“La BCE deve servire per il bene comune – salute, occupazione, ambiente – e non per la finanza”.
È questo l’incipit di un appello indirizzato alle istituzioni europee e sottoscritto da economisti e politici di vari Paesi della Ue. Fra questi ci sono: Annamária ARTNER-Economista (Ungheria), Heinz BIERBAUM-Presidente della Sinistra Europea (Germania), Walter BAIER-Coordinatore politico di transform ! europe (Austria), Giannis BASKOZOS-ex sottosegretario del Ministero della Salute (Grecia), Bruno BAURAIND-Economista, segretario generale del Gresea (Belgio), Frederic BOCCARA’-Economista, CESE, Comitato esecuivo PCF(Francia), Vincent BOULET-Responsabile Europa PCF (Francia), Giovanna CAPELLI-Responsabile Europa Partito della Rifondazione Comunista (Italia), Denis DURAND-Economista, ex dirigente della Banca di Francia, PCF (Francia), Luis FAZENDA- ex vicepresidente del Parlamento (Portogallo), Paolo FERRERO-ex Ministro del Welfare, Vicepresidente della Sinistra Europea (Italia), Andrea FUMAGALLI-Economista (Italia), Waltraud FRITZ-Segretariato Partito della Sinistra Europea (Austria), Georgios GIANNOPOULOS-ex sottosegretario del Ministero della Salute (Grecia), Josè GUSMAO-MEP, Bloco de Esquerda (Portogallo), Pierre LAURENT-Vicepresidente della Sinistra Europea (Francia), Fernando LUENGO ESCALONILLA-Economista (Spagna), Giovannni MAZZETTI-Economista (Italia), Mirko MESSNER-Segretario Partito comunista (Austria), Catherine MILLS-Economista, università Panthéon-Sorbonne (Francia), Maite MOLA-Vicepresidente della Sinistra Europea (Spagna), Judit MORVA-Economista (Ungheria), Carlos SANCHEZ MATO-Responsabile economico Izquierda Unida(Spagna), Barbara STEINER-Direttrice di transform ! europe (Austria), Antonella STIRATI-Economista (Italia), Evelyne TERNANT-Economista, Partito Comunista Francese (Francia), Axel TROOST-Economista (Germania), Euclides TSAKALOTOS-Economista, Ex Ministro delle Finanze (Grecia), Attila VAJNAI-Segretariato della Sinistra Europea (Ungheria), Adreas XANTHOS-ex Ministro della Salute (Grecia).
“La crisi sanitaria mondiale senza precedenti – scrivono i firmatari – richiede una nuova solidarietà per una vera cooperazione nel campo della salute e per la produzione di beni e servizi ad essa collegati. Questo pone una sfida all’Unione Europea, nei riguardi dei popoli europei e nei riguardi del mondo, in particolare dei paesi del sud ed emergenti. Dobbiamo agire su tre livelli: combattere la pandemia sostenendo i sistemi sanitari pubblici di ogni paese; assicurare il reddito e l’occupazione dei lavoratori dipendenti, degli artigiani e dei lavoratori autonomi; sostenere il sistema produttivo e avviare una riconversione sociale e ambientale della produzione e dell’economia”
“Per fare questo – aggiungono – servono ingenti risorse. Non è invocando i mercati finanziari che possiamo ottenerle. Metterebbe il sistema sanitario ancora di più nelle mani della finanza e della speculazione. Proprio la pressione dei mercati finanziari ha dato un contributo determinante al taglio della spesa pubblica, portandoci nella situazione attuale, a seguito di una serie di piani di austerità lanciati per soddisfare l’avidità del capitale contro la sanità e tutti i servizi pubblici! Per questo, oltre a intervenire per prevenire speculazioni finanziarie sul debito di ciascun paese, la BCE deve finanziare immediatamente il sistema sanitario e quindi la riconversione sociale e ambientale delle produzioni e dell’economia. A partire dai 1.050 miliardi di euro annunciati dalla BCE, la creazione monetaria deve anche essere messa a disposizione del sistema sanitario pubblico e di altri servizi pubblici in ciascun paese dell’Unione Europea”.
“Chiediamo quindi – prosegue la nota – l’immediata creazione di un Fondo Sanitario Europeo che in seguito potrà ampliare la sua azione. Riceverà i suoi soldi dalla BCE sotto forma di titoli a 100 anni non negoziabili sui mercati. Finanzierà, con prestiti a tassi zero o negativi e con anticipi non rimborsabili, le spese degli Stati membri per il loro sistema sanitario pubblico e altri servizi pubblici in risposta alla crisi del Coronavirus. L’articolo 123, paragrafo 2, del trattato di Lisbona lo consente. Ogni stato membro ne trarrebbe beneficio, in proporzione alla sua popolazione. Questo Fondo sarebbe gestito democraticamente, con rappresentanti del Parlamento europeo e del Consiglio economico e sociale europeo, rappresentanti dei parlamenti nazionali e rappresentanti del personale dei sistemi di sanità pubblica. Parte di questo fondo potrebbe essere utilizzata per la spesa sanitaria pubblica nei paesi in via di sviluppo o emergenti in Africa, America Latina, Mediterraneo meridionale e Oriente al di fuori dell’UE. Parallelamente il Fondo avvierà la propria attività finalizzata al mantenimento dell’occupazione e dei redditi.
“In terzo luogo – concludono – il Fondo opererà per sviluppare la cooperazione industriale delle attività connesse alla salute e la riconversione ambientale e sociale delle produzioni. Questo attraverso accordi di cooperazione che soddisfino in modo equilibrato, in tutti i paesi dell’UE, i bisogni di salute” (Lo_Speciale)