La parola d’ordine è “sicurezza”.
A cui seguono le priorità: ascolto dei cittadini, tutela dell’ambiente, saperi universitari, scelte difficili, ma anche importanti benefici. Con cautela, confidando in scienza e innovazione tecnologica, è stata resa nota lunedì notte la: “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee” (Cnapi). Progetto preliminare con i documenti correlati alla realizzazione del deposito nazionale dei materiali radioattivi e del Parco Tecnologico. Il piano nazionale atteso da decenni ora promette di risolvere senza troppi traumi, una vicenda che segnerà una svolta anche nei rapporti tra lo Stato italiano, l’Europa e gli ambientalisti, almeno quelli che da anni chiedono una soluzione del problema che, se lasciato al caso e alla improvvisazione, diventa un rischio. Il via libera è stato dato dal Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in accordo con la società Sogin che ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee”.
Il piano permetterà di sistemare in via definitiva le scorie radioattive italiane di bassa e media attività. Le aree potenzialmente idonee sono 67 – ma dopo una consultazione tecnico-scientifica e popolare sarà indicata una sola località -.
Le aree individuate dagli esperti sono: 8 in Piemonte, 2 in Toscana, 22 nel Lazio, 12 in Basilicata, 4 in Basilicata/Puglia, 1 in Puglia, 14 in Sardegna e 4 in Sicilia. In una nota il ministero dell’Ambiente, ricorda il lavoro coordinato congiuntamente con il Ministero dello sviluppo economico, che testimonia: “La forte assunzione di responsabilità”, si fa presente, “da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo”. Il progetto, inoltre, permette benefici per l’area che ospita l’impianto. L’investimento complessivo è di circa 900 milioni di euro e si stima che genererà oltre 4 mila posti di lavoro l’anno per 4 anni di cantiere, diretti, 2 mila fra interni ed esterni, indiretti 1 200 e 100 indotti.
La pubblicazione dei 67 luoghi potenzialmente idonei, di fatto dà l’avvio alla fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei 4 mesi successivi il seminario nazionale. “Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio”, ricorda la Sogin, “che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere”. Il piano è la sintesi di soluzioni all’avanguardia per sicurezza e sostenibilità, con la realizzazione anche di un centro studi a livello internazionale per ricerche su energia e fisica delle particelle.
In merito alle aree “potenzialmente”, idonee, i cittadini saranno chiamati a dire la loro. Lo faranno attraverso il coinvolgimento diretto, ci saranno per l’occasione seminari, incontri con gli esperti, convegni con Università, Associazioni e persone che avranno modo di chiedere quali garanzie sono offerte.
“Sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente”, conferma la Sogin nel sito informativo, “coinvolgendo gli amministratori e i cittadini tutti, e al termine della quale potranno pervenire le candidature dei comuni”. Nel merito il deposito nazionale e il parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà una struttura a matrioska.
“Nel dettaglio”, si illustra nella presentazione, “all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati.
In totale circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività: si tratta dei rifiuti provenienti dal mondo civile e in special modo da quello medico e ospedaliero, dalle sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica, per le terapie anti tumorali, ad esempio, da tutte quelle attività di medicina nucleare che costituiscono ormai il nostro quotidiano”.
Sul sito www.depositonazionale.it curato da Sogin, ci sono tutte le informazioni. A ricordare come la decisione possa segnare una svolta positiva è il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut che evidenzia: “Dopo decenni di attese e rinvii, è una forte assunzione di responsabilità da parte del Governo”, commenta Morassut, ricordando che l’iniziativa è promossa d’intesa col Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli e su delega del Ministro dell’Ambiente Costa, “che non si sottrae dal risolvere una questione da anni al centro di dibattito e non più rimandabile. Provvedimento da tempo atteso e sollecitato anche dalle associazioni ambientaliste, che consentirà di dare avvio ad un processo partecipativo pubblico e trasparente al termine del quale sarà definita la localizzazione dell’opera. Un impegno che questo Governo assume anche in ottemperanza agli indirizzi comunitari e nel rispetto della piena partecipazione delle comunità alle decisioni”. “La realizzazione del Deposito Nazionale”, prosegue Morassut, “permetterà al nostro Paese di tenere il passo con gli altri partner europei, che già da tempo hanno realizzato sul proprio territorio strutture analoghe, o che le stanno già progettando e realizzando. Il deposito”. Aspetto decisivo, osserva il sottosegretario, “permetterà di sistemare definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei sparsi nel Paese. Si tratta prevalentemente di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, prodotti da attività che utilizzano radioattività artificiale, rigorosamente regolate da legislazioni nazionali; attività in particolare legate all’industria ed alla medicina nucleare utilizzata nelle strutture sanitarie.
La decisione finale sulla localizzazione del sito sarà presa a seguito di un periodo di consultazione pubblica con le autorità locali e valutandone le autocandidature”.
“L’impegno del Governo sul nucleare è però a 360 gradi”, conclude Morassut, “Per rispondere alle giuste sollecitazioni di Greenpeace, al Ministero dell’Ambiente stiamo, infatti, predisponendo, in sinergia con il Ministero dello Sviluppo economico, una nota indirizzata alle autorità francesi per chiedere il coinvolgimento del nostro Paese in relazione all’ipotesi di estensione della licenza dei reattori nucleari d’oltralpe, che si trovano in prossimità dei nostri confini”.