venerdì, 27 Dicembre, 2024
Cronache marziane

Il ritorno della guerra fredda

Quando – la scorsa settimana – Kurt il Marziano mi anticipò quello che sarebbe successo in Ucraina, pensai (sbagliando!) che volesse prendersi gioco di me; eppure il suo ragionamento – rivisto alla luce degli accadimenti di questi giorni – era non solo realistico, ma anche guidato da una logica ineccepibile.

Sosteneva infatti l’Extraterrestre che – come scrive Cristopher Clark ne “I tempi del potere: dalla guerra dei trent’anni al terzo Reich” (Bari, 2022) – qualunque sia la forma del potere, chi lo detiene tende ad adottare una concezione del tempo caratterizzata da “specifiche interpretazioni di ciò che è temporalmente rilevante”.

In parole più semplici ciò vuol dire che, storicamente, chi detiene il potere politico cerca sempre e comunque di controllare il tempo, per piegarlo alle proprie decisioni e non – come si tenderebbe ad immaginare- viceversa.

Clark tende infatti a dimostrare come, rispettivamente, tanto la Prussia di Federico Guglielmo, che la Germania di Bismarck e quella del Terzo Reich imposero ai loro sudditi diverse concezioni del tempo e da questa sola circostanza scaturirono enormi conseguenze politiche: il tempo non costituisce dunque un fattore neutro all’interno del quale si svolgono i processi della storia, quanto piuttosto una costruzione contingente che ha avuto forme e trame diverse per cui la scelta di usare la forza, piuttosto che la diplomazia, per risolvere le questioni legate all’equilibrio dell’ordine mondiale di ciascun tempo è innanzitutto condizionata dal modo in cui chi detiene il potere politico ritiene di poter controllare il tempo, dando una propria interpretazione di quel fattore e facendone scaturire Le proprie decisioni.

L’ Invasione dell’Ucraina da parte della Russia si può dunque interpretare proprio in quest’ottica: sarebbe stato possibile infatti immaginare un simile evento alla fine del secolo scorso? Probabilmente no, eppure non possiamo dire che anche in quel momento non esistessero tensioni fra le minoranze russofone e gli ucraini, né potrebbe ragionevolmente sostenersi che quelle tensioni non sarebbero mai venute meno, se non attraverso la concessione di particolari statuti di autonomia ai piccoli territori ove quelle minoranze vivono; neanche potrebbe sostenersi che – da allora – la situazione sia divenuta più pericolosa: al contrario, gli accordi internazionali intervenuti nel frattempo avrebbero dovuto contribuire la rallentarne la tensione.

Perché, allora, Putin ha deciso solo adesso di tentare l’invasione dell’Ucraina?

Perché solo adesso la sua concezione del tempo (intesa come durata del proprio potere sulla Russia: Una concezione evidentemente molto personale e personalistica) è venuta a suggerirgli che ci fossero le condizioni per ricreare un impero di estensione non dissimile da quello di Pietro il Grande prima e dell’URSS poi.

Può sembrare una spiegazione banale, ma se ripensiamo a quanto accadde in Europa alla fine degli anni ’30 – quando l’Inghilterra e la Francia sottovalutarono le smanie di dominio del piccolo dittatore che ricordava Charlot – potremmo renderci conto di come un simile approccio – per comprendere cosa stia accadendo in questi giorni – non sia completamente fuori luogo.

È vero che Putin non ha i baffi, ma a Kiev già lo chiamano Putler (unendo il suo nome a quello di Hitler), e Lui – a sua volta – sostiene che l’invasione dell’Ucraina è un’ulteriore episodio della lotta al nazifascismo: quasi un residuo della seconda guerra mondiale, da rimuovere con la stessa tecnica con cui si rimuovono ancora oggi le bombe inesplose di quel conflitto.

Speriamo solamente che questa opera di rimozione non apra le porte ad un’ulteriore conflitto di proporzioni planetarie e speriamo pure che – risolta in un modo o nell’altro la questione dell’Ucraina – La Cina non utilizzi quanto accade in questi giorni come precedente per regolare i propri conti con Taiwan.

Ecco perché Stati Uniti, Inghilterra ed Unione Europea non possono che adottare da subito le maniere forti nei confronti della Russia: la loro concezione del tempo deve infatti essere diversa da quella di Putin!

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