Una seconda indagine realizzata da Confindustria sugli effetti della pandemia da Covid-19 per le imprese italiane. Un sondaggio che ha visto la partecipazione di 4 mila 420 imprese. I dati che emergono sono preoccupanti, per la tenuta complessiva del sistema produttivo, per l’occupazione, e per il futuro.
La cosidetta Fase2, il ritorno graduale alla normalità, per il mondo imprenditoriale si rivela come molto più complesso, difficile da attuare nel coniugate sicurezza e produttività. Ecco cosa emerge dalla indagine di Confindustria che comunque mostra la fragilità di un sistema che se non riparte rischia il blocco produttivo, economico e finanziario dell’intero Paese.
“Si è assistito a un netto peggioramento rispetto alla percezione della prima indagine per il numero di aziende che ha subito l’impatto negativo del coronavirus”, riferisce Confindustria che mette in evidenza come il 97,2% delle imprese sta subendo un impatto negativo. Il peggioramento si è verificato anche per l’entità del danno subito, le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7%.
Altro dato é che oltre un terzo delle imprese, “ha dovuto chiudere la propria attività, mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente. Il 26,4% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svolge attualmente la propria attività in smart working, mentre il 43,0% risulta essere inattivo”. Oltre la metà delle imprese contattate da Confindustria per l’indagine sugli effetti delle chiusure mostra una situazione molto complessa sotto il profilo dell’occupazione.
“Il 53,1% dei dipendenti delle aziende intervistate potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali”, evidenzia Confindustria.
In media, rispetto alla normalità, ossia nel confronto con lo scorso anno, marzo 2019, si è assistito ad un calo del 32,6% del fatturato e del 32,5% delle ore lavorate. “I cali sono visibilmente più marcati per le imprese con meno di 10 dipendenti, con una diminuzione del 39,7% del fatturato e del 37,3% delle ore lavorate.
L’84,5% delle aziende che ha partecipato sta riscontrando problemi relativi al rallentamento della domanda nel mercato domestico e nel mercato internazionale”, segnala Confindustria. Il disagio più evidente è riscontrato per il calo della domanda di beni e servizi di consumo in Italia.
Non meno rilevanti le problematiche relative alla gestione delle attività riscontrate delle imprese che hanno risposto. “Il 19,6% degli imprenditori segnala forti disagi legati alla mancanza di materiale sanitario essenziale per lo svolgimento del lavoro in sicurezza”, sottolinea la Confederazione degli industriali.
È stato chiesto infine agli imprenditori, quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi. Emerge che nella maggior parte dei casi (78,2%) si sentono disarmati e non possono che attendere il ritorno alla normalità. “Dalle risposte qualitative degli imprenditori”, conclude Confindustria, “emerge chiaramente la doppia difficoltà di garantire i flussi di liquidità con l’azienda chiusa o parzialmente aperta e quella ad essa legata di poter ripartire a pieno ritmo il prima possibile per limitare le perdite di fatturato, che, seppure in modo spalmato sul tempo grazie agli aiuti governativi, dovranno essere ripagate in futuro”.