Il progetto musicale che racconto oggi, parte da lontano: John W. Dunne (1875-1949), un ingegnere aeronautico, filosofo e amante di pesca, pubblicava nel 1927 An Experiment with Time, lo stesso anno di Sein und Zeit di Heidegger. An Experiment with Time è un libro sui suoi sogni precognitivi e una teoria del tempo che in seguito chiamò “Serialismo”. I libro fu ampiamente letto, sebbene non sia mai stato accettato dagli scienziati o dai filosofi tradizionali, da allora ha influenzato la letteratura immaginativa. Dunne eseguì un esperimento su sé stesso, contando quanti dei suoi sogni contenessero premonizioni e quanti di essi contenessero ricordi. Il fatto che questi due numeri essenzialmente corrispondessero gli fece concludere che, mentre dormiva, tutti i momenti dovessero accadere contemporaneamente. Ed è proprio a partire da questo testo che il Maestro Tonino Battista, Direttore della Parco della Musica Contemporanea Ensemble, e il Maestro Daniele Ghisi, hanno creato un’opera musicale immersiva e multisensoriale, che dimostra ancora una volta quanto passato e futuro parlino la stessa lingua, figli dello stesso esperimento del tempo. L’installazione audio e video An Experiment with Time è un viaggio attraverso tre diversi cicli temporali, i loro sogni e la costruzione di una macchina dilatatrice del tempo.
Questo è quello che raccontano nella doppia intervista:
Maestro Battista ci racconti qual è la commistione possibile tra scienza e musica, come dimostra la vostra partecipazione al Festival delle scienze.
Per me e per il Parco della Musica contemporanea Ensemble, la partecipazione al Festival delle Scienze è una consuetudine che ci interpella e ci costringe a ricercare sempre nuove risposte. Quest’anno, quando l’organizzatore mi ha chiesto di fare una proposta, non ho avuto dubbi, vista anche la tematica portante del Festival “l’immaginario”, la mia scelta è ricaduta su Daniele Ghisi e la sua opera “An experiment with time. Si tratta di un’opera polisemica in cui è presente musica dal vivo, musica elettronica realizzata in studio e immagine.
L’immaginario è una costituente del PMCE, quanto conta per lei?
La musica è un insieme di molte cose,. Per questo, con le nostre programmazioni, cerchiamo di andare in direzioni diverse, poiché tutto fa parte dello stesso mondo, costituito da suoni, idee e creatività.
Maestro Ghisi, ci racconti il suo percorso e perché la scelta di Parigi come luogo di evoluzione artistica.
Ho iniziato il conservatorio molto giovane, il mio Maestro storico e Stefano Gervasoni, che resta ancora oggi uno dei miei modelli di riferimento, anche se come estetica mi sono un po allontanato. È a vent’anni più o meno scopro la musica elettronica scopro il la tecnologia elettronica e mi si apre un altro mondo in particolare si apre un’altra fase della mia vita. Vado a Parigi all’icam in pellegrinaggio, come credo un sacco di compositori della mia generazione, e di quella precedente a me, e mi trovo benissimo perché lì il campo è un posto splendido e per me è il modello di coniugazione tra produzione musicale e ricerca, che è uno degli aspetti che mi interessano anche molto: ricerca sulla tecnologia, ricerca sul pensiero musicale e da lì inizia un percorso di vita che mi porta a scrivere molto più con elettronica, a fare un sacco di musica mista, i cui strumenti ed elettronica suonano insieme ed è una sfida che bisogna sempre un po giocare in presenza, con con i livelli giusti, con la presenza giusta delle performance in live. Questo è il passaggio fondamentale che a vent’anni mi ha aperto gli occhi.
Il brano di questa sera è anche un progetto an experiment with time.
È un progetto che ha molte forme, questa è una forma più esplicita e si chiama An Experiment with time reload. La prima forma è una forma installativa, con tre schermi e pubblico che entra ed esce liberamente. La versione con strumenti elettronica è un cineconcerto, c’è un video che è comunque molto preminente, è una forma antichissima, basata sulla sincronia estrema tra le immagini che vediamo. Parliamo di un lavoro sull’effetto, che coinvolge diversi sensi dello spettatore, in cui il fondamento è la creazione di un istante basato su questa sincronia tra immagine e suono.
Oggi siamo comunque iper stimolati nella realtà in cui siamo immersi, però in questo caso c’è un iperstimolazione armonica, è corretto?
Si, l’armonia è sicuramente una parola chiave in questo lavoro, insieme a multisensoriale.