“Corpi abbandonati. Vite dimenticate. L’orrore tenuto lontano perché scompaia. Vergogna Europa” ha scritto l’ong spagnola Open Arms, che presta soccorso ai naufraghi nel Mar Mediterraneo. I corpi sono quelli di due bambini ed una donna, ritrovati sabato scorso con i volti seppelliti nella sabbia, abbandonati per giorni sulla spiaggia libica di Zuwara. E Oscar Camps, tra i fondatori dell’Open Arms, ha pubblicato le foto di questi corpi; ha scritto: “Sono ancora sotto shock per l’orrore della situazione, bambini piccoli e donne che avevano solo sogni e l’ambizione di vivere. Sono da tre giorni abbandonati su una spiaggia a Zuwara in Libia. Non importa a nessuno di loro”. Potrebbero essere tre delle vittime dell’ultimo naufragio che ha causato 50 dispersi. Si parla di un barcone con a bordo novanta persone, tra cui donne e bambini: 33 i superstiti. I tre corpi dimenticati si trovano adesso nel cimitero di Abu Qamash, a ovest della città libica.
I FIGLI DEL MARE
Molte sono state le imbarcazioni di migranti naufragate nelle scorse settimane. Molti sono diventati i “figli del mare”, per dirla con Schmitt che poneva, quale domanda cruciale – senza risoluzione se non un’apertura ad entrambe le possibilità – e fondamento della sua opera Terra e mare: “Qual è il nostro elemento? Siamo figli della terra o del mare?” Forse una risposta, seppure già insita dentro di noi, ce la fornisce il giurista stesso: quando scrive che “l’uomo è un essere che non si riduce al suo ambiente” perché “egli ha la forza di conquistare la sua esistenza e la sua coscienza” infatti “conosce non solo la nascita, ma anche la possibilità di una rinascita.” Una possibilità che diviene capacità, istinto di sopravvivenza e discernimento che interviene “in talune situazioni di grande difficoltà e di pericolo in cui l’animale e la pianta fatalmente periscono” e invece “l’uomo grazie al suo ingegno può trovare salvezza in una nuova esistenza.”
LA SCELTA DELL’UOMO NELL’ELEMENTO DEL MARE
“Egli gode della libertà d’azione del suo potere e della sua potenza storica” continua Schmitt “può scegliere, e in determinati momenti storici può scegliere addirittura un elemento quale forma complessiva della sua esistenza storica, decidendosi e organizzandosi per esso attraverso la sua azione e la sua opera. Inteso opportunamente in questo senso egli ha, come dice il poeta, la libertà di andare dove vuole.” E cioè, nel caso del fenomeno migratorio ed in quello proprio della natura umana descritto così opportunamente da Carl Schmitt: nel mare; dunque scegliere il mare come nuovo salvifico elemento. E riporvi le proprie aspettative di futuro: quale unica via di fuga cui affidarsi, per un’altra terra. Le stesse speranze riposte, tra i tanti, dai due bambini e dalla donna ritrovati sulla battigia: a metà tra la terra e il mare, nella tragedia giornaliera dei migranti che perdono la vita nel «mare nostrum».