domenica, 29 Settembre, 2024
Economia

Sul Pnrr troppi ritardi e tagli di progetti al Sud

Ferrari (Cgil): revisione sbagliata, ora c’è il rischio di fallimento

Bollata come “situazione molto preoccupante” la Cgil mette nel mirino delle critiche il Governo e il ritardi nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa che a giudizio del sindacato: “sono sempre più consistenti e continuano a cumularsi”.

Pnrr, ritardi e cancellazioni 

“L’incontro della cabina di regia sul Pnrr ha confermato una situazione molto preoccupante”, osserva il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, 

“le misure che potrebbero non rispettare le tempistiche prefissate, e quindi a rischio fallimento risultano essere (anche dopo l’invio della proposta di revisione alla Commissione europea) ancora 78, con una dimensione finanziaria di oltre 83 miliardi, di cui 39 (il 47% circa) riguardanti interventi localizzati nelle regioni del Sud Italia. Sul totale delle 78 misure”, calcola la dirigente sindacale, “tuttora ‘critiche’, ben 37 riguardano interventi infrastrutturali di competenza del MIT, per un valore complessivo di 38,5 miliardi, di cui circa 20 destinati al Mezzogiorno”. 

Revisione, i punti critici 

“La nostra posizione”, prosegue Christian Ferrari, “è nota: non abbiamo affatto condiviso le scelte del Governo sulla revisione complessiva del Pnrr, perché prevedono un taglio di 15,9 miliardi e colpiscono principalmente progetti degli enti locali, molti dei quali già in fase di realizzazione. Si sono così stralciati interventi che riguardano la messa in sicurezza del territorio, la rigenerazione urbana, le aree verdi, la riconversione ecologica e l’efficientamento energetico. Ossia alcuni punti fondamentali, e per noi irrinunciabili, del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. 

Il Sud con meno interventi 

“Anche in questo caso”, evidenzia il segretario confederale, “i territori più penalizzati sono quelli del Mezzogiorno. Rispetto al possibile ricorso alle risorse della coesione nazionale, per porre rimedio a questo definanziamento, il vincolo della concentrazione territoriale delle stesse rende oggettivamente complicato un eventuale utilizzo del Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione per finanziare gli interventi esclusi dal Pnrr, dal momento che, per questo fondo, sussistono previsioni normative che già riservano l’80% delle risorse a favore delle regioni meridionali. Per quanto ci riguarda”, puntualizza Christian Ferrari, “è indispensabile garantire, per evitare un saldo finale negativo per il Sud, sia il vincolo di destinazione di almeno il 40% delle risorse del Pnrr, sia il carattere addizionale degli investimenti e degli interventi finanziati diversamente”.

Transizione energetica 

“Confermiamo”, sottolinea ancora Ferrari, “la nostra valutazione critica anche rispetto alla proposta del capitolo RepowerEU:  le risorse stanziate sono concentrate sugli incentivi automatici, strumento che riteniamo non funzionale agli obiettivi che si vogliono raggiungere. Questa impostazione, basata sulla sostituzione di investimenti pubblici diretti con incentivi fiscali alle imprese, rischia di compromettere il ruolo trasformativo che il Pnrr dovrebbe avere, a partire dalla transizione energetica, e di ridurre l’impatto finale sul Pil. Serve invece”, propone l’esponente della Cgil, “un piano industriale per programmare un processo di transizione verso una vera autonomia energetica, con una molteplicità di strumenti che proteggano, riqualifichino e creino capacità produttiva e lavoro di qualità nei nuovi settori strategici della transizione verde: fotovoltaico, eolico, idrogeno”.

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