Quattro pagine mensili per approfondire i problemi dell’economia nazionale e internazionale, analizzare gli scenari i cambiamenti, con uno sguardo attento al mondo della produzione e del lavoro Non solo attualità ma anche riflessioni su temi di lungo periodo con interviste, testimonianze, dibattiti con studiosi e protagonisti del settore.
Perché uno speciale Economia? Non certo perché pensiamo che la storia dell’umanità si riduca a una sequela di lotte tra individui, classi sociali, stati e “imperi” basata solo sulla logica inesorabile – ammesso che ne esista una – degli interessi economici. Tutt’altro.
Siamo lontani mille miglia dal materialismo economico che ha dominato certa cultura politica dalla seconda metà dell’Ottocento e ha provocato danni mostruosi nelle coscienze, prima ancora che nelle economie e nelle società.
Centralità della persona
Ci ispira un’altra visione, nella quale centrale è la persona umana, intesa sia come individuo che esprime e realizza se stesso nella sua libertà e responsabilità sociale, sia qualunque forma di associazione di persone che voglia dar vita ad iniziative utili al benessere proprio e della collettività.
Sono i principi cui si ispirarono i Padri della nostra Repubblica, quelli che scrissero le regole del gioco della Costituzione e quei leader politici che con saggezza, equilibrio e lungimiranza portarono l’Italia fuori dalla povertà e dalla distruzione della Seconda Guerra mondiale. Crearono le condizioni per un benessere costruito sul lavoro, sulla creatività e sull’iniziativa imprenditoriale, in un quadro di regole in cui lo Stato non si è imposto come un apparato onnisciente che decide al posto degli individui e della società ma come un supporto che aiuta nei momenti di difficoltà e un arbitro imparziale che impedisce abusi da parte degli attori sociali.
Rivedere della globalizzazione
Tante cose sono cambiate in Italia e nel mondo dagli anni Cinquanta. Viviamo oggi in un’epoca interconnessa che fa però i conti con i problemi creati da una globalizzazione sbagliata che ha causato profonde ingiustizie sociali, si è rivelata piena di trappole , di irrazionalità e di inefficienze e ha finito per premiare Paesi che sono ostili per principio al libertà della persona umana.
Piangere sul latte versato ha poco senso. Ma occorre consapevolezza degli errori commessi e andare avanti. E’ sempre un bene che i commerci tra gli Stati siano vivaci perché la cooperazione internazionale è uno dei principali antidoti alle guerre. Lo sviluppo della tecnologia rende oggi impensabile qualsiasi forma di autarchia o di protezionismo. I valori che hanno ispirato la nascita dell’economia di mercato sono sempre validi e vanno solo reinterpretati alla luce delle complessità che di volta in volta emergono.
Ritrovare lo spirito del “miracolo economico”
L’Italia del dopoguerra si è affermata come una potenza economica basata in gran parte sul settore manifatturiero.
Il nostro Paese all’inizio degli anni Sessanta era all’avanguardia in settori strategici come la ricerca di fonti di energia fossili, la ricerca e la produzione dell’energia nucleare, l’innovazione informatica e stava inondando il mondo con i suoi elettrodomestici, le auto, gli scooter, la moda e l’eleganza in un mix di bellezza, genialità e duro lavoro.
Quell’Italia si è persa un po’ per strada, pur continuando a produrre ricchezza e a mantenere posizioni di prestigio soprattutto in settori di nicchia dove le eccellenze italiane sono spesso più conosciute e apprezzate all’estero che in patria. I motivi alla base di questa strana evoluzione del nostro sistema economico saranno uno dei temi che cercheremo di approfondire anche per capire se e come è possibile recuperare e rilanciare lo spirito che fu alla base del miracolo economico. Una nuova spinta propulsiva è indispensabile per ricollocare il nostro Paese in una posizione centrale in un mondo in cui l’aumento del Pil di Paesi come Cia, India, Brasile e Indonesia rischia di marginalizzare protagonisti tradizionali delle economie occidentali.
Investire sull’Innovazione
Cruciale sarà quello che l’Italia riuscirà a fare nell’innovazione in tutti i settori a partire da quelli tecnologici.
Ma non basterà affidarsi alla genialità di poche menti. Bisognerà investire molto e puntare in modo sistematico sulla formazione, sul rientro in Italia delle nostre menti più brillanti, sviluppando una cultura del rischio imprenditoriale soprattutto nei settori innovativi. Investiamo poco e in maniera poco convinta su start-up innovative che fuggono all’estero per implementare le loro idee originali.
Sviluppo in armonia con il creato e giustizia sociale
La creazione di ricchezza, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita, è la precondizione della giustizia sociale. Non si può redistribuire ciò che non si ha. In quest’ottica ognuno deve sentirsi imprenditore di se stesso, impegnato nella sua realizzazione secondo regole di responsabilità e cooperazione sociale e non con criteri di predazione selvaggia.
Di questi temi ci occuperemo mensilmente in questo speciale raccontando le esperienze più significative, facendo parlare i protagonisti, guardando in faccia ai problemi senza ipocrisie e raccogliendo le riflessioni di studiosi la cui cultura non si basa sull’effimero e l’ovvio.
Speriamo di offrire un servizio gradito e utile a tutti voi.
Buona lettura,
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