Cresce la disoccupazione e cresce la tentazione del gioco, ma anche quando salgono reddito e benessere lo scommettitore non rinuncia alle sue puntate. Il risultato che nelle prime settimane del 2020 c’è un generale aumento verso il gioco. Con i poveri che restano più depressi e senza nulla, e i benestanti che in pochi anni spesso dilapidano un patrimonio per azzardo. Così nel cercare nella fortuna ciò che non arriva dalla vita quotidiana, gli italiani che scommettono consegnano allo Stato nel suo essere il banco di lotterie e giochi (lo fa attraverso società private) una cifra astronomica che ha superato i 100 miliardi di euro. Lo Stato, tuttavia, alla fine ne incassa molti di meno perché i 100 miliardi vanno divisi tra le vincite e le società che gestiscono il luna park di lotterie e giochi.
Anche in questo primo scorcio di 2020 i numeri delle scommesse crescono, è una spirale che per ora punta sempre in alto nonostante tutti i disincentivi mediatici per distogliere e condannare il “gioco irresponsabile”.
Nonostante tutto quindi rischi patologici, azioni di controllo e di contrasto per quanto riguarda il mancato rispetto delle regole, le norme nazionali e locali che cercano di fermare l’espansione di un fenomeno che è diventato più che preoccupante. Superata la soglia degli allarmi, infatti, si spalancano le porte dei centri di recupero per la ludopatia, oppure chi rinuncia a chiedere aiuto resta in una cupa solitudine.
In Italia sono 11.139 le attività legate al gioco regolarmente censite. La crescita è costante, del 6,9%, ad esempio, dal 2017 quando erano 10.418. Lo sguardo tra regioni e città non è incoraggiante. Nelle attività legate all’azzardo e scommesse è Napoli la capitale, con 1.307 (11,7% del totale nazionale, +4,6% in un anno) seguita da Roma (904, e +4,8%) e Milano (480, e +9,1%). Vengono poi Bari, Salerno e Caserta. Ma anche molte città del nord hanno un trend di crescita. A far emergere cifre e luoghi è uno studio della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi, che ovviamente tiene conto delle attività registrate.
E che nulla può dire sia su quelle irregolari, che sull’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore anche per attività di riciclaggio del denaro sporco. Colpisce in particolare la Lombardia. Seguendo il filo delle imprese specializzate che operano in chiaro queste sono aumentate del 7,3%. In generale, invece, guardando agli effetti, sul territorio nazionale la malattia del gioco ha “contagiato” quasi 2 milioni di italiani. Un problema sanitario e sociale che pesa anche sullo Stato perché per ogni giocatore patologico grave, il costo annuale delle cure a carico dello Stato raggiunge i 38mila euro.
“Non esiste un vero identikit del giocatore. Quella del gioco d’azzardo è una dipendenza trasversale che riguarda uomini, donne e giovani di ogni ceto sociale: dal disoccupato alla persona più abbiente. Però c’è un aspetto che accomuna tutti, ed è il motivo che spinge a giocare: l’illusione di sistemarsi per tutta la vita. Anche il riscatto sociale è una ragione che spinge le persone più bisognose ad avvicinarsi al gioco.
Infine”, spiega Patrizia Saraceno, vicepresidente del Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi (Ceis), intervistata dalla Radio Vaticana, “soprattutto tra i giovani, bisogna evidenziare il fatto che spesso il gioco viene considerato un’attività normale. Molti ragazzi vedono i loro genitori giocare abitualmente e così iniziano anche loro”. Una emulazione pericolosa che però tra origine anche da situazioni di disagio, infatti, dietro il gioco d’azzardo si nascondono i traumi della vita, delle dipendenze patologiche, un insieme di problemi che il più delle volte travolgono le famiglie, e le persone che perdono il lavoro, ogni risorsa di sostegno. E se non ci sono casi ancora più drammatici lo si deve anche ala ampia rete di solidarietà e sostegno messa insieme dalle diocesi, dai volontari della Caritas e dalle associazioni Onlus.