Sono passati 30 anni dall’approvazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (“Convention on the Right of the Child”), ratificata tra i primi paesi dall’Italia, nel 1991, con la legge 176.
Il 20 novembre 1989, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite enuncia in 54 articoli quali sono i diritti dei minori di tutto il mondo, senza alcuna distinzione (artt.1-41), come il diritto alla non discriminazione (art.2), il rispetto del superiore interesse del bambino (art.3), il diritto alla vita, alla sopravvivenza e a un corretto sviluppo (art.6) e il diritto all’ascolto (art.12). In questi trent’anni la Convenzione è divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di ratifiche: oggi sono 196 gli Stati che si sono impegnati nel rispetto dei principi in essa riconosciuti. Ha richiesto 10 anni di lavori preparatori per riuscire a conciliare differenti esperienze culturali e giuridiche e rappresenta uno strumento giuridico di eccezionale importanza perché ha riconosciuto ai bambini fino ai 18 anni una personalità giuridica a sé stante, rendendoli titolari di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici peculiari.
DIRITTI NEGATI
Le immagini dei corpi dei bambini abbandonati su una spiaggia di Zuwara in Libia per più di tre giorni ci racconta che ancora c’è molto da fare per garantire ai bambini e agli adolescenti di tutto il mondo una casa, una famiglia e uno sviluppo sano. Sono soprattutto i diritti delle bambine, dei minori in zone di guerra, dei portatori di handicap e quelli inerenti le identità di genere ad avere ancora bisogno di ulteriori interventi. La stessa commissione Onu raccomanda continuamente gli stati aderenti a non considerarlo uno strumento statico ma piuttosto dinamico, in continua evoluzione.
L’IMPEGNO DELL’ITALIA
L’Italia, per bocca della professoressa Elena Bonetti, Ministra per le Pari opportunità e della Famiglia, intervenuta nella diretta streaming della ONG “SOS Villaggi dei bambini”, si dice non solo pronta a rinnovare l’assunzione dell’impegno ma anche a rilanciarne le linee guida con alcune novità contenute nel 5° Piano Nazionale per l’Infanzia. Si tratta di un piano integrato volto a sviluppare le reti di prossimità e creare occasioni di ascolto della voce dei minori. Un modo di renderli partecipi e responsabili fin dalla loro infanzia e adolescenza delle dinamiche di una cittadinanza attiva. Una rilettura di tutte le politiche a loro sostegno che li chiama a concorrere al bene comune, alla solidarietà, al senso di comunità che è pronta ad accoglierli, ma soprattutto che investe su di loro con scelte e investimenti pubblici.