martedì, 30 Aprile, 2024
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Controllare l’inflazione ma non frenare la ripresa

Il ritorno in scena del “Quantitative Easing”, uno strumento “non convenzionale” per stabilizzare l’euro; la variante Omicron che rischia di frenare la ripresa, e l’Italia che non può permettersi rallentamenti con un Pil al 6%. Sono le riflessioni del professor Ubaldo Livolsi, esperto internazionale di politiche economiche e finanziarie . Livolsi giudica le iniziative dei vertici europei su Qe e Pepp “equilibrate”, e spiega: “seguano con velocità l’evoluzione della situazione e quindi dovrebbero avere conseguenze positive”.

Professor Livolsi, è notizia che la Bce si sta orientando verso un aumento del Qe che sarà temporaneo e limitato, gli esponenti della Bce pare si stiano concentrando su un aumento temporaneo del programma Qe che però non impedirà una riduzione significativa degli acquisti complessivi di debito una volta che il Pepp terminerà a marzo. Come commenta questa possibile azione da parte della Banca centrale?
Non dimentichiamo che il Quantitative Easing, uno strumento non convenzionale per stabilizzare l’euro, è nato in una fase di recessione quando la Bce era guidata dal nostro attuale premier, Mario Draghi. Tramite esso il primo istituto bancario europeo può acquistare titoli già presenti sul mercato per sostenere la domanda – e quindi i prezzi – e tenere sotto controllo i tassi d’interesse. Il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme), strumento nato nel contesto Ue, è più flessibile: dà la possibilità alla Bce di acquistare obbligazioni con scadenza minima a 70 giorni (prima era un anno) e può non rispettare il vincolo del capital key. Inoltre, tra i Paesi membri dell’Unione, a beneficiarne è in particolare l’Italia. Tutto ciò non può durare in modo sostenuto e continuativo per lunghissimi periodi e per questo era stato quindi giustamente preventivato che il Pepp terminasse a marzo. Tuttavia, adesso che l’economia sta ripartendo – a iniziare dall’Italia, dove alcune stime prevedono una crescita del Pil per quest’anno ben al di sopra del 6% – non possiamo permetterci un rallentamento della ripresa a seguito della quarta ondata, con in particolare la variante Omicron arrivata dal Sud Africa, che è molto contagiosa, si sta diffondendo in modo preoccupante e sta determinando limitazioni nella libera circolazione delle persone con inevitabili ritardi nell’economia. Si spiega così la decisione di aumentare ancora, seppur temporaneamente, il Qe.

Quali sono gli effetti nell’economia reale?
Le decisioni prese dai vertici europei su Qe e Pepp mi sembra che siano equilibrate, seguano con velocità l’evoluzione della situazione e quindi dovrebbero avere conseguenze positive. Tuttavia, dipenderà anche da altri fattori. Innanzitutto, dalla capacità di tenere sotto controllo la quarta ondata. L’Italia in questo senso è avvantaggiata rispetto ad altri Paesi dove, malgrado la volontà politica e gli inviti pressanti a vaccinarsi, ci sono molte persone che non vogliono farlo. Peserà poi sull’inflazione il costo delle materie prima, in particolare del gas. Di questi giorni in questo senso è la notizia positiva che il nostro Governo ha approvato un nuovo decreto che prevede per il 2022 1,5 miliardi per la decontribuzione e porta a 3,8 miliardi i fondi per calmierare gli aumenti delle bollette energetiche, aggiungendo quindi circa 1 miliardo. L’obiettivo è proteggere dai rincari, soprattutto le famiglie più fragili. Per riallacciarmi al Qe, sarà anche fondamentale vedere che cosa farà la Germania, che dopo 16 anni di Governo di Angela Merkel, ha come nuovo cancelliere Olaf Scholz, esponente del Partito socialdemocratico tedesco (Spd), che non dimentichiamo è stato ministro delle Finanze della Germania dal 2017. Scholz e il nuovo ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, potrebbero rappresentare quella tendenza importante dell’establishment politico-finanziario tedesco contraria a un uso eccessivo del Qe e in genere all’aumento del debito degli Stato Membri.

La Fed pare decisa a combattere l’inflazione e vuole alzare i tassi già in primavera, mentre Evergrande collassa e non paga le cedole come commenta la decisione della Fed in contrasto con la Bce?
L’economia Usa sta ripartendo molto bene. I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti del 6,8% annuo a novembre, il maggior aumento dal 1982, una crescita ulteriore dopo il +6,2% di ottobre. C’è stato anche un chiaro rimbalzo per il mercato del lavoro statunitense: il tasso di disoccupazione è sceso a ottobre al 4,6%, dal 4,8% di settembre ed è anche leggermente al di sotto delle aspettative del mercato (4,7%). Si tratta del livello più basso registrato da marzo 2020. Sarà molto probabile l’avvio più volte annunciato della riduzione degli acquisti del Tesoro, il cosiddetto tapering. C’è però l’incognita delle dinamiche interne alla politica Usa, dove l’indipendenza della Fed, guidata da Jerome Powell, potrebbe portare a decisioni non in sintonia con i pareri dell’Amministrazione Biden, il segretario del Tesoro, va detto, è Janet Yellen, a sua volta già presidente della Federal Reserve. Inoltre, il tapering determinerebbe una sopravalutazione del dollaro rafforzando le importazioni, il che potrebbe facilitare le nostre eccellenze produttive votate all’internazionalizzazione. Circa Evergrande, che ha coupon in scadenza per 82,5 milioni di dollari e ha solleciti dai creditori per il pagamento di debiti per 260 milioni, alimentando i timori di un default che avrebbe ripercussioni  molto negative sull’intero comparto immobiliare – che nell’ultimo ventennio ha contribuito per un terzo circa alla composizione del Pil cinese – sono convinto che, nella tradizione e nella prassi della gestione dell’ economia di Stato della Cina, la situazione sarà tenuta sotto controllo dalla  Banca centrale cinese e dal Governo di Pechino, il che dovrebbe garantire ripercussioni minime all’economia mondiale.

Fed, variante Omicron e tassi di inflazione in rialzo influenzano anche le criptovalute, in particolare il bitcoin ha subito un calo nelle ultime settimane dato da queste tre variabili, perché?
Nei primi giorni del mese le criptovalute hanno perso molto, con il Bitcoin che in un giorno è arrivato a cedere quasi il 18%, mettendo a segno il ribasso più forte in una sola giornata da maggio. Credo che anche qui pesi il clima di incertezza che ha attraversato i mercati a causa della variante Omicron e che, come abbiamo detto, è sempre più probabile che la Fed potrebbe accelerare i tempi del tapering e in generale introdurre una politica monetaria più restrittiva. Le criptovalute sono molto speculative e una politica simile Usa porterebbe una correzione degli asseti di rischio, di cui il Bitcoin fa parte, facendo per alcuni osservatori scoppiare la bolla cripto. A ciò vanno aggiunti altri elementi: le criptovalute non hanno le caratteristiche e non sono percepite come monete rifugio e su di esse aleggia sempre l’incertezza del fatto che possono essere regolamentate dagli interventi degli Stati e delle autorità monetarie.

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