L’Europarlamento ha chiesto di aumentare i regimi nazionali di reddito minimo salariale nei Paesi della Ue e di migliorarne l’inclusività e l’accessibilità per far fronte all’attuale crisi del costo della vita presentando una proposta di risoluzione presentata dalla Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl).
Il testo è stato adottato con 27 voti a favore, 8 contrari e 9 astensioni. La bozza di testo dovrebbe essere aggiunta all’ordine del giorno della plenaria di febbraio. Si chiede che i Paesi Ue aumentino gradualmente gli schemi di reddito minimo per le persone prive di risorse sufficienti, portandoli a un livello adeguato e almeno equivalente alla soglia nazionale di rischio di povertà, nell’ambito di una più ampia strategia di lotta alla povertà e di incentivi per promuovere il reinserimento nel mercato del lavoro di coloro che possono lavorare. Si vuole poi garantire che i programmi di reddito minimo siano resi disponibili a chiunque ne abbia bisogno e che i gruppi sociali svantaggiati, come i senzatetto, non si vedano precludere l’accesso al programma a causa di ostacoli burocratici come la prova dell’indirizzo, il conto bancario o la mancanza di competenze e risorse digitali.
A settembre 2022 la Commissione europea ha proposto una raccomandazione del Consiglio su un reddito minimo adeguato che garantisca l’inclusione attiva, che stabilisce come gli Stati membri possano modernizzare i loro regimi di reddito minimo per renderli più efficaci e ridurre la povertà e l’esclusione sociale nell’Ue. A novembre, la commissione Empl ha concordato una serie di interrogazioni orali da porre al Consiglio e alla Commissione su come le proposte di aggiornamento dei regimi nazionali di reddito minimo miglioreranno l’inclusività del mercato del lavoro nei Paesi della Ue.