Questa è la storia di Kira e della morte che l’ha strappata alla sua famiglia per mancanza di assistenza veterinaria. È una storia che dopo aver fatto il giro sui social, è rimbalzata sui giornali, insieme alle parole della sua compagna umana, Martina, sorella 16enne di Mirko (il proprietario legale di Kira) che ricorda quanto sia profondo e salvifico l’amore che si genera nella relazione tra esseri umani e animali.
Questo il racconto di Mirko: “Kira, la nostra cagnolina di 14 anni si è sentita male sabato sera, era insolitamente mogia e inappetente, domenica mattina la porto alla clinica veterinaria Zarcone, che riscontra una condizione clinica di emergenza: Kira ha un problema serio all’addome, bisogna fare lastra e poi operare. I medici si muovono, preparano la sala operatoria e io, nell’onestà a cui mi hanno educato, spiego che non ha soldi per pagare subito l’intervento, ma mi impegno a pagare a rate il prezzo di 1500€ per salvare la vita dell’amata Kira, che vive nella nostra famiglia da quando era una cucciola di due mesi ed è la migliore amica di mia sorella di 16 anni. In clinica tutto si ferma, i medici dicono che loro senza soldi non possono fare lastra e operare. Sono le 9,30 del mattino. Di corsa corro in un’altra clinica, la Himera, dove spiego che sono stato rifiutato dalla clinica precedente perché non ho i soldi per saldare nell’immediato i costi: i medici di questa seconda clinica dicono che il titolare non c’è e loro non possono decidere di operare Kira, che neppure toccano, non le danno neanche qualcosa per il dolore. Chiedo di poter parlare anche al telefono col titolare, ma mi viene negato pure questo. Mia sorella disperata chiede sui social se c’è una clinica che possa salvare il cane e accettare una dilazione di pagamento. La sera arriva da una volontaria Giusy Calvo una soluzione: la clinica Primavera è disposta a visitare e operare Kira. Corro con Kira in macchina verso la clinica, ma durante il viaggio Kira muore. Alla clinica Primavera il veterinario, in lacrime, appura e certifica il decesso di Kira”.
Abbiamo raggiunto al telefono i responsabili delle due cliniche per ascoltare la loro versione dei fatti. La Himera dichiara: “Il cane non è mai arrivato in clinica, noi non lo abbiamo mai visto, il proprietario del cane si è presentato solo, ma il titolare della clinica non era presente e non è stato avvisato da nessuno”. Alla richiesta se avrebbe provveduto a curare il cane, ha risposto che “la clinica ha sempre fatto molta beneficienza”. Mirko, ricontattato, smentisce quanto sostenuto dalla clinica Himera e conferma che il cane è entrato in clinica con lui, non è stato neppure toccato, gli sono state negate visita e cure e che ha persino dimenticato il libretto sanitario di Kira presso la clinica, tanto da essere tornato a prenderlo la sera per portarlo con sé alla clinica Primavera, che aspettava Kira per curarla. Mirko invita, a riprova di quanto dice, a visionare le immagini delle telecamere.
Queste sono invece le parole di Paolo Zarcone, Direttore della Clinica Zarcone:”Mi dispiace molto per la perdita di Kira e se fossi stato presente certamente avrei provato a salvarla, perché le prime cure mediche non si negano a nessuno…le mie indicazioni da direttore sanitario sono: Offrite il primo soccorso, salvate l’animale, stabilizzatelo… poi se il proprietario non può pagare abbiamo le mani legati per tutta la parte dopo (diagnosi e chirurgia), perché abbiamo molte situazioni di insoluto. Ci tenevo a dire una cosa però: la collega che era presente ha guardato il cane, fosse arrivato che non si poteva nemmeno muovere, lo avrebbe accolto come tutti i codici rossi!! Il cane da noi arrivò sulle sue zampe, le mucose erano rosee e aveva una patologia cronica non acuta. Quindi non abbiamo omesso un soccorso perché in quel momento non era un codice rosso… poi magari nel corso del pomeriggio lo è diventato”. Le Associazioni Attivisti Gruppo Randagio, Earth, Task force Animalista e Alta Spa denunciano la vicenda per conto di Alleanza Animalista.
Perché la povera Kira non sia morta invano, occorre riflettere su un sistema sbagliato a monte, in cui da un lato il randagismo è una piaga dilagante, dall’altro chi accoglie un animale nella propria famiglia è costretto a dei costi per le cure spesso non sostenibili. Inoltre, la tassazione alle professioni veterinarie incoraggia una gestione manageriale e non compassionevole della professione medica. È urgente trovare soluzioni di sostegno alle famiglie e ai medici che ancora credono che curare sia una missione, perché non ci sia più una Kira morta senza cure. Certamente occorre un atteggiamento responsabile da parte di tutti, proprietari e veterinari, perché a farne le spese non siano gli animali. Ma come si può combattere il randagismo e l’abbandono animale se non si forniscono sterilizzazioni, spese veterinarie in base al reddito, sgravi fiscali per le cliniche affinché sia più facile intervenire dove serve? Su tutto, oggi in tempi sempre più crepuscolari, se lo stato latita, sono i principi di onore e umanità a poter fare la differenza, tra proprietari e veterinari, perché sì, chi sceglie di fare il medico deve scegliere di tutelare la vita, insieme a chi si assume la responsabilità di avere un animale. Spesso sono i volontari, uno su tutti Salvatore Libero Barone, a prodigarsi fino allo stremo con raccolte fondi, corse di notte, tempo sottratto alla propria famiglia, a fare da ago della bilancia tra la vita e la morte. Quello che speriamo, da questa vicenda, è che tutte le parti in causa possano sedersi insieme per rilevare le criticità e trovare, con uno sforzo da parte di tutti, una soluzione, magari un disegno di legge da proporre allo Stato, perché avere un animale non sia più un lusso, ma un modo di contrastare gli abbandoni. Occorre allora una riflessione sulla professione, come ci è giunta dal Dottor Massimo Vacchetta veterinario di lunga esperienza e direttore del centro per recupero ricci “la Ninna”.
“Alla luce di quanto accaduto mi permetto di fare due considerazioni da professionista e da uomo. Rifiutarsi di prestare le prime cure ad un animale in pericolo di vita è omissione di soccorso e quindi perseguibile penalmente. Dal punto di vista etico è un gesto veramente deplorevole che toglie dignità alla nostra professione che non è un semplice lavoro ma una missione. Prendersi cura di chi soffre non è soltanto un gesto puramente tecnico ma un atto di passione e di compassione. Vorrei esprimere tutta la mia solidarietà alla famiglia di Kira e chiedere ai miei colleghi che si sono rifiutati di soccorrere la cagnolina di provare per una volta ad immedesimarsi nel dolore degli altri. Senza empatia il nostro lavoro di veterinari è una pratica vuota e sterile che non tiene conto del valore della vita e dei sentimenti.”
Riflettiamo, infine, su queste parole di Martina, 16 anni, la sorella di Mirko, cresciuta con Kira:
“Eccomi io sono Martina la padroncina della mia Kira… che purtroppo ci ha lasciati ieri sera… Kira è stato un regalo da mio fratello per tutta la famiglia ma soprattutto per me che sono la figlia più piccola e quindi ero sempre sola, Kira è entrata in casa mostra quando aveva a malapena 60g e io ero nei prossimi ai tre anni entrambe piccoline, abbiamo creato in questi anni un legame fortissimo che nessuno potrebbe capire è stata la mia compagna di vita per 13 anni e questo non lo potrò mai dimenticare, e non potrò mai nemmeno dimenticare che queste cliniche che dovrebbero essere i salvatori dei nostri compagni di vita a 4 zampe mi abbiano fatto morire la mia migliore amica, con lei se n’è andata anche una piccola parte di me eravamo inseparabili ma purtroppo qualcuno è riuscito a separarci…io non voglio niente, voglio solo dire due parole a tutte le cliniche: non ci sono soldi o cose materiali più importanti e più belle dell’amore per un animale e voi questa cosa mi sa che ve la siete dimenticati aiutate le persone che hanno difficoltà perché significa che l’unica cosa che gli è rimasta e quell’amico a 4 zampe che non vorrebbero perdere mai!”.