“È più facile andare sulla luna che prendere un treno del Sud”. Con questa frase incredibile ma vera ha inizio la lettera-appello della Fondazione “L’isola che non c’è”, pubblicata domenica scorsa sul Corriere della Sera. Una missiva indirizzata ai Presidenti Draghi e Mattarella, firmata da centinaia di sindaci, imprenditori, professori universitari e alti dirigenti che operano nel foro pubblico meridionale.
“Date al Sud un Treno chiamato desiderio”. È questo il titolo e il succo di questo novello “Càhier de doleance” che il Sud rivolge allo Stato, perché attraverso l’Alta Velocità e treni moderni, le città, i paesi e le campagne meridionali possano essere collegate tra loro con una rete efficiente, degna di un Paese moderno che è pur sempre la ,settima potenza più industriale del mondo. È una lettera-appello ampiamente condivisibile e ben argomentata. Una lettera che si conclude così: “Il sottosviluppo ha molti padri…….. Ma lo sviluppo può avere un solo nome: il treno”. Eh, no! Mi dispiace per questa conclusione. Non credo affatto che sia questa la causa prevalente del gap tra centro-nord e sud del Paese.
Noi italiani abbiamo la memoria corta, troppo corta. E allora rinfreschiamola un po’ ricordando quello che successe con la Ferrovia, subito dopo l’Unità d’Italia. Fu realizzato un gigantesco piano di “riunificazione” dello Stato. Interessò città, paesi e campagne, dalle fasce costiere alle aree interne, dalle Alpi agli Appennini. Ecco cosa fu la Ferrovia, la più grande rete infrastrutturale realizzata nell’Italia di fine Ottocento. Ma i governanti di allora, tra cui illustri meridionali come Crispi, Salandra e Nitti non avrebbero mai immaginato quale sarebbe stato il destino della ferrovia al Sud, subito dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia.
I TRENI PER L’EMIGRAZIONE
Non unificò affatto il Sud con il Centro-Nord. Non favorì gli spostamenti tra le regioni. Non provocò lo sviluppo economico del Mezzogiorno. Niente di tutto ciò. La ferrovia, nelle regioni del Sud, servì a ben altro. Nei suoi primi cinquant’anni servì prevalentemente a favorire l’emigrazione. Negli anni della prima guerra mondiale, fu utilizzata quasi esclusivamente dall’Esercito italiano, per far “viaggiare” centinaia di migliaia di giovani e ragazzini verso il fronte.
L’Alta velocità è vitale per il Sud. Ma non potrà mai rappresentare la panacea di tutti i suoi mali. I treni (dei desideri) che servono al Mezzogiorno sono anche quelli che Il Presidente Draghi ha illustrato alle Camere: alcune grandi riforme come quelle della pubblica amministrazione, della giustizia e del lavoro.