Il salvataggio di Credit Suisse è iniziato con l’iniezione di liquidità fino a 50 miliardi di franchi da parte della Banca nazionale svizzera, notizia dinanzi la quale le borse, venerdì 17, marzo erano partite bene. Ma nel corso della giornata l’ Eurostoxx 600 ha iniziato a perdere oltre l’1% mentre il titolo della banca elvetica cedeva fino all’11% (poi ha chiuso a -8%) a causa di notizie di continui deflussi da conti e prodotti gestiti. Il livello 436 dell’indice europeo è ancora distante dai minimi di 382 toccati a settembre 2022 (+12,5%), ma al contempo distante anche dai massimi di 486 di gennaio dello scorso anno (-11,2%).
Nelle scorse settimane si è parlato del momento delle criptovalute, a partire dalla liquidazione della Silvergate Bank, poi è seguita la Signature Bank – altro nome legato alle cripto. A distanza di pochissimi giorni è arrivato roboante l’annuncio del fallimento della Silicon Valley Bank, sedicesima banca degli States e specializzata nel mondo delle startup tech. Non contenti, in Europa bisogna anche fare i conti con le grane che sta passando Credit Suisse.
Sono stati giorni in cui non si è tirato il fiato, e tra i commentatori fioccano i paragoni con il caso della Lehman Brothers, facendo riaffiorare profonde preoccupazioni sulla tenuta del sistema.Sui vari media si è parlato subito di profonde ripercussioni su scala mondiale. Sia a Wall Street che in Europa ci si chiede quanto questa situazione impatterà su tutti noi, ma le differenze sono talmente marcate e profonde, secondo gli analisti, che bisogna mantenere la calma.
La visione degli analisti
Secondo Elena Carletti, professoressa di finanza e prorettrice all’Università Bocconi di Milano, in un’intervista a Fortune del 18 marzo, rispetto ad un possibile parallelismo tra quanto successo nei casi sopra citati e il sistema europeo “La regolamentazione europea è molto più stringente. La banca centrale europea è molto rigorosa e oggettivamente se guardiamo ai livelli di capitale e di liquidità per le banche dell’eurozona sono particolarmente rigidi. Gli istituti del vecchio continente in genere inoltre non hanno neanche la caratteristica di essere fortemente concentrate sul lato dei depositi. Neanche le grandi banche statunitensi le hanno.”
Iniziamo a fare una distinzione importante: la situazione in cui era immersa la SV Bank è molto diversa da quella svizzera, ed a loro volta tutte le situazioni precedenti, diverse tra loro, sono separate da un abisso dalla situazione delle banche sottoposte alla rigida regolamentazione europea. In particolare, nel caso di Credit Suisse, le Borse hanno colto la dichiarazione del presidente della Saudi National Bank, che a margine di un’intervista aveva escluso l’apporto di nuovo capitale all’istituto svizzero. Nel caso della Silicon Valley Bank invece, la differenza di andamento nel mondo delle startup tech prima e dopo l’inflazione.
In un interessante articolo di Milano Finanza, Sebastiano Pirro, cio di Algebris Investments, le banche europee, a differenza di quelle Usa, «sono sottoposte alle stesse regole a prescindere dalla dimensione. Hanno tutte i medesimi obblighi regolamentari, stessa supervisione e stesso livello di trasparenza, ma soprattutto non hanno esenzioni come gli Stati Uniti. Il settore è solido e ben equipaggiato per affrontare un rallentamento dell’economia”. Sempre nello stesso articolo, per Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, è sulla stessa linea: in questo momento di forti tensioni nel settore finanziario «sono da preferire le banche più grandi a quelle più piccole».
Guardare al futuro, con rispetto e “sostenibilità”
Mentre gli sviluppi di questi recenti eventi si dipaneranno nel prossimo futuro, vale la pena di ricordare l’importanza dell’orizzonte temporale, della diversificazione, dell’importanza di limitare il rischio credito attraverso la coesistenza di più soluzioni, al sempre più necessario orientamento verso soluzioni d’investimento sostenibili.
Nell’ultima edizione di Consulentia, conclusasi venerdì scorso, sono emersi i grandi temi che delineano la Consulenza Finanziaria, tra i grandi temi macro economici del momento, alle scelte di più lungo periodo ed impatto, quelle sostenibili, che segneranno il nostro futuro e quello del sistema.
Anche secondo Jim Rohn “Il fattore chiave che determinerà il tuo futuro finanziario non è l’economia; il fattore chiave è la tua filosofia.”