“Quasi un milione di posti di lavoro in meno in un anno, un vero tsunami sociale. E ciò che rende la situazione ancora più drammatica è che la gran parte di chi ha perso il lavoro è finito tra gli inattivi, cresciuti di 717.000 unità negli ultimi dodici mesi, anziché mettersi a cercare una nuova occupazione (crescono ‘solo’ di 21.000 unità le persone in cerca di lavoro) perché le chance di trovarla appaiono scarsissime”.
Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. “Quando chiediamo di prorogare la fine del blocco dei licenziamenti per tutti i datori di lavoro oltre la data del 30 giugno, superando le distinzioni previste dal Dl Sostegni, di prolungare, in parallelo, la cassa integrazione covid, di estendere le indennità covid ad alcune categorie escluse, abbiamo in mente questo quadro”, aggiunge.
“Non è possibile, a fronte di tale scenario, pensare di lasciare le persone senza questa rete di sicurezza almeno fino a quando sarà terminata la campagna vaccinale. Ma il dato impressionante degli inattivi – prosegue Sbarra – attira anche l’attenzione una volta di più sull’esigenza di offrire, oltre che il sostegno economico, anche un supporto in termini di servizi per il lavoro: vanno rifinanziati in maniera adeguata i due strumenti oggi esistenti di politica attiva del lavoro: serve un piano straordinario sulla formazione che faccia perno, da una parte, sul Fondo nuove competenze, per aiutare le imprese a consolidare e rinnovare le professionalità interne, dall’altra, sull’assegno di ricollocazione, da dare in dotazione automatica ai lavoratori dal primo giorno di disoccupazione, in concomitanza con un allungamento di durata della Naspi per i lavoratori che rischiano di perdere il lavoro nel corso del 2021. Sono misure da mettere in campo immediatamente. Tutele dai licenziamenti, sostegni al reddito, formazione e rilancio degli investimenti pubblici e privati: quattro priorità che devono camminare insieme”, conclude Sbarra.