a una profondità di 110 metri sul “Banco Senza Nome”, situato all’incirca a metà strada tra l’isola vulcanica di Linosa e la Sicilia. I ricercatori a bordo hanno esplorato il fondale marino in vari settori del Canale di Sicilia utilizzando escandagli, magnetometri e un sistema di sismica ad alta risoluzione. Nel corso della campagna di ricerca sono stati anche raccolti campioni di lave e depositi “piroclastici” da vari vulcani sottomarini, alcuni dei quali già noti da indagini indirette.

Incredibile scoperta

Giulia Matilde Ferrante, ricercatrice della Sezione di Geofisica dell’Ogs che ha partecipato alla spedizione, ha spiegato che “ueste informazioni saranno fondamentali per ricostruire la storia geologica di una delle regioni più complesse del Mediterraneo centrale dove, a partire da circa 4-5 milioni di anni fa, si è sviluppato un sistema di profonde fosse legate a processi tettonici di tipo estensionale, che tecnicamente chiamiamo “rift”, che non hanno portato però alla formazione di crosta oceanica.” Secondo Jonathan Ford, anch’egli nel gruppo di ricerca è da ritenersi “incredibile scoprire ancora oggi nuovi elementi geologici in un mare, come il Mediterraneo, solcato da millenni da ogni tipo di imbarcazione. Questo mostra in maniera evidente quanto siano ancora poco conosciuti i fondali marini, anche in prossimità delle coste.”

Verificate errori nelle mappe

 Le ricerche condotte hanno anche permesso di evidenziare la presenza di alcuni grossolani errori nelle mappe batimetriche esistenti: in particolare si è visto come alcuni rilievi sommersi, erroneamente interpretati come “seamounts” o edifici vulcanici, in realtà non esistano. Per questo motivo l’Ogs ritiene che lamappatura ad alta risoluzione dei fondali sia fondamentale e prioritaria non solo per la conoscenza di base, ma anche per aspetti più pratici quali la sicurezza della navigazione e della messa in posa di cavi sottomarini, la valutazione dei rischi legati alla presenza di edifici vulcanici relativamente vicini alle coste, l’analisi dell’evoluzione costiera, e la salvaguardia degli ecosistemi marini”.

Spedizione internazionale

A questa spedizione scientifica, coordinata da Geomar Helmholtz Centre for Ocean Research Kiel (Germania) e proposta congiuntamente da Ogs e Università di Malta, hanno preso parte anche ricercatori del Mabari (Monterey Bay Aquarium Research Institute) degli Sati Uniti, delle Università di Birmingham, Oxford ed Edinburgh (UK), della Victoria University di Wellington (Nuova Zelanda) e dell’Università di Kiel (Germania).

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