lunedì, 18 Novembre, 2024
Economia

Commercio ed export. Il Made in Italy spera in Biden. Dall’agricoltura l’appello al dialogo: basta dazi e ritorsioni

Tutti in sintonia con il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Un coro almeno stando alle prime manifestazioni augurali che si levano dall’Italia da tutti i settori commerciali e produttivi, oltre che istituzionali. Dichiarazioni politiche a parte, sulle quali molti scriveranno, c’è in queste ore una grande attenzione verso le nuove politiche americane che riguardano l’import e l’export. Due settori strategici per centinaia di migliaia di piccole imprese che sono protagoniste sui mercati oltreoceano.

A fare da traino è l’agroalimentare che riesce a dominare un mercato che dove la qualità vede l’Italia primeggiare. Dopo i dazi, con alcune concessioni favorevoli verso l’Italia, l’obiettivo delle Associazioni di categoria del settore agricolo è la possibilità di rilanciare un dialogo costruttivo sulle relazioni commerciali tra Unione europea e Stati Uniti d’America, “superando”, si sottolinea, “definitivamente la stagione dei dazi e delle misure di ritorsione”.

Non sarà un percorso immediato e facile, di mezzo ci sono accordi e affari stellari, la rottura – lo ricordiamo – era su aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing, che poi hanno innescato tensioni e, infine, l’imposizione di dazi doganali anche “sul settore, agroalimentare assolutamente estraneo alla vicenda”, come ha giustamente sottolineato nella sua nota augurale il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

I profitti agricoli italiani dall’ottobre 2019 sono sottoposti a un dazio aggiuntivo del 25% le esportazioni italiane di formaggi, agrumi, salumi e liquori destinate al mercato Usa, per un valore complessivo di circa 500 milioni. Una cifra considerevole che dimostra anche come l’attenzione per il ripristino di un dialogo positivo sia nelle aspettative di molti. Questo il primo sentito auspicio alimentato anche dalle prime dichiarazioni rilasciate dal presidente Biden e dai suoi collaboratori che, secondo Confagricoltura, “fanno ritenere possibile il rilancio del sistema multilaterale di gestione degli scambi commerciali e una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio”.

In termini numerici per il Made in Italy agroalimentare, quello statunitense è il primo mercato di sbocco fuori dall’Europa. Nella top ten dei prodotti, per citarne uno, ci sono i vini le cui vendite sfiorano nel complesso i 5 miliardi di euro l’anno.

Mentre gli ultimi dati della Commissione UE indicano che l’interscambio commerciale bilaterale è sensibilmente diminuito, circa 1,2 miliardi di euro da gennaio ad agosto dello scorso anno sullo stesso periodo del 2019. Dall’Italia si spera per una svolta nei rapporti che ridia fiducia e spazio ai prodotti Made in Italy.

Nella analisi fatta da Massimiliano Giansanti, dovrebbe anche ripartire la discussione per definire una soluzione condivisa in materia di tassazione sui servizi digitali, per la quale, rileva il presidente di Confagricoltura “l’amministrazione Usa uscente ha minacciato l’imposizione di dazi sulle importazioni da alcuni Stati membri della Ue, Italia compresa”. I problemi, tuttavia, malgrado l’intenzione di trovare nuovi accordi, non mancano.

I contrasti tra Ue e Stati Uniti hanno finora impedito la nomina del nuovo direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio e la mancata designazione dei rappresentanti statunitensi hanno bloccato da tempo l’attività dell’organo di appello per la risoluzione delle controversie.

L’Organizzazione è di fatto paralizzata. Il ritorno al dialogo e ad un accordo sarebbe una svolta che favorirebbe l’Europa e l’Italia. Un patto sui dazi, mercati ed export che non penalizzi i piccoli produttori italiani.

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