domenica, 24 Novembre, 2024
Economia

Il fisco amico? E quando arriva?

Alla ricerca dei fiscalmente compliant. Potremmo chiamare così questa nuova fase, che si apre dopo l’annuncio dell’Agenzia delle Entrate dell’invio di circa 2.800.000 avvisi ad altrettanti contribuenti per invitarli a mettersi in regola con le posizioni debitorie fiscali. A questi devono aggiungersi una serie di (astrattamente) corretti – e rispondenti a norme proprie dell’accertamento della capacità contributiva di ciascun cittadino – interventi sul lato della repressione dell’evasione annunciati anche dal governo.
Se si tratta di acquisire la mole di miliardi che è stata messa a preventivo, debbo purtroppo ricordare che le previsioni di recupero di gettito che ogni governo della storia recente aveva fatto a seguito di interventi della specie descritta sono state purtroppo smentite dai risultati. In Italia sia l’accertamento che la riscossione sono resi difficili da una farraginosa legislazione tributaria, che non consente di fatto gli incassi immediati e totali del recuperato rispetto alla accertato.

In tema di accertamento e contestazione la nostra Guardia di Finanza svolge da anni una meritoria opera, con risultati sempre più evidentemente apprezzabili. Ma le entrate aumentano in misura meno che proporzionale, e le ragioni vanno a mio avviso individuate in tre direttrici. Innanzitutto, l’elevata pressione fiscale e la mancanza di una adeguata riforma portano a quella che è stata definita l’evasione di necessità. Ovviamente l’evasione tributaria non è mai giustificabile, Ma in questi casi ci troviamo, come è facile attendersi soprattutto in questo momento storico, dinanzi ad operatori economici flagellati da una legislazione schizofrenica in tema di pandemia. Crisi quasi irreversibili, conclamate da decine di migliaia di chiusure di imprese, dalle quali all’evidenza non si riscuoterà più alcunché! Il Governatore della Banca d’Italia ha lanciato l’allarme su un peggioramento del tasso di default dei crediti concessi a fine 2021 attraverso il meccanismo delle cosiddette moratorie, purtroppo scadute. Quindi, andare a chiedere anche arretrati fiscali a coloro che si trovano in condizioni finanziarie di esposizione negativa nei confronti del sistema bancario è come sparare sulla Croce Rossa: bisogna pensarci bene!

La seconda ragione della cattiva riuscita delle misure fiscali sta nella fisiologica tendenza all’evasione per gli obblighi in materia da parte dell’italiano medio. Un vero e proprio patto fiscale non è stato mai siglato con i contribuenti e con le imprese, per cui si moltiplicano le occasioni in cui il sistema produttivo e anche i consumatori vedono il fisco come nemico da evitare. È opportuno precisare fino allo sfinimento che l’obbligazione tributaria trova origini nella nostra Costituzione ed è principio sacrosanto per consentire allo Stato di acquisire le risorse atte a fornire i servizi essenziali ai cittadini.

Ma qui proprio si innesta la terza direttrice sulla quale andare ad investire per ottenere una maggiore risposta degli italiani (e anche delle imprese straniere che qui devono investire ) alle richieste legittime dello Stato fiscale. Una semplificazione degli adempimenti e delle regole, evitando ad esempio il “modello quarantene”, come ormai potremmo chiamare all’unisono con gli esperti quello delle privazioni di libertà che ci siamo di fatto concessi (da soli la colpa non è solo degli annunci) sulla scorta delle paure ingenerate dalla sottoposizione di persone semplicemente contagiate dal virus a restrizioni che di fatto si sono riverberate nei consumi e, quindi, nel calo del gettito che verificheremo a posteriori.

In tempi di pandemia sanitaria va raccomandato di non creare nuovi virus legati a incertezza e a pressioni psicologiche che i provvedimenti legislativi, quando non spiegati e supportati da ragioni che i cittadini riescano a comprendere senza terrorizzarsi, non dovrebbero mai contenere per definizione, tranne quelli in materia di repressione dei reati.

Un fisco amico ed uno Stato amico devono primeggiare, soprattutto in questa fase, nell’immagine degli italiani.

Ranieri Razzante, Direttore Crst

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