giovedì, 26 Dicembre, 2024
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Presidenza della Commissione di Vigilanza Rai, dopo 36 anni interamente al femminile

La senatrice Barbara Floridia che, dal 4 aprile scorso, presiede la XVII “Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”, meglio nota come “Vigilanza Rai”, coadiuvata dalle due deputate vicepresidenti Maria Elena Boschi e Augusta Montaruli, nonché dai due segretari, la deputata Quidad Bakkali e il deputato Stefano Candiani.

Dei 42 membri designati pariteticamente dai Presidenti delle due Camere del Parlamento, tra i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, vi sono 17 donne, 9 senatrici e 8 deputate.

Occorre risalire al periodo 1985/1987, durante la IX Legislatura per incontrare la prima donna che ha presieduto tale Commissione, la parlamentare Rosa Russo Iervolino, la quarta in ordine, dalla legge istitutiva, la n. 103 del 14 aprile del 1975.

Il primo Presidente è stato Giacomo Sedati, nella VI Legislatura dal 14 aprile 1975 al 4 luglio 1976, al quale sono succeduti Paolo Emilio Taviani, Mauro Bubbico e Nicola Signorello. Alla Iervolino sono succeduti Andrea Borri e Luciano Radi (14 aprile 1994), tutti di area della Democrazia Cristiana.

Solamente dal 1994, con Forza Italia (XII legislatura) sono eletti presidenti persone di partiti diversi ed esattamente Marco Taradash (FI), Francesco Storace e Mario Landolfi (AN), Claudio Petruccioli (Democratici di Sinistra), Paolo Gentiloni (La Margherita), Riccardo Villari e Sergio Zavoli (PD), Roberto Fico (Movimento 5Stelle), Alberto Barachini (FI), nonché l’attuale Presidente, la senatrice Barbara Floridia (Movimento 5Stelle).

È importante, comunque, sottolineare quanto afferma proprio l’articolo 1 della legge n. 103/1975 che così recita: “La diffusione circolare di programmi radiofonici via etere o, su scala nazionale, via cavo e con qualsiasi altro mezzo costituisce, ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione, un servizio pubblico essenziale ed a carattere di preminente interesse generale, in quanto volta ad ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese in conformità ai principi sanciti dalla Costituzione. Il servizio è pertanto riservato allo Stato.

L’indipendenza, l’obiettività e l’apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali, nel rispetto delle libertà garantite dalla Costituzione, sono principi fondamentali della disciplina del pubblico radiotelevisivo.”
L’articolo 43, infatti, afferma che: “Ai fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energie o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.”

Tra i preminenti interessi generali vi sono sicuramente, oltre all’informazione sugli eventi naturali, sulla cultura, sulla sicurezza, sulla tutela della salute e della legalità, anche la necessità di conoscere le fasi delle complesse attività sui processi decisionali inerenti la produzione normativa del Parlamento, del Governo e di altri Organi dello Stato, perché il popolo possa prenderne quotidiana cognizione e apprezzare l’importanza della qualità delle decisioni dei propri rappresentanti.

La Commissione parlamentare bicamerale ha, tra l’altro, lo scopo di sorvegliare sull’attività del servizio televisivo e radiofonico nazionale perché l’accesso sistematico dei cittadini, di tutte le età, a tali strumenti di informazione, nell’arco della giornata, costituiscono le prevalenti, se non esclusive, qualificate fonti di cognizione.

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