Ci sono state 20 vittime e 239 fenomeni avversi con eventi estremi che hanno prodotto centinaia di milioni di euro di danni. È l’effetto dei cambiamenti climatici che nel 2020 in Italia hanno prodotto un picco di caldo e precipitazioni violente sopra la media soprattutto in estate.
A preoccupare anche il fenomeno delle trombe d’aria in forte crescita per le nostre latitudini. Sono i dati dell’Osservatorio Cittàclima che mostrano una realtà ad alto rischio. Una situazione grave che spinge numerose associazioni tra cui Legambiente ad un appello: “È ora il tempo delle scelte. Non sprechiamo le risorse che l’Europa ci metterà a disposizione. Il Recovery Plan metta l’adattamento al clima di città e territori al centro delle priorità”. A indicare e censire i fenomeni è il report annuale di Cittàclima. Nel documento gli ambientalisti ricordano che l’anno appena passato è stato segnato non solo dalla pandemia, ma anche da un clima sempre più “impazzito” con temperature in aumento e fenomeni meteorologici intensi ed estremi dovuti alla crisi climatica e che in tutto il mondo, eventi che causano danni ai territori, alle città ed alla salute. “Preoccupa”, si sottolinea nella analisi, “anche la situazione dell’Italia con un 2020 che ha visto un aumento della temperatura media e un’estate nel complesso più calda e con precipitazioni sopra la media”. L’anomalia termica, viene segnalata , complessiva è stata di +1.5°C, la sesta più elevata degli ultimi 60 anni. “In crescita anche gli eventi estremi e in particolare il fenomeno delle trombe d’aria: nel 2020 nella Penisola”, scrive ancora Cittàclima, “segnata anche quest’anno da nubifragi, siccità, trombe d’arie, alluvioni, ondate di calore sempre più forti e prolungate, sono stati registrati 239 fenomeni meteorologici intensi – dato in crescita rispetto ai 186 eventi del 2019 – e 20 vittime. 101 sono stati i casi di allagamenti da piogge intense; 80 casi, invece, di danni da trombe d’aria – in forte aumento rispetto alle 48 del 2018 ed alle 69 del 2019, 19 esondazioni fluviali, 16 danni alle infrastrutture, 12 casi di danni da siccità prolungata, 10 di frane causate da piogge intense. In aumento anche gli eventi che riguardano due o più categorie, ad esempio casi in cui esondazioni fluviali o allagamenti da piogge intense provocano danni alle infrastrutture”.
La fotografia scattata dall’Osservatorio CittàClima di Legambiente, realizzato in collaborazione con il gruppo Unipol e con il contributo scientifico di Enel foundation, si spinge in avanti mettendo in fila dati e numeri raccolti nella mappa del clima e rischi nelle città italiane, che ancora una volta dimostrano l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni di gas serra, che sono la causa dei cambiamenti climatici, e per limitare gli impatti nei territori e i rischi per la vita e la salute delle persone. “Oltre ai dati, a parlar chiaro”, si ricorda nell’Osservatorio, “sono anche le immagini delle tante città italiane messe in ginocchio quest’anno dal clima “pazzo” come in tutto il nord-ovest nei primi giorni di ottobre, o in precedenza a Palermo la scorsa estate, con i viali cittadini trasformati in fiumi. E sempre a Palermo quest’anno, per la prima volta in 200 anni, sono stati registrati 39 gradi a maggio, mentre durante l’inverno, quasi l’intero territorio nazionale è stato colpito dalla siccità: tra gennaio e marzo il fiume Po ed i laghi del nord erano ai livelli minimi come in estate, con -75% di precipitazioni rispetto al 2019”. Non migliore la situazione al sud con Puglia e Basilicata, a febbraio, che si presentavano con gli invasi a secco e circa 150 milioni di metri cubi di acqua in meno rispetto al 2019. A livello nazionale sono mancate all’appello il 60% delle precipitazioni, come rilevato dall’analisi condotta da Meteo Expert-Meteo.it, secondo cui la prima metà della primavera meteorologica, ossia il periodo tra l’inizio di marzo e la metà di aprile, è stata decisamente avara di pioggia.
“Dai dati che abbiamo raccolto con l’Osservatorio nazionale CittàClima”, fa presente, Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, “emerge un’intensificazione dei fenomeni meteorologici estremi con impatti rilevanti anche in Italia, ciò rende oggi non più rinviabile intervenire anche sul fronte dell’adattamento ad un clima che cambia, con l’obiettivo di salvare le persone e ridurre l’impatto economico, ambientale e sociale. L’Italia è ancora tra i pochi Paesi dell’Unione Europea a non disporre di un piano d’adattamento al clima e a continuare la rincorsa ai danni anziché puntare sulla prevenzione. Non c’è più tempo perdere, è ora di intervenire come chiede da tempo l’Europa mettendo in campo interventi efficaci e radicali per contrastare la crisi climatica, come le buone pratiche che si stanno portando avanti in alcuni Comuni italiani, così come in Europa e nel resto del Mondo. Il Governo abbia il coraggio di mettere al centro del Piano nazionale ripresa e resilienza l’adattamento al clima di città e territori, individuando le aree prioritarie e prevedendo interventi strutturali che vadano in questa direzione facendo in modo che il 2021 possa essere per l’Italia l’anno della svolta per accelerare davvero la transizione ecologica del Paese. È ora il tempo delle scelte, prima che sia troppo tardi, non sprechiamo le risorse che l’Europa ci metterà a disposizione per uscire dalla crisi del Covid intervenendo anche rispetto alla più grande crisi climatica”.
Il 2020 verrà ricordato per essersi piazzato al terzo posto nella classifica degli anni più caldi, con il mese di novembre come secondo più caldo dal 1880. Preoccupante anche l’allarme lanciato dal Rapporto sullo Stato del Clima Globale 2020 dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale dell’Onu (WMO): c’è il 20% di probabilità che supereremo la soglia degli 1,5°C di riscaldamento globale già nel 2024. Tornando ai dati dell’Osservatorio Città Clima, nella Penisola dal 2010 al 28 dicembre 2020 sono 980 i fenomeni meteorologici che hanno provocato danni nel territorio italiano (529 i Comuni dove si sono registrati eventi con impatti rilevanti, il 6,6% del totale). Nello specifico si sono verificati 439 casi di allagamenti da piogge intense, 360 casi di danni ed interruzioni delle infrastrutture causati da piogge intense con 81 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 16 casi di danni al patrimonio storico, 39 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità, 265 eventi con danni causati da trombe d’aria, 22 casi di frane causate da piogge intense, 87 giorni di blackout elettrici e 125 gli eventi causati da esondazioni fluviali. Ma ancora più rilevante è il tributo che continuiamo a pagare in termini vite umane e di feriti, 255 le persone vittime del maltempo dal 2010 ad oggi. A questo si aggiunge l’evacuazione di oltre 50mila persone a causa di eventi quali frane e alluvioni.
“Tra i casi più rilevanti, Legambiente ricorda, “l’alluvione del 16 luglio che ha colpito Palermo con oltre 200 auto distrutte dalla furia dell’acqua, due sottopassi ridotti ad una distesa di fango e 135 millimetri di pioggia in poche ore. Milano vittima, ancora una volta, delle esondazioni del Seveso il 15 maggio ed il 24 luglio che hanno portato gravi disagi all’interno quadrante nord del capoluogo lombardo. Ulteriori eventi si sono verificati il 29 agosto ed il 22 settembre, con allagamenti, gravi disagi alle infrastrutture e fino a sessanta minuti di ritardo per i treni a causa di un guasto alla rete elettrica nei pressi della Stazione Centrale”. Colpite anche le grandi città come Roma dove il 23 settembre, si sono registrati gravi disagi che hanno coinvolto tutto il quadrante nord della Capitale con allagamenti e chiusure sulla Cassia, il GRA, via di Boccea e via di Cornelia. Acqua in strada in molti quartieri e chiuse per allagamento le stazioni San Giovanni e Manzoni della metro A. Disagi anche per la circolazione dei tram. Sulla costa adriatica, ad Ancona il 30 agosto, una violenta grandinata ha danneggiato numerose auto in sosta e finestre degli edifici. A Pesaro, il 10 giugno, si sono registrate violente grandinate, temporali e “bombe d’acqua”. Poi i fenomeni legati al dissesto idrogeologico in provincia di Messina che l’8 agosto vede l’allagamento di numerose strade cittadine e della costa tirrenica tra Terme Vigliatore e Barcellona Pozzo di Gotto, inclusa l’autostrada A20 Messina-Palermo. Il 6 dicembre una frana tra Basicò e Campogrande di Tripi con il centro di Tripi rimasto isolato, come diverse contrade a Novara di Sicilia.
Tra gli impatti in aumento quelli legati alle trombe d’aria. A Rosignano Marittimo, il 25 settembre, danni sul litorale, con vetri delle auto in frantumi e tetti delle case scoperchiati. Colpita la zona del Lillatro, dove il maltempo ha fatto anche due feriti gravi. Lo stesso giorno una tromba d’aria si è abbattuta su Salerno, creando ingenti danni. Il 3 ottobre Limone Piemonte è stata invasa da acqua e fango, tronchi, detriti, con le comunicazioni interrotte e blackout elettrici. Sono stati registrati 580 mm di pioggia in 24 ore. La statale 20 del Colle di Tenda crollata inghiottita da una voragine. Lo stesso giorno a Vercelli si sono verificati danni ingenti e allagamenti che hanno coinvolto tutta la provincia. Il fiume Sesia ha rotto gli argini nei pressi di Caresana inondando i campi uccidendo una persona che stava percorrendo la strada Doccio-Crevola alla guida della sua auto. Il 21 novembre a Crotone, in Calabria, in un’ora sono caduti 200 millimetri di pioggia. Il 28 novembre in Sardegna una violenta alluvione ha colpito nuovamente il nuorese, con il paese di Bitti che ha riportato tre vittime ed enormi danni causati dall’ondata di acqua e fango. Il piccolo centro abitato si sviluppa lungo i versanti della valle del Rio Cuccureddu e della valle del Riu Podda ed entrambi i corsi d’acqua hanno subito forti trasformazioni artificiali per complessivi 5 chilometri. Nel 2013 il Ciclone Cleopatra aveva devastato l’intero quadrante nord-est della Sardegna, colpendo anche Bitti. Il 6 Dicembre l’esondazione del fiume Panaro, a causa della rottura di un argine tra Castelfranco Emilia e Gaggio, ha provocato ingenti danni a Nonantola, in particolare nella frazione di Bagazzano e nella zona industriale. Situazione simile a Modena, in particolare, nella zona Fossalta. Sempre il 6 dicembre a Pantano di Pignola in provincia di Potenza, un operaio è morto travolto dall’acqua mentre stava intervenendo per verificare le conseguenze di un’esondazione.