domenica, 17 Novembre, 2024
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Presidenziali Usa e notizie sul vaccino Covid 19: I temi finanziari di novembre

Il candidato alla Casa Bianca Biden è ancora in testa nei sondaggi ma Trump appare in recupero sia a livello nazionale che di singoli Stati. Negli Stati Uniti manca ormai un giorno alle elezioni del 3 novembre.

La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da un elevato clima di incertezza per via degli sviluppi sul fronte politico e della pandemia: nonostante alcune dichiarazioni costruttive da parte della speaker della camera Pelosi, è proseguito lo stallo nelle negoziazioni su un nuovo piano di stimoli fiscali negli USA.

In Europa continua ad imperversare l’epidemia di Covid-19, con la crescita esponenziale dei contagi che ha determinato il rafforzamento delle misure restrittive e alimentato i timori per l’andamento della crescita: basti pensare al lockdown in vigore da ieri sera in Francia, e ai semi-lockdown in vigore in Italia, Germania e Spagna. A conferma del clima di incertezza, la fiducia delle imprese nel settore dei servizi in Area Euro è scesa per il terzo mese consecutivo. Da non trascurare quanto affermato ieri da Christine Lagarde, che ha affermato che il Consiglio direttivo della Bce è stato unanime nel valutare l’impatto dei contagi e delle misure di contenimento sulla crescita e sull’inflazione, che resterà negativa fino a inizio 2021, e nel ritenere “che è necessario agire e dunque ricalibrare i nostri strumenti nella prossima riunione di dicembre”.

Più positivo (anche se poco incisivo sul sentiment degli investitori) il flusso di notizie relativo alla crescita cinese (con i dati di produzione industriale e consumi che dipingono uno scenario positivo), alla Brexit (con un accordo che sembrerebbe possibile entro la metà di novembre) ed all’ultimo dibattito televisivo per le presidenziali (che sarebbe stato vinto da Biden).

Più in dettaglio, le dinamiche osservate sui mercati:

  • performance negative per le obbligazioni governative a livello globale, specialmente sulle scadenze medio-lunghe; i tassi sul Treasury decennale sono saliti fino a 0.86% in scia alle speranze di un nuovo pacchetto fiscale; anche il Bund ha registrato un movimento analogo, pur di minore entità; anche il BTP decennale ha sofferto, appesantito da prese di profitto, dalle attese per il giudizio di S&P (che si è pronunciata venerdì, lasciando invariato il rating e alzando l’outlook da negativo a stabile) e dall’emissione del nuovo trentennale;
  • obbligazioni societarie in grado di riassorbire la risalita dei tassi grazie alla discesa dello spread, con performance positive per il comparto HY; performance negativa per le obbligazioni emergenti in valuta forte (che confermano la scarsa direzionalità degli ultimi mesi), appesantite oltre che dal rialzo dei tassi americani anche da un modesto allargamento dello spread;
  • mercati azionari caratterizzati da un andamento divergente tra paesi sviluppati ed emergenti, con performance negative per i primi (specialmente in Europa) e positive per i secondi; A livello settoriale, gli investitori hanno privilegiato i finanziari, supportati dall’aumento dei rendimenti obbligazionari; penalizzata invece la tecnologia;
  • Torniamo agli scenari attuali.A novembre, sui mercati, le notizie sulle presidenziali USA faranno la parte del leone, ma saranno probabilmente le notizie sul vaccino a spostare l’ago della bilancia.Quasi sicuramente nel mese di novembre le elezioni presidenziali negli Stati Uniti incideranno sull’andamento dei mercati.

    Non scordiamo, però, che quest’anno il principale driver dei mercati non sono state le vicende politiche, le questioni commerciali o fiscali, ma il coronavirus e i nostri tentativi di contrastarlo o sconfiggerlo. E nelle prossime 10 settimane potrebbero attenderci sviluppi determinanti per questa vicenda.

    Come a tutti noto, ora come ora, le notizie sul fronte del coronavirus non sono molto positive. In Asia e in altre aree geografiche la situazione è migliorata, con tassi di ricovero e di decesso perlopiù in calo rispetto a marzo e aprile. Viceversa, in Europa e in Nord America proseguono le ondate di contagi.

    La persistenza del virus focalizza l’attenzione su tre approcci fondamentali: i trattamenti a base di anticorpi, i trattamenti antivirali e i vaccini.

    Le notizie sui trattamenti sono state piuttosto contrastanti.

    Alcuni risultati incoraggianti ed estremamente positivi sono quelli resi noti sull’uso dei trattamenti ad anticorpi monoclonali, come quello offerto dal Regeneron di Eli Lilly, nelle fasi iniziali del COVID-19. Si tratterebbe di una svolta che consentirebbe di alleggerire lo stress sui sistemi ospedalieri e quasi sicuramente potrebbe costituire una terapia significativa contro la malattia.

    Allo stesso tempo, l’attribuzione di un ruolo più ampio a questi trattamenti sia una questione ancora aperta poiché siamo ancora in attesa degli studi sulle misure di prevenzione (ad esempio all’interno dello stesso nucleo familiare o nel quadro delle residenze assistenziali) e sul trattamento dei pazienti ricoverati in ospedale per sintomi gravi. La recente sospensione di uno studio congiunto sull’anticorpo di Eli Lilly e sull’antivirale di Gilead (Remdesivir), dovuta apparentemente a motivi di sicurezza, confermerebbe i nostri timori sull’utilizzo della terapia ad anticorpi monoclonali in pazienti in cui la malattia è in stadio avanzato.

    Tutto questo non fa che puntare i riflettori sui vaccini, le cui notizie sembrano essere più confortanti.

    Le prime notizie saranno probabilmente quelle sul vaccino mRNA di Pfizer e BioNTech, sulla cui sicurezza ed efficacia potrebbero essere diffuse importanti informazioni già questa settimana. La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha disposto che, per ottenere l’autorizzazione all’uso, il vaccino debba dimostrarsi efficace in almeno il 50% dei casi. Tutto ciò potrebbe posticipare la diffusione degli esiti fino a metà novembre, ma se il vaccino dovesse funzionare la casa farmaceutica ritiene di poter fare richiesta per un utilizzo di emergenza ad inizio dicembre, se non addirittura a fine novembre.

    Le tempistiche previste da Moderna per il proprio vaccino mRNA sono analoghe. I dati inerenti alla sperimentazione clinica sono attesi per i primi del mese prossimo e la casa farmaceutica prevede di produrre 200 milioni di dosi quest’anno e un miliardo nel 2021, ottenendo l’autorizzazione a un utilizzo di emergenza ai primi di dicembre.

    Molti analisti ritengono che entrambi i vaccini registreranno una percentuale di efficacia minima del 60% e nonostante il fatto che la durata dell’efficacia e la sicurezza nel lungo termine rimangono al momento ignote, questi due vaccini mRNA hanno superato la maggior parte degli ostacoli sul fronte della sicurezza. Ciò sembra metterli in posizione migliore rispetto ai vaccini a vettore virale non replicante di Johnson & Johnson e AstraZeneca. Lo sviluppo del vaccino di AstraZeneca, tra l’altro, è stato sospeso per potenziali problemi di sicurezza, sebbene anche in questo caso si preveda una ripartenza delle sperimentazioni a breve, il che è una buona notizia.

    In breve, molti analisti specializzati nel settore farmaceutico e biotecnologico ritengono altamente probabile che notizie definitive su un efficace vaccino contro il coronavirus verranno diffuse nel mese di novembre e nei primi giorni di dicembre.

    Chiaramente, la produzione e la somministrazione su larga scala di un vaccino è tutto un altro paio di maniche. Tuttavia, si stima che negli Stati Uniti entro il primo trimestre dell’anno prossimo i soggetti più a rischio verranno vaccinati e che la vaccinazione di massa sarà possibile entro il secondo trimestre. A livello di distribuzione mondiale, il CEO di BioNTech ha illustrato le problematiche legate al potenziamento delle strutture produttive dei vaccini e alla creazione di una rete logistica globale per portare questi farmaci là dove sono necessari.

    La battaglia contro il coronavirus non sarà vinta in un giorno ma, come sappiamo, i mercati finanziari sono lungimiranti. Un vaccino efficace costituirebbe un decisivo segnale di sconfitta di questo virus e potrebbe iniziare a prospettare il ritorno a una vita economica un po’ più normale.

    Mettendo per un secondo da parte il clamore delle elezioni, probabilmente, nelle settimane che ci attendono, il coronavirus e le notizie sui vaccini costituiranno i fattori più importanti per gli investitori. E se qualcosa riuscirà a spostare l’ago della bilancia del mercato, sarà probabilmente un ago… non politico.

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