La politica interessa sempre meno agli italiani. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Istat ‘Partecipazione politica in Italia -2024’, che mette in evidenza una riduzione costante dell’impegno civico e un progressivo allontanamento soprattutto dei giovani, delle donne e degli abitanti del Mezzogiorno. Nel 2024 meno di un cittadino su due (48,2%) dichiara di informarsi di politica almeno una volta a settimana, contro il 57,1% del 2003. A trainare il calo sono soprattutto gli uomini: dal 66,7% di vent’anni fa al 54,1% di oggi (-12,6 punti). Tra le donne, già meno coinvolte, il calo è più contenuto (dal 48,2% al 42,5%). Si riduce dunque il divario di genere, ma per effetto di un arretramento maschile più marcato. In parallelo cresce chi non si informa mai: quasi un terzo della popolazione (29,4%), pari a oltre 15 milioni di persone.
I dati sui giovani sono i più allarmanti. Solo il 16,3% dei ragazzi tra 14 e 17 anni segue la politica con regolarità, mentre il 60,2% dichiara di non informarsi mai. Anche tra i 18-24enni la situazione non migliora di molto: si informa un terzo (34,6%), ma oltre il 35% resta del tutto estraneo. Un distacco che contrasta con la partecipazione degli anziani: tra i 65 e i 74 anni oltre sei cittadini su dieci seguono regolarmente la politica, prima di un nuovo calo dopo i 75 anni.
Istruzione e reddito contano
La fotografia dell’Istat mostra un’Italia spaccata anche per livello di istruzione e condizione economica. Solo il 36,7% di chi ha al massimo la licenza media si informa settimanalmente, contro il 68,4% dei laureati. Simili le differenze legate al reddito: nelle famiglie benestanti si informa regolarmente il 67,2% dei membri, mentre nelle famiglie povere la quota scende al 36,2%. Anche qui emerge un divario di genere: tra i ricchi si informano il 73,6% degli uomini e il 60,7% delle donne. Il rapporto evidenzia profonde differenze territoriali. Nel Centro-Nord oltre la metà della popolazione si informa di politica almeno una volta a settimana (52-54%), mentre nel Mezzogiorno ci si ferma attorno al 40%. Calabria, Sicilia e Campania sono le regioni con i dati peggiori: qui oltre un terzo degli uomini e quasi la metà delle donne non si informa mai, con uno scarto superiore ai 20 punti rispetto al Trentino-Alto Adige o al Friuli Venezia Giulia.
La televisione resta il mezzo più usato (84,7%), ma in calo rispetto al 94% del 2003. Ancora più drastico il crollo dei quotidiani: dal 50,3% al 25,4% in vent’anni. Cresce invece l’uso di Internet, scelto oggi dal 47,9% degli italiani, con picchi sopra il 60% tra i 25-44enni. I social network, in particolare, sono utilizzati da quasi la metà degli utenti online (47,5%), con una leggera prevalenza femminile. Interessante il fatto che tra i più giovani siano le donne a usare la rete più degli uomini per informarsi di politica, invertendo una tendenza storica.
Dalla piazza al web
Le forme tradizionali di partecipazione attiva si riducono: nel 2024 ha preso parte a un comizio solo il 2,5% degli italiani e a un corteo il 3,3%, contro valori doppi nel 2003. In crescita invece l’attivismo digitale: oltre 10,5 milioni di cittadini hanno espresso opinioni politiche o sociali online, quasi il doppio rispetto a dieci anni fa. Più rari restano altri strumenti di democrazia partecipativa, come consultazioni o votazioni civiche online (11,2% degli utenti Internet). Un dato che colpisce riguarda i nuclei familiari: in 4,7 milioni di famiglie nessun componente si informa o parla mai di politica, pari al 17,6% del totale. Si tratta di circa 7,5 milioni di persone che vivono in contesti dove il confronto politico è totalmente assente. La disaffezione nasce soprattutto dal disinteresse (63%) e dalla sfiducia (22,8%), mentre quote minori citano la mancanza di tempo o la percezione che la politica sia un tema troppo complicato.