Una sequenza di interventi è stata eseguita nell’ultima settimana di luglio al Policlinico romano di Tor Vergata, a Roma. Tre coppie donatore/ricevente sono state operate con successo in tre giornate operatorie consecutive, realizzando un primato condiviso solo con i migliori centri al mondo.
“Questo straordinario risultato – commenta il Commissario straordinario del Policlinico Tor Vergata, Tiziana Frittelli – è il frutto dello sforzo organizzativo profuso, sia a livello di Direzione che da parte di tutti gli operatori coinvolti, che ha consentito al PTV di affermarsi quale Centro Trapianti di riferimento non solo per la nostra Regione ma anche per tutto il Centro Italia”.
“La Rete trapiantologica del Lazio è un vanto del sistema sanitario nazionale – sottolinea l’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato -. Il Policlinico Tor Vergata rappresenta un punto di riferimento molto importante e i risultati raggiunti lo testimoniano. Voglio ringraziare i medici e i professionisti, grazie al loro impegno quotidiano è stato possibile raggiungere questi traguardi di eccellenza”.
Il risultato è stato ottenuto da un team multidisciplinare di chirurghi, nefrologi, anestesisti, radiologi, psicologi, infermieri e OSS, coordinati dal direttore della UOC di Chirurgia Epatobiliare e Trapianti, Giuseppe Tisone. “I pazienti stanno tutti bene ed in particolare i donatori sono stati dimessi dopo soli due giorni di degenza ed i riceventi hanno tutti abbandonato la dialisi”, rassicura Tisone, che spiega: “I vantaggi principali consistono nella ottima qualità del rene donato; nella maggiore compatibilità genetica in caso di appartenenti alla stessa famiglia, nella programmabilità dell’operazione e nel ridotto tempo di conservazione in ghiaccio dell’organo (tempo di ischemia fredda).
Tutti questi fattori producono risultati nettamente superiori al trapianto di rene ‘convenzionale’ da donatore cadavere”. Alla domanda se il trapianto di rene da donatore vivente può addirittura evitare che un paziente sperimenti il “calvario” della dialisi, risponde: “E’ esattamente così, il trapianto da donatore vivente, che all’estero supera anche il 50% di tutti i trapianti di rene eseguiti, può essere programmato in tempi brevi quando ancora il paziente con insufficienza renale terminale non abbia iniziato la dialisi”.
Per quanto riguarda la tecnica chirurgica utilizzata sui donatori, “si tratta di una moderna tecnica mininvasiva chiamata laparoscopia hand assisted che consente l’asportazione del rene senza grandi ferite chirurgiche attraverso l’esecuzione micro incisioni e l’impiego di una telecamera ad alta definizione – sottolinea Tisone -. Tutti i nostri donatori hanno avuto nullo o scarso dolore postoperatorio, sono stati in grado di assumere liquidi e mobilizzarsi lo stesso giorno dell’intervento, di alimentarsi il giorno seguente e di essere dimessi in seconda giornata postoperatoria.
Inoltre grazie all’impiego di una tecnica chirurgica accurata e di moderne tecnologie, quali l’impiego di dissettori ad ultrasuoni e radiofrequenza, nessun paziente ha avuto necessità di emotrasfusioni, consentendoci di operare anche una coppia appartenente ai Testimoni di Geova che per motivi religiosi rifiutano le trasfusioni di sangue”. Eccellenti risultati e nuove prospettive si aprono quindi per i numerosi pazienti, dializzati e non, in lista d’attesa per un rene. (Italpress)