Le sue dita padroneggiano infinite sfumature, sanno creare architetture complesse di dettagli che rendono il suo stile inconfondibile, mistico e altissimo dentro una partitura musicale. Parliamo di Grigory Sokolov, uno degli angeli del pianoforte, assonante per ricercatezza, cura, misticismo ad Arturo Benedetti Michelangeli, ma senza la “misantropia celeste” (F. Battiato) che lo teneva lontano dal mondo, finanche dal pubblico.
Sokolov non predilige il virtuoso, ma l’introspettivo, l’intimismo melanconico iscritto nella sua natura; è per questo tocco celeste che si cala nel mondo, come può fare solo chi è riuscito, come lui, ad abitare il silenzio per un ventennio, che ascoltarlo suonare è fare l’esperienza di un angelo in carne che si pone ad altezza d’uomo per venire a prendere il pubblico nelle viscere e ricordargli che siamo pasta di sangue e sogno. L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ci offre così ancora una grande opportunità di godere di un artista da ascoltare almeno una volta nella vita.
Le poetiche interpretazioni del pianista russo, che prendono vita durante l’esecuzione con un’intensità mistica, scaturiscono dalla profonda conoscenza delle opere che fanno parte del suo vasto repertorio. I programmi dei suoi recital abbracciano ogni cosa, dalle trascrizioni della polifonia sacra medievale e dai lavori per tastiera di Byrd, Couperin, Rameau, Froberger e Bach a tutto il repertorio classico e romantico con particolare attenzione a Beethoven, Schubert, Schumann, Chopin, Brahms e alle composizioni di riferimento del XX secolo di Prokof’ev, Ravel, Skrjabin, Rachmaninoff, Schönberg e Stravinskij.
Tra gli amanti del pianoforte è ampiamente considerato uno dei massimi pianisti di oggi, un artista ammirato per la sua introspezione visionaria, la sua ipnotica spontaneità e la sua devozione senza
compromessi alla musica. Sokolov è nato a Leningrado (ora San Pietroburgo) e ha intrapreso gli studi musicali all’età di cinque anni, e due anni più tardi, ha cominciato gli studi con Liya Zelikhman alla
Scuola Centrale Speciale del Conservatorio di Leningrado.
A 12 anni ha tenuto il suo primo recital pubblico e il suo prodigioso talento è stato riconosciuto nel 1966 quando, a soli sedici anni, è diventato il più giovane musicista di sempre a vincere il Primo Premio al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca.
Per i grandi concerti della stagione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 3 aprile Grigory Sokolov è tornato ad esibirsi – per la 24° volta dalla sua prima apparizione del 1969 – nella Sala Santa Cecilia.
Le sue esecuzioni ricevono ovunque trionfali accoglienze dal pubblico e dalla critica che esalta la serietà e la profondità delle sue interpretazioni, l’originalità, la padronanza tecnica, la gamma di colori inconfondibili e la bellezza del tocco che Piero Rattalino ha definito una “forza della grandine”.
Il pianista russo nella prima parte del programma ha interpretato brani del compositore inglese Henry Purcell (1659-1695), che iniziò la sua carriera come cantore della cappella reale e fu anche al servizio della corte inglese come musicista e organista dell’Abbazia di Westminster.
La seconda parte è invece dedicata a due brani di Wolfgang Amadeus Mozart, con la Sonata n. 13 in si bemolle maggiore K. 333 “Parigina” realizzata nel mese di settembre del 1778 nel corso del suo terzo soggiorno parigino e l’Adagio in si minore K. 540, composto nel marzo del 1788 – l’anno di composizione delle sue ultime tre Sinfonie e del suo penultimo Concerto per pianoforte – e dal “carattere libero e rapsodico” (Sergio Sablich).
foto © Anna Flegontova DG