La migliore compagnia, quella più autentica, si riconosce quando stando insieme si può anche stare da soli. Stare da soli ma insieme significa non avere necessariamente bisogno di parlare; vuol dire aver costruito con l’altro un tale grado di confidenza da poterne quasi ignorare la presenza fisica pur accogliendola completamente, perché quella spirituale opera pienamente all’unisono con la propria, in un rapporto che è un tacito accordo di complessiva armonia.
SOCCORRERE E AVVALERSI DELL’ALTRO
Non è sufficiente ascrivere questo particolare legame al suo valore affettivo – che pure ne sostanzia la parte preponderante – o alla lunghezza del tempo nel quale si è costituito, che nella maggioranza dei casi è più che necessaria; io tendo ad attribuire la preziosa rarità di questo delicato meccanismo che coinvolge due individui al bisogno, proprio di ciascuno di noi, di essere uno in due. Di affermare la nostra intrinseca ed inimitabile individualità attraverso la comprensione e la complicità dell’altro, tramite cioè la nostra umanità: quella che ci rende appunto esseri sociali, capaci innanzitutto di legare, di condividere e di riconoscere noi stessi soccorrendo l’altro e al contempo avvalendoci del suo soccorso.
LA SPERANZA COME RICERCA DI NOI STESSI
E non è da considerarsi una sfortuna che di legami di questo tipo – quello che ci consente di stare da soli seppure insieme, di essere uno mantenendo ciascuno la forza della propria identità – ce ne siano pochi per ognuno nel corso di una vita. Perché è proprio la loro ricerca che riempie l’esistenza donandole ciò che più ci è necessario per rigenerarci: la speranza. La speranza che è ricerca di noi stessi mentre ci identifichiamo, riconoscendo parte di noi nel nostro prossimo.
SCEGLIERE IL NOI PER DISCERNERE IL SÉ
La stessa attitudine che ci consente di sviluppare la capacità di discernere e di scegliere. Saper scegliere l’altro comporta anche la volontà di scegliere ciò che vogliamo essere e quale genere di azioni compiere per poterci rispecchiare in quelle stesse scelte. Dunque scegliere con chi stare in silenzio, con chi stare insieme restando soli, rafforzando il noi per conservare il sé; per discernere il tutto e riconoscerci tutti, come per Pasolini: “Io avevo voglia di stare da solo, perché soltanto solo, sperduto, muto a piedi, riesco a riconoscere le cose”.