Negli ultimi giorni il caso Gamestop ha occupato pagine e pagine dei principali quotidiani: è un po’ come se si fosse avverato il famoso evento da manuale e avesse preso corpo nella realtà concreta. Probabilmente tra non troppo tempo gireranno anche qualche film a distribuzione mondiale sull’argomento. I protagonisti: i millennial, i piccoli trader buoni contro il sistema, incarnato sia dai grandi fondi speculativi che dalle banche d’affari.
Facciamo un breve riassunto della vicenda. Le azioni dell’azienda Gamestop, specializzata nel noleggio e nella vendita di videogiochi, ad aprile 2020 valevano 3 dollari l’una. Nei giorni scorsi il valore di ogni singola azione è arrivato a 362 euro, con picchi di volatilità, nella stessa seduta, che hanno portato il titolo da 500 euro a 100 euro.
Come mai è accaduto tutto questo? Perché l’esercito dei cosiddetti Millenial trader ha preso di mira il titolo. Esercito formato soprattutto da giovani non facenti parte del “sistema” lavorativo nelle fasce più alte, dell’establishment, e che quindi non hanno partecipato agli ultimi 12 anni di rialzi di Wall Street, coadiuvata, insieme alle altre borse, dalle politiche espansive delle Banche centrali che hanno iniziato, come ben sappiamo proprio dopo la crisi Lehaman del 2008, le politiche espansive, il cd. “Quantitative Easing”.
I tempi e la durata degli effetti di questa “rivolta” non sono ancora immaginabili. Il 28 gennaio Robinhood, il broker più utilizzato dai giovani trader Usa, ha bloccato l’operatività in acquisto dei piccoli, decisione presa anche da altri trader. La Sec, a sua volta, ha reso noto che sta esaminando il comportamento dei soggetti vigilati nei giorni del “grande scontro”. Scontro che comporta un salato prezzo da pagare per tutti, purtroppo: quando i fondi hedge sono costretti a liquidare le posizioni short (come in questo caso) sono devono fare lo stesso anche con le posizioni long presenti nella stessa strategia, quelle in cui sono presenti titoli di grandi aziende, sane, portatrici di una visione rialzista.
Come al solito, per non farsi travolgere da un eventuale “effetto valanga” bisogna lasciare a casa l’impulsività e agire secondo i dettami di Warren Buffet: “ Solo quando la marea scende scopri chi stava nuotando nudo”.